Pigri e banali
“Giornata estiva da bollino rosso: tutto esaurito nelle località più gettonate, dove le spiagge sono state prese d’assalto da ragazze dalle curve mozzafiato che sfoderano bikini da filo interdentale”. Passiamo alla cronaca nera: cosa fanno i particolari agghiaccianti? Emergono, mentre la vittima, un tempo moribonda o in fin di vita, inevitabilmente lotta fra la vita e la morte. In politica, scomparsi i disaccordi, le discussioni, le divergenze, le contese, le controversie, i dissensi, qualunque contrasto di opinioni è una polemica, mentre la dichiarazione inattesa di un qualche uomo politico subito mette qualcun altro sotto shock. E vorrei avere in banca un euro per ogni volta che negli ultimi tre mesi è stato chiesto a qualcuno (da Berlusconi a Bini Smaghi) di fare un passo indietro. Un vocabolario ripetitivo, stereotipato, volgarmente immaginifico, che punta all’enfasi, frutto di un misto (mix, se preferite) di pigrizia e incultura, di cui è specialista il telegiornale di Italia 1, ma con molti imitatori. Una drammatizzazione che del resto si nota, oltre che nel linguaggio usato, nella scelta degli argomenti trattati, in quello stupore beota, che si rinnova ad ogni stagione, per l’afa estiva o le influenze invernali. Per non parlare della musiche ruffiane e melense che accompagnano certi servizi.
Meno grave ma comunque fastidioso il massacro dell’italiano operato nella titolazione degli articoli dei quotidiani, compresa la colta “Repubblica”. Quella dei titoli è una lingua sincopata che esclude verbi, preposizioni e altri ammennicoli. Qui salta ogni regola: “Ira Napolitano...”, “Furia Calderoli...”, “Bufera Di Pietro:...”, eccetera. Fino al recente “Panico satellite”, che - a parte la forma - è il caso classico di falsa notizia resa vera dalla sua pubblicazione; perché leggendo che la gente era terrorizzata dalla possibile pioggia di rottami celesti, tanti, che pure già sapevano, a quel punto si sono spaventati per davvero.