La svolta dei comuni
Le gloriose liste “alternative” di un tempo sono scomparse. Come mai?
Le elezioni comunali del 16 maggio le commenteremo dopo i risultati. Ma fin da ora si può dire che siamo di fronte a un cambiamento epocale. In molti comuni, infatti, non si presenteranno le liste civiche di impostazione eco-sociale e interetnica che hanno caratterizzato per più di vent’anni un panorama in cui il dato principale era la mancanza di alternativa al 100% Svp (qualcuno ricorda il senso di soddisfazione quando nel conteggio dei risultati elettorali, in qualche paesino sperduto comparivano un paio di voti “alternativi”). I consiglieri e anche i candidati di quei tempi si possono definire davvero eroici, perché allora mettersi a disposizione per un’alternativa significava avere contro tutto il paese, almeno ufficialmente. Negli anni del dopoguerra, che si prolungarono fino agli anni ‘70, essere “dissidenti” portò in certi casi all’isolamento della famiglia o a difficoltà nell’avere il mutuo per la casa. Poi la situazione divenne meno drastica, ma comunque chi non si allineava veniva considerato un personaggio non del tutto integrato nella vita comunitaria, un outsider, e nel corso delle campagne elettorali se ne vedevano delle belle (e brutte, come la verniciatura a verde dell’auto di un candidato ambientalista, i recinti degli animali danneggiati, cose “siciliane” insomma). Sui bollettini informativi dei comuni, pur finanziati con denaro pubblico, non si riportavano le proposte e le interrogazioni delle opposizioni; il giornale “dei sudtirolesi” non ne parlava affatto o male, tanto che molte battaglie antispeculazione, sociali e ambientaliste sono diventate note dopo la nascita del Tageszeitung. E ci si metteva impegno a nasconderne la stessa esistenza, come nel caso limite di quel comune in cui la nuova sala del consiglio prevedeva un angolo destinato ai consiglieri di opposizione, invisibile dal settore del pubblico, il quale poteva solo sentirne la voce.
Percha con Lois Niederwolfsgruber, animalista e amico della multiculturalità; San Candido con Kuno Prey, architetto mistilingue, oggi preside della facoltà di Design dell’Università di Bolzano; Campo Tures con Heidi Niederstätter, insegnante e preside; Alberto Crepaz nel piccolo centro di Ponte Gardena: sono solo alcuni pochi esempi (perdonino gli altri, non posso fare un lungo elenco) di un impegno civile diffuso e sparso in realtà difficili, che chi scrive ricorda con rispetto, affetto e nostalgia, per la serietà e l’umanità con cui rappresentava allora e ancora oggi una concezione della politica competente e coraggiosa, consapevole della necessità di riferirsi ai principi della democrazia e di porre la partecipazione della gente al centro della propria legittimazione.
La maggior parte di queste realtà oggi scompare, perché la situazione è politicamente cambiata. Un esempio clamoroso è quello del sindaco e lista civica della Vall’Aurina, alternativa vincente per molti anni, nonostante il boicottaggio dell’amministrazione provinciale. Sindaco, assessori, consiglieri si ritirano, senza che vi sia alcun seguito a un lavoro ottimo e realizzato sempre con la partecipazione e il consenso della cittadinanza.
Sconfitta a livello provinciale l’ipotesi di una convivenza interetnica come modello alternativo a quello separatista che (con)divide il bilancio ma coltiva la diffidenza fra gli esseri umani, il binomio di maggioranza e opposizione, - dopo essere stato troppo a lungo rimandato attraverso la sua sostituzione con una contrapposizione etnica artificialmente provocata, - si articola oggi in modo diverso. Molte liste di destra si contrappongono alla Svp, partito di centro-destra. Liste diverse ma di area Svp si fanno concorrenza fra di loro per offrire una finta alternativa agli esponenti di un partito la cui mancata evoluzione ne fa temere la tenuta di fronte allo scontento popolare. Non tanto diversamente da quanto accade in Italia, dove l’alternativa è interna al centro destra, visto lo sbando del centro sinistra. I Freiheitlichen presentano liste in moltissimi comuni, e perfino a Bolzano, e così la Südtiroler Freiheit, il nuovo partito di Eva Klotz. A questi si aggiunge l’Union für Südtirol.
L’alternativa democratica si sviluppa ignorando la presenza di diversi gruppi linguistici. I partiti di destra, soprattutto i Freiheitlichen, stanno moderando i toni del conflitto etnico, spesso in sorprendente sorpasso di fronte a una Svp che, impaurita per il timore di perdere voti, deraglia su posizioni pre-chiusura del pacchetto. La decisione del direttivo del partito di appoggiare il sindaco uscente (ma già minacciando pesanti condizioni per non mostrarsi troppo amici degli italiani) nella competizione di Bolzano, sembra dettata ben più dal timore della sconfitta che dalla convinzione della necessità di lavorare insieme non solo per obbligo statutario all’interno delle istituzioni. Una decisione, oltre che inevitabile, buona, che lascia l’amaro in bocca per il suo ventennale irrecuperabile ritardo.