Porfido: un appello contro i licenziamenti
Da un anno si susseguono i licenziamenti di lavoratori del porfido e i più colpiti, finora, sono stati gli operai extracomunitari, con conseguenze pesanti anche per le loro famiglie. È giunto il momento di rompere il silenzio e dar voce all’indignazione verso comportamenti socialmente irresponsabili. È inaccettabile che si cancellino in un anno quasi 200 posti di lavoro senza aprire un confronto serio con i lavoratori e i sindacati. Nemmeno il silenzio degli amministratori locali è accettabile: il porfido è una risorsa collettiva e sarebbe doveroso un loro intervento a tutela del diritto al lavoro. Facciamo pertanto appello agli operai italiani perché respingano la propaganda xenofoba o la diffidenza nei confronti dei loro compagni di lavoro non italiani.
Rivolgiamo il nostro appello anche ai sindacati affinché abbandonino la strada della risposta individuale ai licenziamenti e impostino una battaglia collettiva per impedire l’espulsione di altri operai e far rientrare per quanto possibile i licenziamenti già effettuati.
Ci appelliamo anche agli imprenditori perché si assumano la loro parte di responsabilità sociale, evitando di trattare i lavoratori come numeri per cercare di vedere le persone e le loro famiglie.
Testimoniamo infine la nostra vicinanza agli operai licenziati, con particolare attenzione per gli extracomunitari, penalizzati da una legislazione sull’immigrazione che li rende deboli e ricattabili.
Per questo invitiamo chi condivide questa iniziativa a firmare il presente appello versando almeno 1 euro per contribuire alle spese del Comitato e costituire un fondo a sostegno delle famiglie colpite dai licenziamenti.
Per superare la rassegnazione proponiamo di impegnarci sui seguenti obiettivi:
Riunire i lavoratori del porfido licenziati, raccogliere i dati relativi alla situazione di ognuno e valutare i casi di maggior disagio sia sotto il profilo economico che delle difficoltà relative ai permessi di soggiorno, allo scopo di individuare i provvedimenti necessari ad alleviare i disagi e a superare le difficoltà. Per quanto riguarda le difficoltà economiche, si potrebbe costituire un fondo di solidarietà, finanziato anche con le entrate relative ai canoni di concessione e quindi con la partecipazione della PAT e delle amministrazioni locali.
In secondo luogo si potrebbero concordare con l’Ente pubblico percorsi preferenziali per l’accesso temporaneo a posti di lavoro alternativi, ferma restando la necessità di concordare con le parti il reinserimento dei lavoratori nel settore del porfido.
Quanto alle difficoltà relative al rinnovo dei permessi di soggiorno (che spesso arrivano tardi, già scaduti), vanno individuati provvedimenti temporanei e urgenti, quali deroghe specifiche, da concordare con la Questura e la Provincia.
Tutto ciò anche per evitare situazioni di indigenza ed ulteriore emarginazione, il lavoro nero, la decadenza dei permessi di soggiorno, la clandestinità o un secondo sradicamento per queste famiglie.
Per quanto riguarda i lavoratori licenziati prossimi alla pensione, va concordato un percorso occupazionale che li accompagni all’età pensionabile. Vanno anche valutati provvedimenti di prepensionamento, tenuto conto anche del lavoro usurante, i cui oneri devono essere però a carico delle aziende.
Vanno convocate tutte le parti interessate (gli imprenditori e loro associazioni, la Provincia e le amministrazioni locali) a un tavolo di trattativa con i lavoratori e i sindacati al fine di:
- definire la situazione e le prospettive del settore del porfido;
- individuare i provvedimenti più adeguati (riduzione dell’orario, cassa integrazione) per fronteggiare le situazioni più gravi ed evitare altri licenziamenti;
- elaborare un intervento che porti a una ristrutturazione del settore sulla base della responsabilità sociale dell’impresa e quindi rispettosa degli interessi collettivi, senza ricorrere a nuovi licenziamenti;
- elaborare un piano di rientro dei licenziamenti effettuati.
Comitato in Solidarietà con i Lavoratori del Porfido Licenziati
Mirko Saltori (Meano), Youssef Marras (Marocco), Kamber Mazllami (Macedonia), Cai Mi Hon (Cina), Walter Ferrari (Lases)