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Milòs Karadaglic

Una chitarra fashion

Milòs Karadaglic

Milòs Karadaglic è considerato la nuova stella della chitarra classica: il suo primo cd è uscito nel 2010 con la Deutsche Grammophon ed ha conquistato immediatamente il mercato mondiale. Di origine montenegrine e poi londinese d’adozione, ha studiato con una borsa di studio presso la Royal Accademy of Music ed è vincitore del Julian Bream Prize, organizzato dalla stessa Royal Accademy, e dell’Ivor Mariants Guitar Award. Il successo del giovane musicista sembrava la premessa ad un grande concerto anche se, lo sappiamo bene, non sempre un’efficace e corposa organizzazione pubblicitaria e comunicativa corrisponde ad una reale qualità dell’artista (e ognuno pensi qui a chi crede).

Il programma, seppur scombinato e in parte modificato rispetto alle note di sala, ammicca senza dubbio al gusto del pubblico medio: la chitarra latina e mediterranea è sempre così accattivante, dall’arcinoto e plurisuonato “Asturias” di Albèniz a Villa-Lobos fino ad arrivare alla “Koyunbaba Suite” di Domeniconi, dal sapore mediorientale. È un repertorio tutto di suggestioni sonore descrittive dalla immediata presa emotiva, che si identificano con il topos più diffuso della chitarra classica, ad incantare ed affascinare l’ascoltatore; certo, nulla di particolarmente impegnativo per l’esecutore, davvero, sia in termini di complessità tecnica ed espressiva che di durata (un’ora effettiva di musica e due bis).

Ci stupisce allora un po’ l’inizio distratto del concerto, con delle sbavature tecniche davvero evidenti in “Asturias”. Karadaglic è un riuscito mix di immagine pop e compassato stile british; e poi un suono incantevole (anche se sicuramente il repertorio aiuta in quanto a fascinazione), un fraseggiare cristallino e controllato, ma... sarà stata la forte componente retorica del programma o la sua scarsa complessità non controbilanciata da un’esecuzione davvero interessante e pregnante, sta di fatto che il concerto è rimasto un po’ sotto le nostre aspettative, rispetto al can can mediatico che ultimamente ha suscitato questo musicista.

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Commenti (1)

Brutta bestia l'invidia... nonograd

Grande Milos! l'ho appena sentito e... insospettito verso il "fenomeno mediatico" invocato a gran voce dai quattro punti cardinali, sono rimasto poi piacevolmente sorpreso nello scoprire che... uno che è disposto a dare una spallata queste barriere prefabbricate (enormi quanto fragili) messe in piedi puntualmente dai soliti "interessati contro" o - più semplicemente - invidiosi che storicamente vivacchiano numerosi negli ambienti musicali (ma in quello chitarristico sono davvero fitti...).... dicevo: se insomma uno non si fa incantare dal ciarpame di chiacchiere vaneggianti (queste davvero puntualmente mediatiche), c'è il caso che riesca a farsi incantare dalla personalità artistica di questo chitarrista ancor giovane e davvero promettente (beata la DG che se l'è accaparrato!), il quale, oltre a dimostrare un grande talento musicale (qualche "sbavatura" tecnica non ci scandalizza certo: ne abbiamo sentite anche dai grandi, da Alirio Diaz a Elliot Fisk, ecc. Spesso sono invece assenti in qualche "perfezionista" dell'esecuzione, che però non ha da offrire altro che il suo compitino piatto ed esangue!!! La musica dovrebbe essere qualcosa di più e diverso dal pedissequo inseguimento di note "perfettine"...) ... oltre a ciò, dicevamo - udite udite! - è in grado persino di parlare e interloquire col pubblico con una comunicativa di una semplicità ed immediatezza che da sole danno la misura di questa personalità ricca e al tempo stesso semplice, come ricca è la qualità del suono che esce dalle sue mani e semplici (ma per nulla banali e tantomeno "ammiccanti", come vorrebbe l' autrice del pezzo Cescatti) le sue scelte di repertorio. Se semplice può dirsi la Suite di Bach BWV 997 (trascrizione- guarda caso - mai sentita proporre da nessuno prima!), l' Invocacion y Danza di Rodrigo, e vari pezzi di de Falla. Magari classici, certo, e allora?... E infine!... anche le cose "plurisuonate", se ben eseguite ed interpretate "con personalità", è sempre un piacere sentirle!
A patto però che nel subconscio non ci troviamo a confrontarle ... con i nostri compitini!
Nando da Terlano
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