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Carmen

Bene, con qualche pecca

Per la “sua” «Carmen» di Bizet, Ivan Stefanutti, factotum (regia, scene, costumi, luci), ha deciso di utilizzare un’unica scenografia per tutta l’opera, scegliendo di accogliere i 4 atti in una cornice rupestre che, per quanto suggestiva, risulta infine statica e discutibile. Si tratta infatti del covo dei contrabbandieri, trasformato in un crocevia di passaggio tra la Plaza de Toros e la manifattura del tabacco, con un viavai che il palco del Teatro Sociale a stento riesce ad ospitare. Malgrado un inizio lievemente impacciato, grazie anche agli applausi generosamente erogati dal pubblico, gli artisti sono stati incoraggiati a dar il meglio di sé. Le belle arie di Bizet hanno contribuito a rendere trascurabili le smagliature della regia e alcuni attacchi vocali non sempre precisi; piuttosto stucchevole è risultata la coreografia creata per il coro di voci bianche.

Un plauso va al cantante Nmon Ford, che nella parte di Escamillo ha mostrato a tutti, pubblico e colleghi, un’apprezzabile coerenza tra esibizione vocale e recitazione.

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