Racconto d’inverno
Shakespeare scaccia Shakespeare
Ci voleva Shakespeare per dimenticare Shakespeare. Due settimane dopo il “Sogno” di Gioele Dix/Zelig (co-autore William S.), ci riconciliamo col teatro e con l’autore inglese. Merito di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, co-registi (traduttori, scenografi e costumisti) del “Racconto d’inverno”, andato in scena all’Auditorium Santa Chiara dal 16 al 19 febbraio. A loro dobbiamo il piacere di assistere a una rappresentazione eccellente sotto ogni punto di vista, grazie all’efficacia di un cast perfetto, con attrici e attori eclettici, in grado di interpretare ruoli diversi, passando dal drammatico al comico con impressionante naturalezza.
Oltre a Bruni, in scena come protagonista (Leonte) e caratterista (il Tempo), colpiscono e lasciano piacevole segno nella memoria la potenza tragica di Elena Russo Arman (Ermione/Dorca) ed Elena Borsarelli (Paulina/Mopsa); la versatilità di Cristian Giammarini (Polissene), Nicola Stravalaci (Camillo/maggiordomo) ed Enzo Curcurù (Antigono/il cuoco); l’esilarante quanto elegante buffoneria di Vincenzo Giordano (Autolico/carceriere/il Tempo), la giuliva “imbecillità” di Umberto Petranca (Zotico/Archidamo/medico), la capacità mimetica bisex di Camilla Semino Favro (Mamillio/Perdita), la vivacità giovanile di Alejandro Bruni Ocaña (Florizel/cortigiano/medico), l’accuratezza di Corinna Agustoni (Emilia/la trattora), la ieratica ironia di Luca Toracca (Cleomene sguattero).
Un testo splendido, modernizzato con gusto e con apprezzabile rispetto dei diversi registri (tragico, lirico, comico). Teatro vero e puro, nessuna concessione al gusto televisivo, evidente - oltre che nel pieno e totale rispetto dei momenti lirici, senza commenti ironici paralleli - nel richiamo alla tradizione comica teatrale (magnificamente illustrata da Vincenzo Giordano), di cui il cabaret di Zelig si è mostrato incapace (vedi il “Sogno” di cui sopra).