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Intervistato da una tv locale, appena terminata l’audizione della Commissione Statuto, il rettore Bassi ha voluto commentare la giornata di incontri con gli organi d’Ateneo dicendo, con la sua solita leggerezza, che erano finalmente finite le discussioni metodologiche e si sarebbe iniziato a scrivere concretamente lo stauto.
Peccato però che questo suo sollievo non sia affatto voce della comunità accademica trentina, la quale è ancora molto distante dal considerare la discussione sul come scrivere lo statuto archiviata con successo.
Già nel CdA immediatamente successivo è emerso con chiarezza che non si è passati serenamente alla fase successiva di elaborazione dello statuto, e la tensione all’interno del consiglio è sfociata anche in dissenso tra il Presidente Cipolletta e lo stesso Bassi, cosa piuttosto inaudita fino ad ora. Il merito della questione era la richiesta, fatta da alcuni consiglieri e poi votata all’unanimità, di costituire una commissione interna al CdA incaricata di dialogare costantemente con la Commissione Statuto. Cipolletta, che presumibilmente è sottoposto alle pressioni provinciali per chiudere in fretta la questione dello statuto, non ne voleva sentir parlare. Bassi, al contrario, ha sostenuto la proposta. È interessante notare come il rettore si sia fatto improvvisamente più accomodante con il CdA, forse perché teme di aver ormai poco sostegno all’interno dell’Ateneo. Va ricordato che qualche settimana fa proprio lui ha ostinatamente evitato il dialogo con i 450 firmatari del documento che chiedeva la costituzione di una commissione informale di interni parallela a quella statutaria: “È chiaro che è un atto di sfiducia nei miei confronti; - ha detto - e di organi eletti che possono esprimere il parere ce ne sono già a sufficienza”.
La mobilitazione all’interno dell’università non si è conclusa, e chi firmò la petizione sopra citata si è incontrato solo pochi giorni fa ad Economia per approfondire i punti critici del processo in corso. Anche gli studenti si stanno timidamente organizzando, e il 17, giornata nazionale della mobilitazione studentesca, hanno condotto fin sotto al rettorato un corteo per chiedere di parlare con chi secondo loro sta imponendo una provincializzazione e uno statuto dall’alto.