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Come difendere il paesaggio

Francesco Borzaga

Con provvedimento recentemente sfornato, la nostra Provincia ha deliberato l’istituzione di un “Osservatorio del paesaggio”, un organismo “destinato a divenire strumento della Provincia con il compito di favorire l’elaborazione e il coordinamento di valutazioni, di visioni, e in generale di una cultura del territorio e del paesaggio”.

Questo nuovo Osservatorio non si presenta in realtà come una creatura particolarmente snella, posto che ne faranno parte non meno di una trentina di persone, in folta rappresentanza di ogni possibile componente della burocrazia e della società trentine. Esso sarà comunque dotato di compiti esclusivamente consultivi. Mi sembra un tipico esempio di aria fritta, per dirla col compianto Ernesto Rossi.

Di una migliore cura del territorio e del paesaggio vi è certo urgente bisogno; non sarà però il nuovissimo Osservatorio a porre rimedio, ma unicamente una politica basata su criteri e valutazioni radicalmente diversi. Questo in tutti i campi: nel turismo, nell’agricoltura, nell’urbanistica, nella politica dei trasporti. Anche gli attuali criteri di spesa andrebbero completamente rivisti.

È di questi giorni la decisione della Giunta Provinciale di integrare con un supplemento di ben 4,4 milioni il già ricchissimo budget, fin qui ammontante a 30 milioni assegnato a Trentino Marketing per il 2010. In tempi di crisi forse tutti questi soldi sarebbero spesi meglio per le scuole o gli ospedali. Non mi pare comunque che da queste spese, o in generale dai denari elargiti al turismo, la tutela del paesaggio tragga giovamento: si tratta più che altro di pubblicità, soggiorni di società sportive, olimpiadi invernali e altri svaghi dello stesso genere: sci, mountain bike, climbing, arrampicata su ghiaccio. Certo non di questo ha urgente bisogno il nostro Trentino.

Per chi abbia la buona volontà di vedere, non c’è ad esempio alcun dubbio che il paesaggio e l’ambiente della Val di Non, un tempo splendida ed oggi sconciata dalla melicoltura intensiva, con la sua pioggia continua di pesticidi e con la sua funebre distesa di teli bianchi, abbiano urgente bisogno di essere totalmente ricostruiti. Già gli abitanti dell’alta valle cercano di difendersi in qualche modo.; tuttavia la nostra direzione politica, ferma nella difesa del colosso economico Melinda, ben si guarda dal muovere un dito e assicura che, anche in campo sanitario, tutto va nel migliore dei modi.

Un’altra parte del Trentino che sta rovinando è la bassa Valle del Sarca e il territorio gardesano. Anche qui non sono mancate le grida d’allarme e i progetti per porre qualche rimedio. Citerò il progetto di un parco naturale del Baldo, per poco che tale istituzione possa valere, e l’iniziativa di un parco agricolo del lago di Garda. Non per caso la legge di iniziativa popolare sul tema, approvata da oltre 28 mesi, non ha avuto fin qui alcun effetto.

Il Garda trentino, benché ormai ampiamente compromesso e deturpato, va considerato un gioiello straordinario del nostro paesaggio. Ci si aspetterebbe che gli stanziamenti fossero in primo luogo dedicati alla natura, ai parchi e ai biotopi, alla tutela e conservazione dei centri storici, a porre un deciso altolà alla rapida urbanizzazione delle campagne. Nulla di più lontano dalla realtà: si afferma che “il Garda vuole crescere con lo sport”, si sta facendo di Arco la Mecca del climbing e di Riva il paradiso della mountain bike, con devastanti conseguenze per i sentieri di tutte le montagne circostanti. Quanto al Baldo, si sta preparando a suon di milioni pubblici la sua trasformazione in una “stazione invernale di alto livello”.

Mi permetto di offrire questi temi all’attenzione e alla discussione del novello “Osservatorio del paesaggio”.