Col Tibet a Mezzolombardo
300 persone e tanta solidarietà.
Vento dal Tibet era il titolo dell’iniziativa svoltasi a Mezzolombardo il 23 aprile. Ed è stato un vento impetuoso quello che ha spinto oltre 300 persone ad affollare oltre ogni misura il teatro (una cinquantina di spettatori hanno trascorso due ore seduti sugli scalini o in piedi). Cittadini di Mezzolombardo, della piana Rotaliana, del capoluogo e di altri luoghi hanno dimostrato con la loro presenza la popolarità di cui gode in questo momento il movimento di rivendicazione dei diritti del popolo tibetano.
L’iniziativa è stata organizzata dalla locale sezione S.A.T. con l’appoggio del Comune. "Una serata per sensibilizzare e informare su quel che accade in Tibet, la vita dei profughi, la cultura tibetana con la proiezione del film realizzato da un gruppo di trentini che qualche mese fa hanno visitato quel Paese. Un viaggio – han detto gli organizzatori, di ricerca spirituale e grandi panorami conclusosi sulle nevi perenni della montagna in assoluto più sacra, il Kailash.". Il film, della durata di una quarantina di minuti è stato preceduto e seguito dagli interventi di alcuni ospiti coordinati dal giornalista Carlo Martinelli.
Il tibetano Tenzin Khando ha ricordato la triste vita dei profughi e quella ancora più dura dei tibetani in patria, in questo momento sottoposti ad uno dei ricorrenti acuti di repressione con centinaia di morti della cui misera fine il governo in esilio a Dharamsala (India) dispone di prove certe. Nonostante ciò, Khando, in sintonia col messaggio del Dalai Lama, ha cercato di distinguere le responsabilità del popolo cinese da quelle del governo. Ha chiesto che si continui a parlare di Tibet per tenere sotto pressione la grande potenza, sperando che si arrivi ad un riconoscimento della tanto invocata autonomia (non più l’indipendenza) dei tibetani, con la possibilità di studiare la propria lingua e praticare la cultura tradizionale.
Dello stesso parere si è detto Roberto Pinter, in rappresentanza del Consiglio Regionale, che ha ricordato la formidabile occasione fornita dalle Olimpiadi di Pechino per indurre la Cina a fare i conti con i tanti problemi di democrazia interna. Pinter, che da anni ha sposato la causa del Dalai Lama e tanto ha fatto per portarlo a Trento in almeno due occasioni, ha ricordato che il nazionalismo è una brutta bestia che non ammette la presenza delle minoranze. Anche l’Europa, e l’Italia stessa (col problema sudtirolese) in un passato nemmeno tanto lontano, hanno conosciuto momenti di repressione delle minoranze etniche.
Claudio Kerschbaumer, la guida alpina che ha organizzato il trekking dal quale è stato tratto il film (una proiezione priva di qualunque retorica "montanara"), ha ricordato un altro esempio di repressione delle minoranze constatato nel corso dei suoi viaggi: la drammatica situazione degli aborigeni australiani, del cui disumano trattamento solo recentemente le autorità locali hanno ammesso la responsabilità.
Caterina Bonapace, antropologa, ha ricordato il profondo significato del Mandala, una forma artistica tibetana che rappresenta e sintetizza la grande spiritualità di quella cultura , e Stefania Marchesini, rappresentante dell’Associazione Italia-Tibet ha citato le cifre della diaspora tibetana e le vittime - un milione! - dall’inizio dell’occupazione cinese, avvenuta nel 1950. Ha quindi illustrato le iniziative in corso e future (vedi www.italiatibet.org ).
Nell’atrio del teatro l’Associazione Italia Tibet aveva allestito un tavolo di libri, di gadget pro Tibet e di prodotti artigianali . Anche Mandacarù di Mezzolombardo ha offerto il suo piccolo contributo, ricordando l’iniziativa di commercio equo e solidale che da anni è stato instaurato con i tibetani della diaspora.
Commercio e solidarietà
Tibetan Refugees Self Help Handicrafts (TRSHH) è nata nel 1981 ad opera della Central Tibetan Relief Committee e di una fondazione di beneficenza presieduta dal Dalai Lama. Entrambe le organizzazioni sono impegnate in attività a sostegno dei tibetani in esilio, concentrati soprattutto nel ord dell’India, in Nepal e Buthan. TRSHH cura la vendita in India e all’estero di prodotti artigianali, impegnandosi anche nello sviluppo dei prodotti e nel controllo della qualità. I produttori che fanno riferimento a TRSHH sono 5.000 artigiani sia tibetani della diaspora, che realizzano oggetti raffinati tipici della cultura tibetana, sia indiani, che producono un artigianato più commerciale. Di questa produzione, Ctm altromercato acquista gioielleria e bigiotteria. Il ricavato delle vendite è impiegato per attività di tipo sociale. Agli artigiani indiani vengono garantite condizioni di lavoro dignitose, mentre le comunità tibetane possono contare sui benefici del commercio equo e solidale.
I tibetani che hanno lasciato il Paese hanno organizzato un proprio governo in esilio con sede in India. Fra le strutture promosse dal governo tibetano, vi è la Central Tibetan Relief Committee (CTRC), un’organizzazione non profit che si occupa del benessere socio-economico dei tibetani in esilio. Tra gli obiettivi perseguiti, la creazione di micro-imprese individuali o cooperative, il miglioramento delle strutture economiche degli insediamenti tibetani e la salvaguardia della cultura tradizionale.