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QT n. 9, 3 maggio 2008 Servizi

La Marcialonga non è una mangiatoia

Il presidente di Marcialonga ribatte ai rilievi critici contenuti in un articolo di Luigi Casanova.

Alfredo Weiss

Recentemente su Questotrentino è apparso, a firma di Luigi Casanova, un articolo con il titolo Marcialonga: una mangiatoia proprio per tutti?. Mangiatoia la Marcialonga? Ritengo anzitutto di non accettare il concetto di "mangiatoia". Mangiatoia sta per superficialità, per un sistema pressappochista, clientelare, il metodo dei privilegi. E’ convinzione del direttivo e dei nostri Comitati Organizzatori (Marcialonga, Cycling, Running ), nonché di tutti i presidenti dei comitati locali (lavorano tutti in forma volontaria e non ci sono compensi) che la Marcialonga debba contribuire allo sviluppo della nostra Comunità in termini sociali, culturali, tradizionali e, considerato che sostiene dei costi, che abbia un ritorno economico diretto ed indiretto: il che è negli obiettivi di qualsiasi buon amministratore del bene pubblico e di qualsiasi impresa privata.

Si respinge pertanto il concetto di "mangiatoia", anche nel rispetto delle tante persone impegnate in forma volontaria con il direttivo ed i vari comitati locali. Per questa ragione, oggi la Marcialonga è un patrimonio di tutti ed è diventata cultura e tradizione. Di come la popolazione senta la Marcialonga, ne sono un esempio concreto le oltre 100 persone di Masi che hanno organizzato una cerimonia di apertura di straordinario valore culturale e tradizionale, ma lo sono anche i tanti esempi straordinari e positivi di tutto il volontariato istituzionale e individuale impegnato per la Marcialonga, ma anche nelle tante iniziative che si realizzano in ogni paese delle nostre due valli, in ogni campo della vita civile.

La Marcialonga organizza tre importanti eventi internazionali: la Marcialonga a gennaio, la Cycling a giugno e la Running a settembre. Consapevoli di avere un ruolo sussidiario, siamo impegnati ad ottimizzare ogni risorsa per migliorare la nostra organizzazione, per realizzare sinergie con il territorio, con gli enti pubblici, con le imprese ricettive e commerciali, per creare valore aggiunto ai nostri sponsor, che sono, guarda caso, soprattutto imprese trentine; quindi facciamo marketing territoriale che contribuisce anche alla riduzione dei costi dei tre eventi. L’Università di Trento ha valutato che, nella settimana della Marcialonga, la ricaduta diretta economica su tutte le attività turistiche e commerciali in Fiemme e Fassa raggiunge i tre milioni e mezzo di euro!

Costi. La Marcialonga è una Società Cooperativa, ha l’obbligo di fare un bilancio che viene presentato, come qualsiasi altra società, alla propria assemblea per l’approvazione e poi inviato allo Stato. Può essere esaminato da chiunque.

Le spese dei Comuni. Le spese dei Comuni sono tutte ampiamente deliberate, documentate e sono a disposizione di chi le richiede. Il sig. Luigi Casanova, quale amministratore comunale, sa che può avere queste informazioni senza difficoltà, deve solo chiederle.

La Marcialonga e i Comuni. E’nostra convinzione che il ruolo dei Comuni sia molto importante per la nostra organizzazione. Con loro ci poniamo l’obiettivo di aprire la pista di fondo valle per Natale. Lo scorso dicembre, contrariamente a quanto affermato nell’articolo, per Natale erano pronti circa 20 km. di pista in Fiemme-Predazzo Ponte Gazo/ Molina e 20 km. in Fassa tra Moena/San Giovanni e Pozza/Canazei . Questo lavoro viene realizzato per dare alla nostra gente, agli sportivi e ai turisti un’occasione di divertimento, di sport e relax ed è molto apprezzato.

L’acqua.

E’ un bene prezioso, che va gestito nel migliore dei modi. Deve servire per l’equilibrio della natura e del territorio che è il nostro principale patrimonio. L’acqua deve servire per le primarie necessità delle persone, per le aziende ricettive, per le attività industriali, artigianali ed agricole. Il turismo invernale può fare a meno della neve prodotta con i cannoni? Siamo tutti consapevoli che questo è un compromesso, ma un compromesso a fin di bene. Quali le alternative? Aziende ed alberghi chiusi, disoccupazione, un montagna più povera, il ritorno all’emigrazione. Non possiamo inoltre dimenticare che durante il periodo turistico, nella sola Val di Fassa, lavorano nelle strutture ricettive e nel settore impianti oltre 3.000 persone!

L’acqua per la Marcialonga. Giusto che si discuta sul suo utilizzo, ma non si è mai saputo che qualcuno o qualcosa abbia avuto danni in seguito all’uso dell’acqua per la produzione di neve per la Marcialonga. L’accordo con i Comuni è chiaro: la Marcialonga utilizza solo l’acqua in sovrappiù, cioè che non è necessaria, quella che viene comunque scaricata nel torrente Avisio. E’ giusto o no che quest’acqua sia usata per la Marcialonga?

