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Lago della Serraia / 2 Omicidio o suicidio?

Luisa Saporito

Dall'inizio della scorsa estate sto seguendo sui giornali trentini la triste vicenda del lago di Serrala. E' stato scritto di tutto e il contrario di tutto, attribuendo la maggior parte di responsabilità del suo degrado ora ai fertilizzanti dei piccoli frutti, ora al fosforo delle ex fognature depositato sul fondo e smosso dalla Edison per prelevare acqua, ora all'immissione di acqua più calda scaricata dal palaghiaccio.

Secondo gli esperti più qualificati, comunque, la maggior parte di responsabilità è da attribuirsi alle coltivazioni dei piccoli frutti fuori terra. Anche su questo punto però non mancano le voci contrarie:

Sul quotidiano L'Adige del 26 settembre scorso il signor Stefano Gasperi (Confagricoltori) si lamenta perché gli pare venga "demonizzata" l'agricoltura.

Credo che nessuno voglia denigrare tale attività, fonte primaria di sussistenza per il genere umano, caso mai "mostruose" sono certo tecniche colturali, fortemente inquinanti e incontrollate proprio attorno al lago di Serrala che dice il signor Gasperi "era di natura sua già abbastanza stagnante ". Egli afferma inoltre che "tutti i laghi vanno incontro naturalmente all'eutrofizzazione... non è eliminando le serre che si risolve il problema, tanto meno intervenendo con attività umane: lasciando il paesaggio selvaggio si ottiene l'effetto contrario".

Allora io chiedo: se fosse stato rispettato nella sua selvaggia naturalità, senza fertilizzanti, pesticidi, scarichi fognari, immissioni di acqua più calda e prelievi vari, il povero lago si sarebbe comunque, fatalmente trasformato in palude?

Quindi certi laghi hanno la vocazione al suicidio?

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