Da neoliberisti a neocomunisti
Il bello è che neppure i sessantottini del tempo che fu prendevano troppo sul serio la Corea: un po’ di culto della personalità per Mao ci poteva anche stare, con tutto quello che aveva fatto (solo di buono, si pensava), ma l’adorazione nei confronti dell’algido, pomposo Kim Il Sung, duce di una Corea che nei suoi stand alla Festa dell’Unità vendeva la grappa alla vipera e regalava ai visitatori la ponderosa opera omnia rilegata del suo duce era quantomeno imbarazzante.
Da allora cos’è cambiato? Poco e in peggio: il potere è passato agli eredi come in una monarchia e in più siamo stati edotti delle orribili violazioni dei diritti umani e della miseria estrema che affliggono il Paese. Che nonostante questo (speriamo non a causa di questo) ha fatto improvvisamente innamorare i nostri neoliberisti.
Apripista, si ricorderà, fu l’ineffabile Antonio Razzi, che paragonò la Corea alla Svizzera per la pulizia delle strade, un argomento forte anche dei nostri recenti visitatori, i più entusiasti dei quali sembrano essere il leghista Salvini e il berlusconiano Giacomo Bezzi, mentre Razzi aveva già detto tutto il possibile dopo la sua precedente missione, e il neo presidente della Camera di Commercio Gianni Bort si è limitato (si fa per dire) a commentare, prima della partenza: “Non so se la Corea del Nord sia come la Svizzera come ha sostenuto Razzi, ma mi premurerò di appurarlo”.
Principale scopo del viaggio, dicono più o meno tutti (attendiamo notizie dai deputati di Sel e M5S, partecipi dell’impresa), era quello di avviare degli scambi economici; con un Paese, peraltro, sotto embargo. E fin qui potrebbe anche andare. Ma i nostri, per non essere tacciati di cinismo, ignorano tranquillamente tutto quanto si sa delle condizioni della Corea e concordemente spiegano che volevano vedere coi loro occhi, senza pregiudizi. E cos’hanno visto? Le mille meraviglie.
Salvini: “Un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano in strada e non con la playstation, un grande rispetto per gli anziani, cose che ormai in Italia non ci sono più”. Sì, non hanno l’automobile, “ma nemmeno criminalità e prostituzione, se è per questo”. Culto del Capo? “Sì, lì non fanno altro che parlare del “Grande Maresciallo, il leader Kim Jong-un, ma da noi non si cantano le lodi a Renzi tutti i santi giorni?”.
Bezzi: “Ci sono limitazioni, ma c’è quello che da noi manca, cioè la sicurezza, l’ordine, la pulizia. Anche da noi ci sono limitazioni, basti pensare alla piaga della droga, alla delinquenza diffusa...Negli Stati Uniti sparano nelle scuole, in Corea del Nord i bambini giocano nelle strade”.
Miseria e fame come denuncia l’Onu? “Ci andrei cauto col parlare di denutrizione. Negli Usa buona parte della popolazione è obesa, con tutte le patologie correlate, problema che non c’è in Corea del Nord... I bambini crescono nella pulizia e nella sicurezza”. Insomma, “la Corea del Nord è uno Stato che funziona, che ha fatto dell’efficienza dei servizi, dell’ordine e della sicurezza i primi obiettivi. Questo non vuol dire che io sia comunista”.
Risultati del viaggio? A quanto dice Salvini, i coreani avrebbero comprato due milioni di piante di mele, mentre l’Italia “importerà” una decina di promettenti mini calciatori.
Quanto alle prospettive turistiche, si vedrà. Lara Viola, tour operator trentina, dopo aver premesso “Io facevo parte del segmento economico del viaggio, non mi occupo di politica”, sfoga il suo entusiasmo: “È un paese bellissimo, dove regnano l’ordine e la pulizia. La capitale, Pyongyang, è da vedere, con il suo museo di Storia della liberazione della patria e il Palazzo del Sole, dove ci sono i mausolei del Presidente Eterno e del Presidente Caro... Sono stati cinque giorni che non dimenticherò mai, è un mondo fuori dal mondo, con i bambini che vanno a scuola da soli, che camminano e camminano, vestiti benissimo con la loro cartellina, giocano per strada con assoluta sicurezza”.
“Certo che andare in Corea del Nord significa andare in un paese con un regime totalitario” rileva il cronista. Risposta:”È un paese dove l’industria del turismo ha interessanti potenzialità, io mi interesso di questo”.
Poco convinto da queste concordi testimonianze, il direttore dell’Adige Pierangelo Giovanetti, chiedendo le dimissioni di Bort, obietta: “Chiedersi cosa ci facesse Gianni Bort con quella combriccola, a fianco dei massimi rappresentanti di una dittatura spietata, è dovuto: Bort deve dare una spiegazione. Il primo atto del neoeletto presidente della Camera di Commercio è una visita a una dittatura, omaggiando i suoi vertici spietati: a qual fine? Con quali obiettivi? Con quali strascichi per il commercio e l’export trentino, visto che la Corea del Nord è sulla lista nera internazionale? E poi, un Paese che non ha import-export, ha senso essere la prima meta di viaggio di un presidente della Camera di Commercio?”.