Il vescovo e i matrimoni civili
Sono davvero sorpreso, ma neanche tanto, di come l’Arcivescovo Bressan ha commentato lo storico sorpasso dei matrimoni civili su quelli religiosi, registrato di recente a Trento, come una triste realtà. A mio parere invece i cattolici dovrebbero trovare in ciò motivo di giubilo. Il segno che si sta andando nel verso giusto; che il matrimonio religioso è considerato con maggior attenzione e affrontato con una consapevolezza più grande. Certamente: il fatto dei divorziati che non possono risposarsi in chiesa e l’accesso al contributo di edilizia abitativa potranno incidere in qualche misura su questo dato, ma ad intuito considero tale argomento statisticamente invisibile e, usato così come lo usa Bressan, anche controproducente (per i cattolici osservanti).
A che serve ai cattolici guardare alla realtà con tristezza e per di più in un patetico tentativo di minimizzare? Esprimere uno struggimento nostalgico per i tempi andati, allorquando era praticamente obbligatorio il rito religioso? Ai cattolici nulla! Però è sempre una buona propaganda per l’establishment ecclesiastico che ha da sempre ricavato un aumentato potere e prestigio, nel colpevolizzare (a volte anche bruciare!) quelli che facevano scelte diverse, o che semplicemente non erano come loro: cioè, tutti!
Non vedo molto futuro per il dialogo tra Chiesa e società civile se ancora oggi persiste un tale atteggiamento! La triste realtà è che la Chiesa si sta chiudendo sempre di più, nonostante gli sforzi propagandistici in senso opposto! O no?