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Provocazioni

Dalle sparate di Bossi, ai "bamboccioni" e alle "tasse bellissime" di Padoa Schioppa.

Mentre scrivo numerosi nostri concittadini stanno accingendosi a votare per eleggere il segretario e la costituente del nuovo Partito Democratico. E molti altri, lavoratori dipendenti, stanno esprimendo il loro parere se condividere o meno l’accordo che i sindacati hanno concluso con il Governo su pensioni e stato sociale. Con anche maggiore impegno decine di migliaia di donne e uomini domenica 7 ottobre hanno partecipato alla marcia di Assisi per proclamare che la pace dipende dal rispetto dei diritti umani in ogni angolo della terra. Ma allora non è vero che tutto è marcio, che la crisi è senza speranza, che l’intera comunità è rosa da un tarlo incurabile! Ci sono segnali che fanno intravvedere una via d’uscita, c’è anche una politica in positivo che contiene semi che possono germogliare. Vero è che non trovano molta udienza in televisione e negli altri mezzi di comunicazione di massa. L’informazione che ci viene propinata è tutta infarcita di orripilante cronaca nera o, nel migliore dei casi, di futili polemiche fra esponenti dei due schieramenti o dei diversi partiti che li compongono. Ma a ben guardare, anche in queste futili polemiche si può cogliere una differenza significativa fra le due parti e scoprire, in una di esse, l’embrione di una politica di rinascita.

Il ministro Tommaso Padoa Schioppa.

Prendiamo le provocazioni. Ricordate quando Berlusconi disse, in campagna elettorale, che gli italiani non erano così "coglioni" da votargli contro! Si disse che era una battuta, infelice, ma niente di più che un provocazione.

O quando Bossi disse che con il tricolore si puliva il sedere, o quando in questi giorni ha detto che ormai non è più possibile sperare di ottenere il federalismo per via democratica e quindi milioni di padani sono pronti ad imbracciare i fucili? Anche queste uscite di Bossi si tende a minimizzarle, dicendo che lui è fatto così, parla in questo modo per galvanizzare i suoi seguaci, ma che in fondo sono solo parole, niente altro che provocazioni.

A parte il fatto che mi sembra piuttosto indecente continuare a sfruttare un pover’uomo che è stato colpito da una infermità e che sarebbe onesto lasciarlo curare in santa pace, resta il fatto che queste sue provocazioni come quelle del cavaliere sono di basso conio, perché volgari ed incivili. Dello stesso livello del gesto di Storace che ha mandato le stampelle alla Levi Montalcini.

Sull’altro versante il paziente Prodi ed il ragionevole Fassino non hanno il gusto delle provocazioni. Lo ha invece Padoa Schioppa, il ministro dei conti pubblici. Ha suscitato un fatuo putiferio per aver detto che nelle famiglie italiane vi sono troppi "bamboccioni", cioè figli che restano con i genitori fino ad età avanzata. La battuta ha irritato perché è sembrato irrispettoso sbeffeggiare i molti giovani che stanno in famiglia e fruiscono del mantenimento dei genitori perché non trovano lavoro se non precario ed il mercato non offre loro la possibilità di costruirsi un futuro. Ma è anche vero che con l’aumento della età media si spostano in avanti anche tutte le sue fasi, il tempo dello studio, quello del matrimonio e di far figli, il momento della pensione. Comunque una battuta che ha messo a fuoco un problema reale della società, che ha imposto un confronto per cercarne una soluzione. Dunque una provocazione potenzialmente feconda.

Ancor più Padoa Schioppa ha scandalizzato dicendo che "le tasse sono una cosa bellissima". Un pugno nello stomaco alla mentalità comune, alimentata dalla dominante dottrina del "meno stato e più mercato". Del resto è vero che il sistema fiscale è pesante, ingiusto, poco comprensibile. E’ anche vero che i servizi pubblici sovvenzionati dalla finanza pubblica non sempre sono efficienti. Ma tutto ciò non giustifica la pseudo cultura dilagante ostile alla pubblica imposizione, che giustifica l’evasione ed incrina il sentimento comunitario che sta alla base di uno stato moderno e solidale. Una provocazione dunque che ha preso di petto il deteriore luogo comune contrario alle tasse. Un modo, certo provocatorio, per far capire che senza tasse non ci sono servizi pubblici, che le tasse sono anche una leva preziosa per un’equa redistribuzione del reddito. Che insomma sono l’unico strumento di cui la politica può disporre per correggere e mitigare gli effetti perversi dell’economia di mercato. L’unico mezzo per evitare che l’economia di mercato si converta in uno Stato di mercato.

Due provocazioni di ben altro livello rispetto a quelle che ci propone la destra e che marcano la differenza culturale e politica fra le due parti.

[/a]Naturalmente non tutto va bene nemmeno a sinistra. Ci sarebbe molto da dire in proposito. Per limitarci ai fatti di questi giorni, a prescindere da Mastella, persino Dini, ritenuto una persona seria, per non aderire al PD ha fondato un suo minuscolo gruppo liberal-democratico. Ed è rinato il PSI, caratterizzato soprattutto dalla proclamata adesione al Partito Socialista Europeo. E sta bene, anche se l’Internazionale Socialista dei nostri giorni non brilla molto. Dove sono i Willy Brandt, i Bruno Kreisky, gli Olaf Palme che un tempo illustrarono la sua storia? Ma ciò che fa restare di stucco è che Gavino Angius abbia rifiutato il tentativo del Partito Democratico per poi ritrovarsi in compagnia con Gianni de Michelis.