La Ciclo-pedonale di fondovalle. Tutti possono riconoscere il nostro impegno per la sua realizzazione.Nel 1992 la Marcialonga, proprio per quel ruolo sussidiario che è consapevole di esercitare, ha proposto alle Amministrazioni Comunali e alla Provincia la realizzazione della ciclo-pedonale quale percorso per bici, camminate e per altre attività sportive da utilizzarsi da dicembre a febbraio quale pista per lo sci nordico, permettendo così quel fondo escursionistico tanto amato dalla nostra gente e dai turisti.

Questa soluzione della ciclo-pedonale è stata ricercata per offrire un percorso a diverse attività sportive e, per quanto riguarda la Marcialonga, per facilitare la preparazione della pista, contenere i costi di preparazione e di mantenimento della stessa, ma anche per evitare che il percorso debba attraversare molti terreni privati. A questo proposito, il direttivo sarà sempre profondamente grato a tutti i proprietari dei terreni su cui la Marcialonga deve necessariamente transitare, senza alternative.. .

C onclusioni. L’articolo disinforma, crea sospetti e diffidenza, fa affermazioni non veritiere, è fonte di forti pregiudizi. Ciò che dispiace è che queste opinioni siano espresse da persona che ha molta sensibilità nella difesa dell’ambiente ma, proprio perché portatore di valori, prima di esprimere tali giudizi dovrebbe informarsi in Marcialonga, presso i suoi dirigenti, e ciò anche nel rispetto di quello straordinario movimento di volontari istituzionali ed individuali che collabora con noi per la realizzazione dei nostri tre eventi. Dopo di che, chicchessia potrà maturare personali opinioni e fare proposte che saranno oggetto di un proficuo confronto democratico.

Nell’articolo si propone di ripensare l’evento, di valutare se la ricaduta economica sarà diffusa, di fare un bilancio sociale dei costi e delle privazioni. La Marcialonga raccoglie queste richieste in forma positiva, ben consapevole che i tempi richiedono una riflessione, sperando di avere il rispetto della verità e la consapevolezza che la Marcialonga non è solo un business per alcuni, ma soprattutto un fatto di cultura, di tradizione, di sport, di stile di vita che favorisce la crescita civile di tutta la popolazione delle valli di Fiemme, di Fassa e del Trentino.

Alfredo Weiss è il presidente di Marcialonga.

Risposta

Più trasparenza per evitare i sospetti

La risposta data dal presidente della Marcialonga all’articolo critico apparso tre mesi fa sulla rivista è un invito a noi tutti, sportivi, opinionisti, cittadini a metterci in discussione. La replica in parte conferma e rafforza i nostri contenuti. Ma mette anche in evidenza quali siano le lacune oggi presenti in qualunque settore amministrativo della nostra provincia, quanto queste siano consolidate e quanta sia la difficoltà per queste imprese, sportive o di altro genere, a rapportarsi con la società civile.

Va detto che chi scrive ha sempre sostenuto la Marcialonga, è convinto della sua storica importanza e dei benefici che questa gara, questa intuizione, che ho definito geniale, ha portato alle valli di Fiemme e Fassa. Ma come ho scritto nel servizio in questione, sono anche convinto che tutto l’insieme organizzativo dell’evento oggi vada ripensato, alla luce dei mutamenti culturali e della sensibilità delle persone, alla luce dei mutamenti ambientali in atto: anche per rimanere all’avanguardia, specie in tema di tutela dell’ambiente e di risparmio energetico.

Il termine usato nel titolo, mangiatoia, ha scosso i dirigenti della organizzazione. Ma questo è il termine che ho mutuato proprio dal personale che lavora lungo il percorso, è stato il sostantivo che ha provocato l’articolo. Infatti proprio un caposervizio, con intolleranza ed asprezza davanti ad una mia minima critica per l’apposizione di uno striscione pubblicitario su uno spazio privato, mi si è rivolto affermando che "tuti i magna dalla Marcialonga, anche i dipendenti pubblici, propio ti che te sei consiglier", spiegando poi in modo grezzo, seccato, come lui intenda questo mangiare.

Sono ormai diversi anni che lungo il percorso della Marcialonga si nota disaffezione, che nella popolazione serpeggia diffidenza verso l’organizzazione, proprio perché è evidente come si sia formata una "casta" di personaggi che dall’organizzazione dell’evento traggono vantaggi più o meno diretti, in termini di visibilità, di ambizione, ma anche economici: si pensi alle diverse ditte, pagate, che rimuovono e trasportano migliaia di metri cubi di neve lungo tutto il percorso. E’ proprio questa crescente diffidenza che dovrebbe suggerire alla organizzazione della Marcialonga di aprire nuovi canali di comunicazione e di coinvolgimento attivo della popolazione, è questo passaggio, di pura richiesta di trasparenza, l’unico che può sconfiggere l’idea di una "magnadora" o della strutturazione in valle di privilegi, siano questi grandi o piccoli.

Per fare questo, proprio raccogliendo le diffidenze sempre più generalizzate e diffuse in valle, abbiamo suggerito alla Marcialonga di elaborare e confrontarsi pubblicamente su un bilancio sociale.

