La vita non è un film

Il femminile di Boccaccio è boccaccia? È per questo motivo che c’è chi pensa che un cambio di genere renda accettabile un linguaggio degenere, spacciandolo per “decamerotico”? Come in un film di serie B, nella sua recente visita a Pieve Tesino, l’attore Umberto Bossi, con voce roca e grassa, si è complimentato con l’amico Boso per il suo successo con le donne (?) ed ha fatto la battuta che il giorno successivo viene riportata sui giornali locali: “Le giovani pagano in natura, quelle di una certa età pagano con i voti”.

Ma quale natura? Quella debosciata di uomini che hanno la virilità in bocca? Dobbiamo adattare il decasillabo manzoniano “S’ode a destra uno squillo di tromba...”, sfruttando le diverse accezioni di “squillo” e “tromba” e l’assonanza di “s’ode” e “sode”?

Non è possibile tollerare certe porcherie, smettiamola di ammiccare e costringiamo questi ripugnanti personaggi alla fuga (senza sbagliare vocale).

Siamo in un Paese dove il testo originario del diritto di famiglia del 1942 concepiva una famiglia fondata sulla subordinazione della moglie al marito e solo nel 1975 venne riconosciuta la parità dei coniugi, dove solo nel 1981 fu abolito il “delitto d’onore” e solo nel 1996 lo stupro fu riconosciuto come un crimine contro la persona. Sembra un film horror, dove le donne e gli uomini restano muti dallo sgomento ma io, donna matura, non ho paura di indignarmi contro la mancanza di rispetto delle donne, dove le giovani sono considerate leggere e le anziane utili solo a e-leggere. Basta film di serie B, basta vita di serie B: raccogliamo “Fiori d’acciaio” ai piedi de “L’albero di Antonia”.

E voliamo, come “Angeli d’acciaio”, attente e attenti a non fare, come in “Johnny Stecchino”, il gioco di alzare la gonna alla moglie del ministro.