Ballardini, io non mi vergogno di essere socialista
Renato Ballardini, nell’editoriale di QT del 13 ottobre (Provocazioni), terminava il suo articolo ironizzando sulla rinascita del Partito Socialista: lasciamo perdere i riferimenti a Willy Brandt, Bruno Kreisky e Olaf Palme sul socialismo europeo, perché altrimenti potrei chiedere dove sono i Togliatti, i Berlinguer, i Pajetta, ecc. nel nuovo PD. Trovo poco rispetto ironizzare sulla scelta di Gavino Angius (assieme a Valdo Spini e ad altri ex DS) che rifiutando di aderire al PD si ritrova assieme a De Michelis, ed io aggiungo anche assieme al sottoscritto.
Non ho pretese di notorietà, (anche se ho sempre tirato la carretta della sinistra come segretario di sezione PSI, nella UISP, nell’ARCI, nella CGIL), ma l’orgoglio di essere socialista da più di 45 anni quello sì. I miei ricordi vanno ai tempi in cui il compagno Ballardini (se lo posso ancora chiamare compagno) era il nostro candidato che ho votato e fatto votare: per la propaganda elettorale usavo gratuitamente (come altre decine di militanti) la mia macchina munita di altoparlante dove, assieme a Walter Micheli, Mario Raffaelli ed altri, percorrevamo le vallate del Trentino invitando gli elettori a votare socialista. Il Partito Socialista non è solo De Michelis: vi sono anche semplici cittadini che hanno creduto e credono nel socialismo restando sempre fedeli anche in tempi difficili e di sbandamento, perché, come diceva qualcuno, le idee camminano con le gambe degli uomini, ma gli uomini passano e le idee restano, così come il socialismo.
Trovo strano che ex socialisti inneggino al nuovo PD e non trovino anomala questa unione. Invece di lavorare per unire le forze della sinistra, i DS formano un partito con gli ex democristiani. Non credo di dovermi vergognare se sono rimasto sempre un socialista. Un socialista per tradizione e convinzione e non come altri che sono stati socialisti per moda e convenienza e che quando la nave socialista stava per affondare, l’hanno abbandonata lasciandola andare alla deriva senza fare nulla per salvarla; eppure non erano dei semplici marinai, erano ufficiali di lungo corso che avevano dato molto al partito e che moltissimo avevano anche ricevuto.
Queste mie semplici riflessioni saranno sicuramente discutibili ed opinabili, ci saranno molti argomenti da opporre loro, ma il risultato non cambia: siamo l’unico Stato europeo che a causa delle divisioni della sinistra non ha mai avuto un governo socialista o di sinistra e le prospettive per il futuro con il "nuovo" PD non vanno certo in questa direzione, con buona pace dei benpensanti ex socialisti e DS.
P. S. Nelle tre pagine autobiografiche di Ballardini (pubblicate nello stesso numero di QT, vedi Ricordi di vita e di politica) vengono citati Pertini, Nenni, Santi, Lombardi, ecc. senza dire di quale partito fossero. Nemmeno Ballardini dice di che partito era, eppure a votarlo erano stati i socialisti! Una dimenticanza o una omissione voluta?
Il sarcasmo dell'ex-socialista Ballardini
Quando Renato Ballardini tirerà il fiato e sarà un po’ più clemente coi suoi precedenti compagni e col Partito socialista? Anche in concomitanza con il suo 80° compleanno – traguardo d’umana mitezza più che di riapertura di contenziosi - Ballardini non viene meno alla sua nota specialità di questi anni: ed eccolo dunque, nell’ ultimo editoriale su QT del 13 ottobre (Provocazioni), pronto a spargere il suo sarcasmo sul fatto che "è rinato il Psi, caratterizzato soprattutto dalla proclamata adesione al Partito Socialista Europeo. E sta bene – continua – anche se l’Internazionale Socialista dei giorni nostri non brilla molto. Dove sono i Willy Brandt, i Bruno Kreisky, gli Olaf Palme che un tempo illustrarono la sua storia?".
Ma come, compagno Ballardini, non ti sei accorto di un premier come Zapatero, di una donna innovativa – che avrà un bel futuro nella storia socialista europea – come Segolène Royal, di un militante che continua le antiche battaglie di libertà come il greco Papandreu, di un’altra socialista intrepida come la presidente cilena Bachelet? Sono nomi – solo per citarne alcuni – che possono competere, eccome, con le grandi personalità citate da Ballardini per magnificare il passato e disistimare il futuro. Intristisce poi il fatto che Ballardini "resti di stucco" di fronte alla scelta del sen. Gavino Angius di non aderire al nascente Partito Democratico, preferendo promuovere la rinascita del Partito Socialista "ritrovandosi in compagnia con Gianni de Michelis".
