Il parere dell’esperto
Una breve chiacchierata telefonica con Sergio Merz, operatore faunistico del Centro di Ecologia Alpina delle Viote per un riscontro più generale delle considerazioni fatte da Pietro.
Rispetto alla fauna delle nostre zone, c’è stato un impoverimento costante in questi ultimi anni?
"Sì, ma è un riscontro a livello internazionale e riguarda in particolare determinate specie. La nostra provincia ed il Bondone non sfuggono a questo andamento anche se, per quanto riguarda alcune specie come ad esempio il forcello, la montagna di Trento sta quasi bene... i censimenti fatti in questi ultimi due tre anni lo danno in aumento anche se lieve.
Tutta la popolazione degli animali di alta quota è crollata. è un fatto generale, comune a tutte le Alpi. Ad esempio, il francolino è calato molto e la coturnice è quasi scomparsa. Sono aumentate a dismisura le cornacchie alle Viotte, ma solo grazie ai bidoni dell’immondizia riempiti dai turisti. Questo non è un bene... mangiano di tutto, anche le uova nei nidi degli altri uccelli. Ci sono anche due coppie di corvo imperiale, ma potrebbero essere anche di più. Così la lepre: ce n’è ancora qualcuna, ma rispetto al passato è diminuita senza dubbio. Devo anche precisare che si tratta di osservazioni e sensazioni, perché per la lepre non si fanno censimenti".
I caprioli?
"Sono aumentati in tutta la provincia, da poche migliaia di capi siamo arrivati a trentamila".
I serpenti?
"Nelle zone rurali sono diminuiti. Vivevano nei muri a secco che separavano i campi o che facevano da terrazzamento. Scomparsi i muri o riempite con malta per stabilizzarli le nicchie tra sasso e sasso, sono scomparsi i serpenti che lì vivevano; ma questo vale anche per gli uccelli, perché sono sparite le siepi che nascondevano e proteggevano i loro nidi. E’ chiaro che se cambia l’habitat..."
Il taglio di certi alberi da frutto tipici nei boschi come noccioli e cornioli ha avuto un ruolo nel calo di certi animali?
"Non bisogna far colpe alla Forestale: la quasi estinzione in zona di certe specie, come la coturnice, è dovuta alla scomparsa dei prati per l’eccessivo rimboschimento e all’abbandono dell’agricoltura di montagna. Sono in pochi oggi a tagliare il fieno ed il bosco ha occupato i prati sottraendo spazio agli animali".
Quindi è anche una questione di abbandono della montagna?
"Sì, difatti la politica attuale della Forestale è quella di tagliare alberi in modo che il bosco non si chiuda. In proposito c’è anche una convenzione con la Federcaccia. La scarsità di radure è un problema per molti animali: non è difficile vedere lepri brucare erba lungo le scarpate ai lati delle strade. Io percorro ogni giorno la provinciale da Trento fino al Centro di Ecologia alle Viotte e non di rado mi capita di vederne dalla macchina qualcuna".
A Toblino c’è una foltissima colonia di aironi: la loro presenza è legata quasi solo alla pescicoltura oppure è un segno di buona salute dei laghi?
"Gli aironi pescano nei laghi e nelle rogge e mangiano anche anfibi, rane rospi,ecc.: per loro le pescicolture sono come per gabbiani e gufi reali le discariche piene di topi: lì trovano da mangiare e lì corrono. sono opportunisti. Piuttosto a Toblino c’è stato di sicuro un aumento della fauna svernante, come pure a Caldonazzo e aLevico: sono zone importanti di svernamento per uccelli provenienti dal nord".
E le volpi? Dopo la rabbia di anni ’80 sono tornate al loro livello?
"Per quelle non ci sono problemi : è una specie che non corre alcun pericolo".