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Jack Folla a Trento

Antonio Marchi

Sabato 21 sera in un’aula del Centro S. Chiara abbastanza piena (ma non come avrebbe potuto essere, se non ci fosssero state in concomitanza le Feste Vigiliane), con un caldo quasi insopportabile ed un’altrettanto insopportabile e assurda assenza dei mezzi televisivi, c’era, a presentare il suo ultimo libro ("L’Incosciente", Mondadori editore, costo 15 euro) Diego Cugia, in arte Jack Folla.

L’iniziativa del gruppo politico "Italia dei Valori" presieduta dal prof. Bruno Firmani, continua coraggiosamente l’impegno di far conoscere al pubblico trentino personaggi più o meno noti, ma liberi. Per convincersi che Diego Cugia lo sia, basti aver seguito la sua felice trasmissione "Jack Folla c’è" o "Alcatraz". Ora si trova disoccupato, nonostante le promesse, i contatti, i nuovi lavori presentati. Porte chiuse per "l’evaso" da Acatraz da parte non solo della RAI, ma anche delle reti private.Quasi non volessero farlo rientrare in cella. La verità fa paura anche dietro le sbarre della censura.

Non gli è rimasto, in attesa di nuovi eventi, che scrivere romanzi, e lo fa con grande abilità, ma il meglio di sé, certamente, lo ha già dato e lo darebbe in una trasmissione radiofonica o televisiva a contatto con la gente viva che parla, più che con il fantasioso immaginario di uno scrittore che per quanto bravo non riuscirà a sapere quante e quali emozioni provocano i suoi scritti. Perché non è presente, perché non sente la voce, il suo tremolio, o la sua impaziente ilarità, o il respiro affannoso di chi si emoziona; anche quando le vendite gli danno ragione.

"L’Incosciente" è la storia di un uomo disperato (Luca Svevi, broker senza lavoro), solo, diverso, senza famiglia (separato dalla moglie con figlia), che non ha più niente da dare né da chiedere e che non "è in grado di assicurare niente e nessuno su niente e nessuna cosa al mondo". Che ha rotto i ponti con il passato, cercando ostinatamente l’isolamento (per campare giocatore al lotto).

Non attende più niente e nessuno (a parte l’uscita del numero 24 sulla ruota di Roma), neanche il giorno del suo cinquantesimo compleanno: "Credo che l’attesa sia un vizio come la speranza e io preferisco il dolore senza sorprese" . Vorrebbe festeggiarlo da solo, ma poi subisce, inaspettatamente, l’intrusione di due ex compagni di lavoro con i quali, anche se a malincuore, dovrà condividere una serata sbalorditiva e sorprendente in un castello sul mare a Torre Astura (il castello di Nettuno dove si rifugiò e fu tradito Corradino di Svevia).

Una serata imbarazzante, un film triste, tra una moltitudine di persone di cui, a prima vista, non ricorda niente, ma che in un’aula di tribunale riprenderanno a vivere. Si rivelerà una resa dei conti con se stesso e con gli "altri" nella scoperta delle verità nascoste, delle ipocrisie e di "un vuoto sconfinato in cui il dolore pulsante del mondo confluisce nel malessere individuale".

Un romanzo ironico e drammatico che mette in evidenza le caratteristiche dell’uomo d’oggi, dei suoi rapporti disumani ma anche delle passioni e illusioni, amori e rancori, situazioni assurde e anacronistiche che la vita produce: "Tutti i nostri atti producono conseguenze sul prossimo, alcune fortuite,altre prevedibili".

Diego Cugia è stato coerente rispetto al suo personaggio Jack Folla: c’era, e, di fronte alla "folla" che lo incoraggiava a proseguire nel personaggio Jack Folla (che invece, nonostante gli appelli, è morto e sepolto, anche se rivivrà in un nuovo libro), ha proclamato l’incoscienza come antidoto alla falsa coscienza di oggi: "L’illusione di essere sempre informati su tutto, di poter comunicare a tu per tu con chiunque, di conoscere gli altri e se stessi, e la presunzione di aver scardinato, grazie alla teologia, alla psicologia, alla tecnologia e alla biogenetica, la cassaforte dell’universo. Al cospetto di questa coscienza collettiva, io mi inchino, vi saluto e ritorno nelle tenebre del plasma. Preferisco essere un nanobio di un decimillesimo di millimetro, la metà del più piccolo batterio conosciuto, che un essere umano cosciente di sè. Voi trascorrete l’esistenza cercando di trovarvi, io la passo cercando di disperdermi." Al punto giusto di non sciogliersi dal caldo.

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Antonio Marchi

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