Viaggi papali
Papa Wojtyla ha tanto viaggiato, da vivo; ma anche da morto non scherza. Solo da un anno a questa parte ha visitato Nuoro, Borgo S. Pietro, Messina, Dalmine, Taurianova, Andria, Reggio Calabria, Salemi, Frosinone, Montefalcione, Formia, il Cadore, Siracusa, Rio de Janeiro, ecc. Non proprio di persona, naturalmente, ma rappresentato da alcune sue reliquie. Una interminabile tournée che ci riporta al Medioevo (quando i monaci portavano in giro su un carro le reliquie del proprio monastero per raccogliere offerte), e che nella scorsa estate ha toccato anche Trento. “È stato un momento di forte impatto emotivo - ha detto l’assessore provinciale al turismo Tiziano Mellarini, artefice dell’iniziativa - Questa cerimonia consolida i legami tra Trentino e Polonia, sottolineandone gli aspetti di vicinanza emotiva”. E il Trentino del 22 luglio ribadisce: “Trentino e Polonia rafforzano il proprio legame con un’importante iniziativa che anticipa di qualche giorno le due tappe nostrane del Tour de Pologne, al via il 27 da Rovereto”.
Il legame fra la reliquia e i ciclisti ci sfugge (come non capiamo perché il giro di Polonia - in originale Wy?cig Dooko?a Polski - sia stato tradotto in francese); ci viene in aiuto l’Ufficio Stampa della Provincia, che riporta le parole del vescovo Bressan: “L’Arcivescovo ha ricordato come anche il Tour de Pologne sia espressione di unità e fratellanza fra due terre d’Europa e come lo sport racchiuda valori importanti come impegno e sacrificio, che furono quelli di San Paolo, necessari per conseguire la gioia personale”.
La reliquia in questione è una piccola garza imbevuta di sangue, una delle due che vanno in giro per il mondo: il primo sangue è infatti del 13 maggio 1981 (l’attentato di Alì Ag?a), mentre l’altro fu prelevato il giorno della morte, 8 anni or sono. Poi c’è una ciocca di capelli e un lembo dell’abito, ma queste due reliquie pare siano meno apprezzate e si spostano più raramente.
Trento non è nuova a simili macabre esibizioni, regolarmente raccontate con compunta attenzione dalla stampa locale: senza tornare troppo indietro nel tempo, ricordiamo nel 1995 il dono, fatto proprio a papa Wojtyla in visita a Trento, di alcune vertebre lombari, espiantate per l’occasione al vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, di cui si celebrava la beatificazione. Nel 2003 il Duomo arricchì la propria collezione di reliquie con un osso della beata Paolina del Cuore di Gesù Agonizzante (al secolo Amabile Visintainer) e cinque anni fa vennero in visita in Trentino alcuni imprecisati ossicini della prestigiosa santa Elisabetta d’Ungheria.
Se a Trento aggiungiamo il resto d’Italia (e del mondo cattolico), siamo davanti ad un frenetico, funebre viavai di reperti autoptici che rimandano a tempi remoti, dove tutto ciò era più comprensibile, ma che la Chiesa - alla quale non si chiede di rinnegare il passato più lontano - dovrebbe però avere posto termine già da un pezzo, anche perché il sempre più ravvicinato confronto con altre fedi religiose rischia di avallare accuse di idolatria.
Papa Francesco, al momento, ha ben altre questioni da affrontare; ma confidiamo che presto o tardi metta almeno un freno a queste vergognose tournées.
P. S. Il devoto Ufficio Stampa della Provincia così descrive il reliquiario, creato per l’occasione onde incorniciare degnamente la minuscola ampolla contenente il sangue papale: “L’ampolla di vetro contenente alcune testimonianze del sangue del beato, è stata incastonata in un’opera in legno di cirmolo realizzata da due artigiani di Fierozzo in Val dei Mocheni, raffigurante una stella alpina, fiore simbolo delle Alpi, il cui basamento contiene simbolicamente il granito dell’Adamello, il porfido di Stava e la pietra marmorea del Duomo”.
Sul risultato artistico dell’opera giudichino i lettori dalla foto del manufatto che riportiamo in questa pagina.