Inceneritore Sandoz: quanti dubbi!
Com’è noto, la Sandoz – impresa chimica con stabilimento a Rovereto – è in attesa di ricevere dalle istituzioni l’autorizzazione per poter bruciare i reflui derivanti dalla sua produzione all’interno di un impianto ad hoc che verrebbe costruito dentro l’azienda. Ma i dubbi sono numerosi, come si evince dalle parole di Mario Caldiroli di Medicina Democratica, intervenuto ad una serata informativa sul tema organizzata da PartecipAzione Cittadini Rovereto il 20 marzo scorso.
“La Sandoz – ha detto Caldiroli – fa notare che i suoi reflui oggi vengono bruciati in altri impianti fuori provincia, e chiede di poter farlo essa stessa per poterci ricavare del combustibile da usare nel processo produttivo. Tuttavia, essendo sottoposta ad Autorizzazione Integrata Ambientale, l’azienda è tenuta ad utilizzare al suo interno le migliori tecnologie possibili dal punto di vista ambientale. E l’incenerimento dei reflui non lo è, perché ne esiste un’altra, l’ossidazione a umido, che non emette sostanze tossiche e che per questo un decreto ministeriale del 2007 considera la miglior tecnologia possibile per il trattamento dei reflui in questione”.
La questione tuttavia è più complessa. Il problema è che l’impianto della Sandoz non può essere valutato nella singolarità del suo impatto, poiché andrebbe ad inserirsi all’interno di una zona, quella di Rovereto, già fortemente “stressata” dalle emissioni di numerose produzioni impattanti (Marangoni, Manica). Servirebbe, come sottolineato dalla prof.ssa Maria Rosa Vittadini nello stesso incontro, la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di un eventuale programma delle attività industriali di Rovereto, in modo da orientare il territorio e la sua produzione industriale verso la strada della sostenibilità (che probabilmente escluderebbe la possibilità di costruire l’inceneritore Sandoz). Un programma di cui si sente fortemente la mancanza e che le autorità provinciali e roveretane dovrebbero pensare di approvare quanto prima.