La stagione teatrale “alternativa”
Tra impegno e fronzoli
Accade spesso di uscire da teatro con la sensazione che lo spettacolo non ci abbia soddisfatto davvero. Possiamo andare a vedere un classico della drammaturgia che, per quanto interpretato e fedele al testo originale, non ci lascia nulla; oppure una messa in scena che, frammentando e interpretando la realtà in tante chiavi di lettura diverse, ci fa uscire dalla sala con la persuasione di non aver capito niente.
Per comprendere i motivi di queste riflessioni, proviamo ad analizzare pro e contro della stagione teatrale 2010-2011 dei teatri sperimentali della nostra città.
Notiamo anzitutto che la nuova moda di questi palchi d’avanguardia sembra quella di portare in scena i cosiddetti “studi”, ossia spettacoli non terminati, grezzi, che la compagnia propone al pubblico sino al punto in cui il testo è stato sviluppato. L’obiettivo è di rendere lo spettatore partecipe anche dal punto di vista creativo, poiché al termine della messa in scena gli attori si aspettano suggerimenti e consigli. Tentativo apprezzabile, ma abbiamo la sensazione che il pubblico a volte sia messo a dura prova con spettacoli troppo frammentati o così incompiuti che lo sforzo di immaginazione richiesto per la creazione di scene, costumi e quant’altro, rischia di depennare anche la qualità della recitazione.
Altra tendenza è l’uso massiccio di supporti artistici quali video, musica, effetti luminosi, per arricchire una scenografia scarna o per veicolare dei messaggi. Il teatro è e dev’essere un luogo artistico vitale, in cui le diverse forme possono convivere, ma fondamentale rimane la bravura degli interpreti e lo spessore del copione. Nel momento in cui uno di questi aspetti non è abbastanza solido, lo spettacolo viene compensato con fronzoli alquanto discutibili.
“È bello vivere liberi” è una delle rare eccezioni di questa stagione teatrale: lo spettacolo rappresentato al Cuminetti racconta la storia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, ripercorrendo i momenti salienti della sua lotta antifascista. I tanti che hanno pensato di disertare “il solito spettacolo sulla Resistenza” questa volta hanno peccato di superbia: Marta Cuscunà è riuscita a portare in scena non solo una dettagliata ricostruzione storica degli avvenimenti sulla vita di Ondina, ma soprattutto il suo spirito. In scena solo l’attrice, che in un monologo suddiviso in sezioni, riesce a ridar vita ad Ondina, aiutata solo da alcuni pupazzi. L’uso sapiente delle luci e delle musiche ha arricchito l’interpretazione della Cuscunà, che per l’intera durata della messa in scena ci ha dato la sensazione di trovarci davanti ad un film in presa diretta, incantando ed insegnando.
Se il teatro è prima di tutto stupore, nello spettacolo “I giganti” allo Spazio 14 l’antica e sofferente Venezia si animava grazie a magici giochi d’acqua ed una recitazione che sconfinava nella poesia. Una lunga serie di bicchieri di vetro pieni d’acqua era sufficiente per ricreare l’ineffabile città veneta, messa a nudo nella sua bellezza e fragilità. Ecco spettacoli che ci fanno riscoprire il valore civile e morale del teatro, che ci aprono mente ed anima, regalandoci emozioni e riflessioni che alimentano quell’insaziabile voglia di sedersi ancora una volta nella poltrona della platea.