Non si tratta di discutere e rendere pubblici solo i costi della iniziativa e dei contributi pubblici ottenuti. Si tratta di valutare i costi ambientali ed energetici, la ricaduta sociale, evidenziare lacune, individuare correzioni, come consolidare sul territorio l’immagine positiva e come affrontare le criticità presenti. Un bilancio sociale (che è cosa ben diversa dell’aridità contabile di un bilancio economico) viene presentato in tutte le vallate alpine da iniziative simili e nelle vallate o nei paesi si aprono confronti che costruiscono coesione e condivisione.

Nel concreto, è ben vero che il bilancio della Marcialonga è pubblico: ma come può il semplice cittadino averne copia senza dover scendere a Trento, senza dover passare attraverso lo sguardo diffidente del dipendente o dirigente se la richiesta di tale strumento viene fatta direttamente all’organizzazione, o peggio ancora nei comuni? Nelle valli ogni residente si sente sottoposto alla pressione del controllo sociale e questo non aiuta né la crescita culturale né la democrazia.

E invece preoccupante come la società sbrighi in poche righe la questione della spesa dei Comuni, affermando che sono spese che si ricavano senza difficoltà, a semplice richiesta.

I nostri comuni non sono così trasparenti. Se un consigliere comunale chiede tali informazioni, il sindaco di turno (a Cavalese specialmente, ma non solo, è prassi comune) prima di elencare una sola cifra utilizzerebbe due terzi del tempo per attaccare il consigliere ed accusarlo di essere contrario alla manifestazione, perché una richiesta di trasparenza, di controllo sull’uso delle risorse pubblichbe diverrebbe oggetto di attacco politico. E poi - lo si sa con certezza - la parte più consistente delle spese di un comune, specialmente per i due maggiormente coinvolti, Cavalese e Moena, non è direttamente valutabile. Si tratta di centinaia di ore di lavoro delle squadre di operai e dei mezzi comunali messe a disposizione della Marcialonga, si tratta di utilizzo di risorse interne che non vengono nemmeno contabilizzate, si tratta di consumi idrici ed elettrici: alla fine si totalizzano migliaia di euro che nemmeno si trovano specificati in un classico bilancio economico. Ecco perché c’è bisogno di trasparenza, di conoscere l’effettivo costo della manifestazione.

Quanto poi alla pista, quest’anno non è mai stata agibile nella sua interezza. Un primo innevamento del tracciato è stato distrutto dalle temperature alte, poi è andata discretamente durante gennaio (escluso il tratto non certo trascurabile Soraga-Predazzo), per poi ritornare subito inagibile e definitivamente già il giorno dopo la manifestazione, causa il vento di foen che ha distrutto lavoro, neve, energia consumata in oltre un mese di impegno.

Proprio la precarietà delle condizioni meteorologiche dovrebbe imporre alla Marcialonga più attenzionenell’uso della risorsa idrica pubblica (torrenti) degli acquedotti comunali, ed energetica.

La risposta che troviamo, tanto superficiale, lascia perplessi. E’ indice di una grave sottovalutazione del tema. Non è assolutamente vero che gli acquedotti dei comuni siano in grado di soddisfare le necessità dell’innevamento della pista della Marcialonga, da anni sia a Moena che a Ziano, ma - ci informano persone direttamente coinvolte - anche altri comuni, rimangono con le vasche prosciugate. L’organizzazione Marcialonga non viene nemmeno sfiorata dall’idea che la valle di Fassa abbia esagerato nel modo con il quale si è sviluppata. Non sono solo 3000 le persone che lavorano nel settore turismo e neve, ma oltre 5000. Oltre 3000 dipendenti ad ogni stagione vengono da fuori valle.

Come si vede, si è superato ogni limite nell’accoglienza, nel bisogno di qualità dell’offerta e dei servizi, nel consumo di paesaggio e nel consumo della risorsa idrica. Proprio la carenza della risposta da parte della società dimostra quanto sia urgente il bisogno di affrontare, non solo per la Marcialonga, l’elaborazione ed il confronto pubblico con la proposta dei bilanci sociali.

Non ho alcun intento di diffondere pregiudizi, né sospetti. Ho invece raccolto quanto si discute in valle, le perplessità sempre più forti dei cittadini ed ho suggerito alla società Marcialonga una via d’uscita, anche per evitare di ritrovarsi, come struttura, sempre più oppressa, lontana dalla popolazione, coperta da sospetti per lo più ingiustificati. Quando la trasparenza viene limitata, offre spazio alla diffidenza.

Consapevole di questo ho scritto l’articolo e non posso quindi che accogliere in modo positivo le conclusioni della lettera della organizzazione sportiva, sperando che i temi qui sottolineati, ricaduta economica, settori coinvolti (trasparenza del bilancio e dei costi pubblici, risparmio idrico ed energetico, rispetto delle persone e delle proprietà) diventino patrimonio condiviso da tutti i dirigenti, dei volontari e della cittadinanza delle valli di Fiemme e Fassa. All’interno di un confronto pubblico, sereno e propositivo.

Luigi Casanova