L’intellettuale “poco pragmatico”
Il Mart ha ora il nuovo direttore, Giancarlo Maraniello, 44 anni, già direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Bene, vedremo. Quello che non va bene è la contemporanea trombatura di Franco Rella, proposto nel cda del Mart dal sindaco di Rovereto Miorandi, e stroncato dall’assessore provinciale alla Cultura Tiziano Mellarini. Ricordiamo che Rella, filosofo, probabilmente è oggi il più autorevole intellettuale della nostra provincia, di sicuro quello con i più ampi riconoscimenti internazionali, docente di estetica a Venezia, autore di molteplici libri, dai saggi ai romanzi, di ampio respiro, tra i padri nobili del Mart, di cui ha presieduto il Comitato scientifico, e di cui ha curato alcune delle mostre più significative. Insomma, un curriculum internazionale, accademico, scientifico di assoluto livello, per di più in un roveretano, che abita a due passi dal Museo e cui quindi è consustanziale il rapporto con la città.
Ma Mellarini dice di no. Motivo? “Rella non è abbastanza pragmatico”. Afferma invece di avergli proposto una sedia nel comitato scientifico, cosa che Rella nega, e d’altronde tale comitato è da un anno inesistente.
La cosa ci sembra molto grave. Non tanto perché - come subito bisticcia la politica - la Provincia ha cassato un nome proposto dal Comune, e quindi dovrebbe essere modificata la normativa, come sostiene il sindaco Miorandi, per permettere al sindaco di Rovereto per il Mart, ma anche al sindaco di Trento per il Muse, di effettuare proprie nomine senza interferenze provinciali, ma no, ribatte il sindaco Andreatta, a Trento va bene così, a me le mie nomine al Muse me le hanno accettate senza fiatare, e poi interviene la consigliera provinciale Maestri ecc ecc.
No, non è questione di chi assegna le poltrone, ma di quale linea culturale segue la Provincia, ossia la Giunta Rossi. La quale, già assegnando la Cultura a Tiziano Mellarini, dal titolo di studio sconosciuto (media inferiore?) ha mostrato quale importanza assegni alla materia. E poi, con i successivi passaggi - nomina a presidente del Consiglio d’amministrazione di Ilaria Vescovi, imprenditrice già energica presidente di Confindustria ma, per sua ammissione, del tutto digiuna di arte contemporanea; freddezza verso la precedente direttrice Collu che se ne è andata sbattendo la porta; verso il componente del cda Carlo Feltrinelli, editore nazionale, dimessosi per protesta - e soprattutto con una serie di dichiarazioni, ha esplicitato i propri intendimenti: il Mart non deve tanto fare cultura, ma trainare il turismo e il commercio della città. Quindi via gli intellettuali, e largo ai bottegai. Come se, oltre tutto, un Museo gestito da un commerciante fosse in grado di attrarre turisti.
Contro questa deriva si era espresso proprio Rella. Che aveva accusato la Giunta Rossi di “deriva paesana”.
Ed ecco che Mellarini lo boccia, perché “poco pragmatico”. Escludiamo che il pragmatismo, anche per il nostro assessore dall’incerto percorso di studi, sia dote riservata a chi ha poco frequentato le aule scolastiche; più probabile invece che per Mellarini il pragmatismo coincida con l’accettazione supina dei voleri politici.
Ci permettiamo di ricordare all’assessore, che l’imperatore Augusto (il paragone è fuori scala, ma proprio per questo serve per capirci) accettava che il massimo storico suo contemporaneo, Tito Livio, pur sostenuto con soldi pubblici fosse di sentimenti contrari al principato imperiale (“il nostro repubblicano” lo chiamava scherzosamente) perché, oltre duemila anni fa, pur incarnando il massimo del potere assoluto, attribuiva valore alla libertà di pensiero. Che oggi un piccolo assessore, detentore di un piccolo potere, possa permettersi di tacitare un intellettuale di caratura internazionale perché non allineato con la sua gretta visione della cultura, e che questo in fin dei conti sia da tanti accettato, ci fa capire da chi oggi siamo governati e perchè.