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Il diritto di essere scuola

Gli insegnanti della Formazione professionale provinciale

Si consumerà nel silenzio generale lo smantellamento della Formazione Professionale, un sistema che accoglie uno studente su 4 delle scuole superiori.

Sotto il diktat del risparmio di risorse, alcuni Enti paritari, erogatori dell’offerta formativa per conto della Provincia, potrebbero decidere di rivedere il contratto di lavoro dei propri insegnanti. Ad essi, infatti, potrebbero applicarsi nuove formule di inquadramento ispirate al contratto nazionale dei “formatori”, figure professionali diverse dall’insegnante. Il contratto nazionale di lavoro dei formatori prevede come requisito minimo il solo possesso del diploma di scuola secondaria superiore. I docenti della Formazione professionale trentina, invece, devono possedere gli stessi titoli previsti per la scuola statale. La legge trentina della scuola (n.5/2006) lo prevede per garantire la qualità dell’insegnamento e quindi il diritto alla pari dignità degli studenti che si iscrivono ai percorsi della formazione professionale.

Dopo aver giustamente preteso il possesso dei titoli per l’insegnamento, ora ai docenti della formazione professionale si vuole applicare un contratto ispirato ad altre figure professionali. Un’operazione giustificata con la necessità di una maggiore flessibilità dei docenti per poter garantire un’offerta formativa più completa. Si tratta di un pretesto, perché la gestione di nuove tipologie di offerta formativa non può limitarsi alla sola formazione professionale. L’intero mondo della scuola, infatti, inizia a ragionare sulla gestione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e di riqualificazione professionale.

La volontà di rivedere al ribasso il ruolo e il contratto degli insegnanti della formazione professionale non dipende da reali esigenze, ma dal desiderio di risparmiare risorse. Un risparmio che verrà fatto nelle tasche dei docenti, cavie su cui sperimentare contratti pasticciati e dequalificanti, con più ore e meno retribuzione.

Per arginare il rischio di una balcanizzazione contrattuale, potendo in teoria ogni Ente decidere quale contratto applicare ai propri insegnanti, alcuni sindacati propongono di rivedere il contratto della Formazione professionale provinciale, accettando l’ipotesi di una formula al ribasso purché uguale per tutti. Questa strategia, giustificata con l’esigenza di mantenere unito il sistema della FP, è corretta nell’obiettivo, ma sbagliata nei modi, oltre che inefficace nei risultati. Si dovrebbe coltivare l’unitarietà del sistema anzitutto favorendo momenti di confronto tra gli insegnanti della FP e creando rete per organizzare le strategie di protesta.

A tutela della qualità dell’offerta formativa e, soprattutto, della pari dignità degli alunni, chiediamo di difendere il diritto, per la formazione professionale, di essere considerata scuola, e il diritto degli insegnanti che vi lavorano di essere considerati docenti.

Inoltre, una reale volontà di preservare l’unitarietà del sistema passa attraverso la richiesta dell’unico contratto possibile per i docenti: quello della scuola statale.

Siamo anche convinti che si dovrebbe essere cauti nell’accettare sperimentazioni contrattuali che, nella Provincia di Trento, potrebbero configurarsi come pericolosi precedenti per l’intero mondo della scuola.

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