Evidentemente con quest’ultimo nome Ballardini intende evocare la stagione di "Mani pulite" che ha colpito soprattutto il PSI – salvando altri partiti – senza risolvere in modo convincente (anzi - secondo taluni osservatori - peggiorando) il problema dei rapporti della politica con l’economia. Pensando invece alla buona politica, molta gente di sinistra potrà giudicare più dignitoso – come reputa Angius – militare in un rinascente Partito Socialista piuttosto che in un PD intrigato da componenti integraliste e retrograde: qui non c’è solo la teodem Binetti e il neoclericale Rutelli, ma anche l’integralista Rosy Bindi, che non a caso è crollata sul burqa, dichiarando a pochi giorni dal voto per la segreteria del PD: "Come vogliamo vedere i crocifissi nelle nostre aule dobbiamo essere rispettosi del velo con cui le islamiche si coprono il volto". Volti coperti? Crocefissi? Eppure chi vuol dare lezioni ad altri, come Ballardini, ha scelto la Bindi come candidata segretaria. Ma va là…
Ma anche dal punto di vista morale il Partito Socialista si presenta meglio di altri. I suoi militanti – quelli vecchi che ritornano e quelli nuovi – sanno di dare disinteressatamente il loro contributo ad una buona causa, con più coerenza di altri: qui non ci sono posti o prebende da spartire, intrighi finanziari da sponsorizzare, come invece può accadere in un partito "pigliatutto" come il neonato PD; o come è accaduto recentemente per il caso "dirigenza DS-Unipol di Consorte", che ha tenuto aperto il capitolo dei rapporti coi soldi e con operazioni poco pulite del maggior partito della sinistra. E qui verrebbe da chiedere: tra i tanti moralisti mendaci che si reputano di sinistra, chi – dopo essersi esercitato moltissimo su altri affari - ha davvero meditato sull’affaire riguardante gli intrecci tra Consorte e il tesoriere dei DS, e con Fassino e D’Alema? Ma per risalire alle fonti di tutto questo, rimando al libro scritto recentemente da uno storico progressista come Salvatore Sechi intitolato "Compagno cittadino" (Rubettino ed.), di cui è apparsa anche in regione una recensione sul Trentino del 15 febbraio 2007 intitolata: "Armi e tangenti, l’altra storia del PCI". Si sa che tra i moralizzatori dei costumi altrui, di questo e di altro si è voluto e si vuol continuare a tacere o parlar poco, per poter meglio infierire su esponenti del centro-sinistra originario e sugli esponenti del PSI in particolare dipinti come depravati ladroni. Eppure anche per il nome additato da Ballardini – l’on. de Michelis – potrebbe ben valere quello che un magistrato insospettabile come Gerardo D’Ambrosio disse di Craxi in un’intervista del 1996: " La sua molla non era l’arricchimento personale, ma la politica". Come è stata la politica – una politica partecipata e organizzata nelle migliaia di sezioni comunali, non una politica fatta di bandiere di plastica, di talk-show televisivi, di liste preconfezionate da un unico centralizzato tavolino romano, sia a destra che a sinistra – ad animare l’impegno della stragrande maggioranza dei militanti socialisti, dando con lealtà e coerenza al proprio partito molto più di quanto hanno ricevuto. Non solo non hanno rubato, ma – a proposito di dare ed avere - neppure godono di vitalizi come quelli di Renato Ballardini, ammontanti a più di 9.000 euro lordi mensili, maturati facendo 5 legislature a nome del PSI; partito da lui poi abbandonato nell’ottobre 1981, solo due mesi dopo non essere stato "designato dal partito" - come lui aveva testualmente invitato Craxi a fare con lettera del 3 agosto 1981 – quale candidato alla Corte Costituzionale. Da allora e dopo il suo approdo al PCI, perché nessuno gli muova osservazioni su questi due punti e su altro, sostiene ossessivamente di essere stato "espulso" dal PSI si ordine di un Craxi "dittatore".
Eppure parlano le cronache d’allora: Ballardini, assieme a 17 membri del Comitato centrale PSI - lo riporta un giornale insospettabile come la Repubblica del 4 ottobre 1981 - si fece promotore di una mini-scissione" dal PSI, proponimento subito ribadito sul quotidiano Alto Adige del 6 e 7 ottobre con una titolazione inequivocabile: "Ballardini: perché lascio il PSI". La pretesa espulsione - da Ballardini spesso brandita come una medaglia al merito contro il "craxismo" (ma con Craxi, almeno fino alla citata lettera dell’agosto 1981 per la nomina costituzionale, ebbe rapporti più che civili…), arrivò inevitabilmente dopo la promozione della sua mini-scissione dal PSI.
Oggi questo partito riprova a diventare punto di riferimento per la sinistra riformista, trovandosi ancora senza il conforto di Ballardini: visti i precedenti, se non vuole aiutarci - dall’ alto della sua sapienza e dei suoi vitalizi dorati- speriamo almeno che la smetta di immeschinirsi nell’irridere l’impegno disinteressato di tanti socialisti vecchi e nuovi.
Nicola Zoller, della costituente del Partito Socialista
Risposta
Come essere socialisti oggi?
Cari "compagni" Sergio e Nicola, nell’articolo Essere socialisti oggi affronto la questione posta dai Vostri messaggi: cosa significa essere socialisti oggi? Quanto a Sergio, voglio assicurarlo che nel libro "I guizzi di un pesciolino ... rosso" la mia militanza socialista è diffusamente dichiarata, anche se non risulta dagli squarci che la direzione di QT ha ritenuto di pubblicare.
A Nicola esprimo il mio sincero rammarico di dover constatare che non si è ancora liberato dall’antico infondato rancore che lo tormenta da troppi anni. Renato Ballardini