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Jack Folla: le ali della libertà

Antonio Marchi

Sono tornato perché io, che non esisto, sono parte di qualcosa che esiste: voi. Ed è da voi che mi aspetto qualcosa di grande. E farò di tutto per provocarlo. Tutto qui. (da "Jack , l’uomo della Folla", di Diego Cugia).

I fans di Folla al Testaccio di Roma.

Il personaggio più amato della radio, Jack Folla, è al termine di un percorso che dura da tre anni. Partito in televisione dalla prigione di "Alcatraz", dove ha potuto farsi conoscere come detenuto in attesa di essere giustiziato, fuggito, latitante, si è evoluto ed oggi rappresenta la figura di un "clandestino" più tenero che rabbioso, approdato in un luogo segreto della Capitale dove ha dato vita alla trasmissione "Jack Folla c’è" che si è conclusa il 29 maggio. A seguirlo c’è un pubblico trasversale (quantificato in mezzo milione di persone) che si è dato appuntamento al "Testaccio", ex Mattatoio di Roma, sabato notte 18 maggio per festeggiarlo e festeggiarsi.

Diecimila "albatros" provenienti da tutta Italia e anche dall’estero si sono incontrati senza obbiettivi e programmi per il solo gusto di incontrarsi e di ritrovarsi, sentire la musica di un grande cantautore (Federico Salvatore, il De Andrè di Napoli), parlare di sé e di noi, emozionarsi, stare assieme, cercare gli sguardi della "folla", dell’altro che ti vive accanto.

Gli "Albatros" si erano già dati appuntamento il 6 aprile in un locale sempre di Roma (Margò), rivelatosi però troppo piccolo per contenere una folla di 5.000 fans (se ne aspettavano 300).Troppo grande era l’aspettativa di sentirsi parte di un’unica folla che grazie a Internet (www.jackfolla.it e www.testedatagliare.it) è cresciuta a tal punto da creare dei punti di riferimento regionali, prendere iniziative, incontrarsi, organizzare attività ed azioni comuni.

Insieme hanno adottato Samuel, un bambino boliviano, insieme hanno fondato FreeLance, giornale on line. Insieme sono diventati amici e vogliono continuare a volare, anche dopo il 29 maggio. Ma vogliono farlo insieme a tutti coloro che nutrono lo stesso desiderio e la stessa fede politica che unisce persone diverse: il sogno di continuare a sognare.

E’ una persona libera, questo Jack, che parla con facilità e schiettezza senza veli e paura contro tutto quello che è potere, oppressione, infelicità, dolore, falsità, ipocrisia. Uno che ti spinge alla rivolta contro te stesso prima che contro la società. Rivolta morale e civile, passione nella lotta, amore per la vita tua e degli altri, tutti gli altri.

Comunica con un linguaggio a volte ruvido, burbero, a volte dolce ed affabile, ma sempre immediato e trasparente, onesto e schietto. Avventuriero dei sogni ma anche del fare immediato. Un misto di volontariato e azione immediata contro un male oscuro che avvolge tutti e tutto: l’indifferenza. Entra in sintonia con un pubblico nauseato dal chiacchiericcio mediatico dell’esibirsi, si identifica con le incazzature di chi non vuole essere spettatore di una farsa che ci costringe ad essere solo un numero che consuma e non una persona che vuole vivere e "osare turbare l’universo".

Jack è un italiano comune, ma fuori posto, capace di una rivoluzionaria tenerezza sociale, capace di prendere il megafono per dare voce a chi non l’ha mai avuta, capace di ingraziarsi i potenti ma anche di sbeffeggiarli. Capace di mettere in mostra la propria personalità impresentabile che dice sempre di sì e quella più presentabile che dice no. Contro tutte le violenze fisiche e morali, contro tutti i terrorismi e le guerre, contro il governo Berlusconi ("uno che promette di sognare per tutti e poi sogna solo se stesso") e la repubblica di "Mastrolindo"(De Gregori), Jack osa, coraggiosamente, mettere in dubbio le proprie verità per evitare il rischio dell’ onnipotenza.

Crede che attraverso il pubblico e la gente comune che lo segue, attraverso la comunicazione trasparente e le proprie responsabilità, ("noi siamo i diritti e i doveri, il nord e il sud, l’ebreo e l’arabo, il vecchio e il giovane, il passato e il presente") possa nascere "la repubblica dei liberi stati mentali" e cioè la capacità di immaginare insieme un mondo diverso.

E’ stata una serata dove si sono alternati discorsi e poesia, musica e parole, persone note (Francesca Neri) e sconosciute, emozioni forti e lacrime. Una grande festa di inquietudini e ricordi, di gente che non si arrende, che vuol andare oltre la politica razionale, fredda e inconcludente, dei partiti, che osa turbare l’universo senza che questo diventi la sua prigione.

Sta nascendo qualcosa ed è qualcosa di bello che ho vissuto in una notte romana in mezzo a tanta gente che non conoscevo; persone che ogni giorno, l’una all’insaputa dell’altra, sintonizzano la propria radiolina per ascoltare parole che spesso condividono, che sempre aiutano a riflettere.

Sento che questa gente potrà rendere più dura la vita dei potenti di questa terra e più lieve quella dei poveri, degli ultimi come di tutti quelli che auspicano una società più umana e civile. "I nostri desideri hanno la forma delle nuovole e non saremo noi a metterle in gabbia" - ha concluso Jack.

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