Scuola in tempesta
Tagli e assurdità varie all’insegna della separazione etnica
Se gli incompetenti vogliono riformare la scuola, il pericolo di danni è grande. In tutta Italia, dove sembra che i ministri siano stati presi dalla voglia di punire le nuove generazioni negando loro quel diritto all’istruzione di cui essi stessi non hanno saputo fare buon uso. Ma anche il Sudtirolo, governato attualmente (ma sono in atto contatti per un cambio di rotta) da una coalizione fra partito etnico e centrosinistra, non si sottrae ai diktat che - dicono loro - vengono da Roma. “Dobbiamo adeguarci alle linee guida nazionali della riforma Gelmini”, afferma l’assessore Pd alla scuola italiana, per difendersi dalla sollevazione del liceo pedagogico di Bolzano, 1300 genitori, 640 studenti, l’intero corpo insegnante e i dirigenti compatti nell’opporsi al trasferimento di metà studenti all’Istituto professionale. L’edificio nuovo è costato 22 milioni, l’inaugurazione è avvenuta con grande pompa (in presenza dello stesso politicume che dopo pochi mesi lo vuole svuotare). In dieci anni gli studenti sono aumentati del 300%. Nella nuova sede si è dato inizio a intense attività sul piano didattico e su quello extradidattico, con soddisfazione delle famiglie. La scuola oltretutto svolge un ruolo di integrazione in un quartiere-ghetto.
La protesta ha provocato reazioni anche nella scuola di lingua tedesca, dove i tagli cancellano il classico di Bolzano. A nessuno sfugge che a guadagnarci sia la scuola confessionale dei Franziskaner, che rimane l’unica nel capoluogo ad offrire - a caro prezzo - un corso in questo indirizzo. La riforma ha soppresso, forse, anche l’indirizzo musicale. Forse, perché di fronte alla protesta gli assessori stanno facendo marcia indietro. Il liceo musicale in lingua tedesca probabilmente non verrà cancellato, ma in ogni caso saranno entrambi ridimensionati: le scuole se vogliono potranno istituirli, ma con personale esterno preso dagli istituti musicali. Mentre le forze di opposizione fanno proteste di routine, sono gli studenti stavolta che non cedono alla prepotenza, neppure di fronte alle controproposte, tipo “se ci saranno almeno 20 iscritti”. Spiegano che è sempre stato possibile in passato organizzare il “combi”, la frequenza di materie comuni insieme a indirizzi diversi, svolgendo poi le materie specifiche di indirizzo nella classe di appartenenza. Sono loro che non si accontentano delle assicurazioni dell’assessore: “Chi è iscritto oggi finirà i suoi studi a Firmian”. Sembrano pensare anche a chi verrà dopo di loro, e sono disposti quindi a battersi per la scuola e non solo, come gli viene apertamente suggerito, per il proprio interesse.
Se si vuole riordinare davvero, si potrebbero unire le forze in un unico liceo musicale bilingue o plurilingue, garantendo qualità e risparmio. “Questa proposta tocca aspetti delicati di politica delle minoranze. Ci vuole tempo”, contesta l’assessora Kasslatter. Come se fossimo negli anni ‘70. E il tempo scorre inutile in Sudtirolo: le risorse umane, culturali ed economiche che potrebbero renderlo ricco di cultura e umanità sono dilapidate o disperse. La dilazione si giustifica con toni meno rozzi di un tempo, ma quanto dice Kasslatter (“Dobbiamo anzitutto rafforzare tutto all’interno dei gruppi linguistici”) è in fondo lo stesso del vecchio Zelger, con il suo “più ci separeremo più ci capiremo”. Con l’aggravante che allora si studiava la seconda lingua, mentre la riforma prevede che almeno nelle scuole tecniche di lingua tedesca le ore di seconda lingua vengano drasticamente ridotte. Il risultato di questo accoccolarsi nella separazione sta portando alla rinascita del nazionalismo becero, non più solo un colpo di calore estivo dopo l’ubriacatura dell’anno hoferiano, ma ormai degenerazione di una convivenza non coltivata. La Svp ha approfittato di questa occasione solo per allargare le competenze. “Nella scuola tedesca verrà di fatto provincializzata una consistente fetta della scuola statale, cioè passeranno sotto la formazione professionale tutti i cosiddetti ‘Istituti professionali’, in questo non seguiti dalla scuola italiana. Questo è un primo passo per la mano provinciale (cioè etnica) all’intera sfera scolastica sudtirolese. Di come saranno organizzate queste nuove scuole non si sa nulla, anche se in qualche cassetto il progetto certamente è già pronto”, dice un docente del liceo classico tedesco. Entrambi gli assessori alla scuola negano si tratti di un taglio di bilancio, nonostante l’improvvisazione e le rapide ritirate dimostrino tutt’altro. Lo stanziamento in bilancio per il 2011 cresce seppur di poco, ma in realtà il servizio è ridotto, perché la crescita della popolazione scolastica e la presenza di studenti immigrati (quelli che non conoscono la lingua) richiede più risorse. Il Sudtirolo non sfugge alle pressioni delle lobbies economiche che pretendono che il denaro delle imposte pagate in massima parte dai lavoratori dipendenti (qui è stata soppressa l’Irap senza alcuna contropartita) venga deviato dalla sanità e dall’istruzione verso sprechi e scopi speculativi.
È clamoroso che il cosiddetto centrosinistra sia la mano armata di questa ingiustizia e clamoroso è il silenzio della politica di fronte alle affermazioni di un alto funzionario provinciale, già inquisito per varie irregolarità, che alle critiche rivolte all’ipotesi di ulteriori lauti versamenti pubblici verso il buco nero dell’aeroporto di Bolzano ha osato rispondere che “l’aeroporto di Bolzano costa al contribuente meno dei contributi a favore degli autobus e dei treni”.
È davvero ora che siano i contribuenti a deciderlo.