L’ultima di Dellai
I quotidiani del 16 dicembre scorso avevano riferito che il giorno prima in Consiglio provinciale a Trento si era verificato questo episodio: mentre si discuteva su un ordine del giorno che conteneva una richiesta in sé banale (prevedere a Rovereto il servizio dei vigili del fuoco permanenti anche la domenica) Lorenzo Dellai aveva zittito un consigliere dell’opposizione e respinto l’ordine del giorno pronunciando, in aula e non al bar, queste testuali parole: “In qualità di referente di Cosa nostra del Trentino ho riunito la cupola e abbiamo deliberato di dire no a quest’ordine del giorno, anche perché il collega sarà anche esperto di orologi, ma un po’ meno forse di servizi antincendi”.
Pensando a quello che sarebbe successo se una persona con responsabilità di governo avesse fatto un’affermazione del genere in Parlamento ma anche in una qualsiasi altra aula consiliare, mi aspettavo, da parte di esponenti della comunità trentina almeno una reazione, che in realtà per quanto mi consta sorprendentemente non c’è stata.
Dico sorprendentemente fino ad un certo punto, perché non era la prima volta che questo mi capitava. Lo scorso autunno una consigliera della Lega aveva fatto un’interrogazione scritta per segnalare che alcuni dipendenti provinciali tra cui alcuni dirigenti si erano auto-assegnati decine di incarichi retribuiti per attività banali e forse fittizie svolte in orario di servizio, e che si stavano ora auto-liquidando i compensi, quasi mezzo milione di euro, attingendo dai fondi del budget di Servizio destinati alle consulenze esterne e alle spese di investimento. L’assessore ai Lavori pubblici Pacher, subentrato nel ruolo a Grisenti anche per effetto dell’effimera ondata di moralizzazione seguita all’avvio dell’inchiesta Giano Bifronte, al quale facevano capo ora quei dipendenti provinciali, ha risposto che ciò era del tutto normale perché, testuali parole, “è prassi comune che il dirigente, nell’adottare gli atti di propria competenza... provveda inevitabilmente anche per se stesso”. Anche allora, mi sarei aspettata una reazione da parte di qualcuno, almeno della battagliera consigliera leghista, reazione che però non c’è stata.
Mi chiedo se la comunità trentina abbia ancora un barlume di coscienza civile e se la nostra sia ancora una democrazia. (...) Me lo sto chiedendo perché è evidente che chi ha qui in mano il potere non si pone ormai neppure più il problema della possibile attivazione dei controlli democratici e di legalità, e perché vedo che effettivamente chi esegue gli ordini può poi rubare (ora però si dice: “provvedere anche per se stesso”), arricchirsi a spese della collettività e avere la garanzia di restare impunito. (...)
“Fate il vostro dovere a qualsiasi costo!” usava incitare dal mega palco di una tornata elettorale quello che ora si è dichiarato “referente di Cosa nostra del Trentino”: io, stupida, non ho capito che una battuta e l’ho preso sul serio, ho fatto il mio dovere a qualunque costo, e lui mi ha presentato il conto.