Una Giunta monarchica
Un acuto osservatore ha definito "monarchia statutaria" la fase politica determinatasi con la scelta della nuova Giunta operata dal presidente Dellai. Sul piano politico non si sono registrate sorprese posto che nessuno, al di là di certe sparate giornalistiche, ha mai immaginato la vittoria di Divina: si poteva discutere sulla misura del risultato ma non certo sull’esito finale. Così come poche sorprese ha suscitato il risultato: buona prova della Lega a scapito del PdL, e del PD, primo partito del Trentino, a scapito della sinistra che sparisce. Con Verdi e PATT in tenuta, meglio del previsto è andata per l’UPT, avvantaggiata dagli elettori moderati del centrodestra che, non volendo votare Divina e non avendo a disposizione l’UdC, si sono affidati alla forza politica più conservatrice del centro-sinistra.
Dellai, battendo in velocità perfino il dinamico Durnwalder, ha convocato i partiti della sua coalizione comunicando, da buon monarca democratico, le proprie irrevocabili decisioni per il "nuovo" governo del Trentino. Così il PD, partito di maggioranza relativa in Trentino, diventa minoritario in Giunta: su 9 componenti (presidente compreso) 3 soli provengono dal PD e di questi solo 2 dall’area di sinistra. Un segnale chiaro di ridimensionamento delle aspettative di tanti che han votato PD.
Sul piano amministrativo, anche se in Trentino politica e amministrazione sono difficilmente scindibili, qualche dato positivo lo possiamo trovare. Anzitutto la nomina di Pacher ai lavori pubblici: una scelta che spazzerà via quanto rimane di una inaccettabile gestione clientelare del potere. Anche se restano aperte un paio di questioni: da un lato la scelta dei dirigenti dell’assessorato e dall’altro la mancanza di due deleghe importanti per gestire al meglio la competenza affidata al vicepresidente: gli Enti Locali e i Trasporti. In sostanza l’investimento politico su Pacher non prescinde dalla necessità di un confronto con Dellai, Gilmozzi e Mellarini per ogni decisione: ad esempio i nuovi impianti sciistici, opere pagate dal pubblico e a forte impatto ambientale, essendo definiti come viabilità alternativa, non saranno gestiti dal vicepresidente.
Un secondo dato positivo è la scelta di affidare al PD l’intero comparto dell’economia, ma anche qui emerge il dubbio relativo alla mancanza della delega sul lavoro. Il neo assessore Olivi, sponsorizzato apertamente dagli industriali, rischia perciò di trovarsi privo di una leva importante, rischiando di lasciare al presidente i meriti e tenere per sé i demeriti per scelte impopolari in un settore in difficoltà.
A Marta Dalmaso, pure del PD ma non certo di sinistra, il Presidente affida la Scuola, ben sapendo che verrà così ribadita la linea di sostegno alle scuole private confessionali, ma anche in questo caso tenendo per sé le deleghe su Innovazione, Ricerca e Università. Insomma, per i tre assessori del PD una sorta, se non proprio di tutela, di amministrazione di sostegno: un istituto giuridico che tiene sì conto della capacità di agire del soggetto tutelato, con la potestà però di intervenire quando sia necessario correggerne le scelte. Un regola non applicata alla parte più conservatrice della Giunta, tanto da affidare la Cultura al PATT, un partito che di un identitarismo trentino tra il folkloristico e l’austriacante ha fatto la propria bandiera, spesso confondendo gli usi e i costumi con l’insieme della cultura. Valuteremo Panizza per quanto farà, certo che la sua prima uscita pubblica ("più Museo di San Michele, meno MART"), non fa ben sperare: se il buon giorno si vede dal mattino si rischia di dover rimpiangere il passato, il che è tutto dire.
Per concludere, una Giunta Dellai-dipendente, più conservatrice che innovativa, più confessionale che laica e in linea con l’idea, più volte espressa dal presidente, di assessori intesi come collaboratori e di forze politiche come soggetti cui comunicare le proprie decisioni. E’ proprio in una simile situazione, con una grande forza politica, amministrativa e finanziaria concentrata in un solo uomo, che la stampa può diventare un utile, indispensabile contrappeso democratico.
Anche a Questotrentino, forse più che in passato, spetta il compito di osservare e raccontare le scelte della politica: per criticare quando necessario più che per elogiare quando tutti lo fanno, ma anche per dare voce a chi non trova spazio negli attuali assetti istituzionali, politici e mass-mediatici; perché una affannata democrazia continuiamo a preferirla ad una, seppur "statutaria", monarchia.