I miracolati delle stock option
Come nasce un Paperon de Paperoni.
Sì, è proprio così: anche i ricchi piangono. Perché non è vero che sono tutti ricchi allo stesso modo; ci sono ricchi e ricchi. Ad esempio, cosa volete che siano le pensioni d’oro che prendono i politici, come ci ha fatto conoscere L’Espresso di qualche mese fa, in confronto a quello che guadagnano i cinquanta più gettonati golden boy italiani, dirigenti delle grandi banche e aziende nazionali, comprese le loro liquidazioni d’oro?
Oltre agli stipendi, la cui entità non conosciamo ma immaginiamo, questi moderni principi guadagnano cifre stratosferiche. Indovinate come? Con le cosiddette stock option. Un meccanismo semplice escogitato da grandi banche e aziende per arrotondare i salari dei loro top executive, come li chiamano negli Stati Uniti.
Ogni anno grandi e piccole aziende, purché quotate in borsa, conferiscono ai propri dirigenti pacchetti di azioni per integrare i loro stipendi, che possono riscuotere o direttamente dalla propria azienda o rivendendole in borsa.
Il più paperone di tutti è Rosario Bifulco, amministratore delegato di Lottomatica, con 37,354 milioni di euro guadagnati nel 2006, ribattezzato "il re delle stock option". Al secondo posto c’è Corrado Passera, di Banca Intesa, con 25,836 milioni di euro. Peccato per lui; nel 2005 era al primo posto, ma il Bifulco gli ha tolto la pole position. Poi la graduatoria scende e in ottava fila si trova il Luca Cordero di Montezemolo, premiato da Fiat & Ferrari con oltre 10 milioni di azioni (l’elenco completo è stato riportato sul Sole 24 ore).
Lottomatica e Mediobanca sono state le più generose, piazzando nella prima cinquina ben quattro cavalli di razza.
Il Bifulco e il Passera, pensate, hanno guadagnato rispettivamente 97.000 e 71.000 euro al giorno per 365 giorni all’anno (solo in stock option), comprese le domeniche; 12.000 e 5.900 euro l’ora ciascheduno, considerando una giornata lavorativa di 12 ore. Roba da far impallidire lo stesso Cimoli, direttore prima di delle FF.SS. e poi di Alitalia. Lui, poveretto, ha avuto una liquidazione dallo Stato di soli 9 milioni di euro, per le ferrovie, e per guadagnarsi 12.000 euro ha impiegato un giorno intero. Poi ci si chiede perché le ferrovie sono allo sfascio o l’Alitalia ha fatto flop! Sono miserie le retribuzioni dello Stato a confronto del privato.
L’etica non c’entra niente; è solo una questione di pari opportunità. Ecco perché quando il nuovo governo ha posto il tetto di 500.000 euro ai grands commis di Stato, qualcuno ha arricciato il naso e, ciurlando sul manico, è riuscito a strapparne altri 250.000 che aggiunti ai primi hanno portato il tetto a 750.000 euro: il massimo per un amministratore pubblico. Non un euro in più. Perché, si è sostenuto, questi piccoli incentivi servono a interrompere la fuga dei cervelli.
Se vogliamo continuare ad essere un Paese del gruppo di testa, non possiamo esportare materia grigia e importare gambe e braccia dal Terzo Mondo, perché gli arti inferiori e superiori non pensano e non inventano. Poi diciamoci la verità: ascoltare tutti i giorni la solita cantilena sugli stipendi di mille euro al mese è una noia infinita. Vogliamo mettere i reality show che ci regalano questi paperoni con i loro yacht multimiliardari, circondati da belle donne, da fiumi di champagne e la loro mondanità da copertina al Millionaire! Magari a confronto con le deprimenti immagini che la Tv ci propina (sempre meno) dall’Africa, dal Medio Oriente e dai luoghi della sofferenza planetaria?!
Meglio guardare ad ovest, oltre oceano, la nuova frontiera degli zii d’America, al cui confronto i nostri principi sono solo principini in fasce.
Bob Nardelli, di Home Depot, con 210 milioni di dollari in stock option, ha fatto scalpore nel 2007, come Henry McKinnel della Pfizer nel 2006 con 200 milioni. Ma sono ancora niente in confronto ai 410 milioni di Lee Raymond della Exxon Mobil.
Chi sono costoro? Emeriti sconosciuti, la cui notorietà dipende dalle multinazionali, quelle sì molto note, per cui essi lavorano. Pensate che gli americani hanno verificato che il mega stipendio di un chief executive officier, così si chiamano, è di ben 411 volte superiore a quello di un normale lavoratore (in Gran Bretagna è pari a 32, in Francia a 23 e in Germania a 20). Poi ci si chiede perché la benzina è troppo cara e la gente comune non arrivi a fine mese. Misteri di questa pazza economia moderna.
Stock option, i primi 50 d’Italia
Guadagni nell’anno 2006 in milioni di euro. Plusvalenze al lordo delle tasse.
1. Rosario Bifulco, Lottomatica: 37,354
2. Corrado Passera, Banca Intesa: 25,836
3. Francesco Saverio Vinci, Mediobanca: 17,300
4. Marco Sala, Lottomatica: 15,600
5. Maurizio Cereda, Mediobanca: 12,566
6. Massimo Di Carlo, Mediobanca: 12,541
7. Michele Preda, Marazzi: 11,079
8. Luca Cordero di Montezemolo, Fiat e Ferrari: 10,269
9. Guido De Vivo, Mittel: 9,514
10. Francesco Micheli, Banca Intesa: 8.838
11. Matteo Arpe, Capitalia: 8,784
12. Renato Magliaro, Mediobanca: 7,973
13. Alberto Nagel, Mediobanca: 7,643
14. Luca Garavaglia, Campari: 7,016
15. Gabriele Galatei, Mediobanca: 6,438
16. Francesco Monti, Esprinet: 5,900
17. Sandro Salvati, Toro: 5,820
18. Gianclaudio Neri, Piaggio: 5,475
19. Fabio Innocenzi, Bpvn: 5,429
20. Antonio Giraudo, Juventus: 5,060
21. Giovanni Boccolini, Banca Intesa: 4,878
22. Matteo Restelli, Esprinet: 4,700
23. Roberto Nicastro, UniCredit: 4,057
24. Silvano Cassano, Benetton : 3,711
25. Gaetano Micciché, Banca Intesa: 3,709
26. Maurizio Rota, Esprinet: 3,540
27. Rocco Sabelli, Piaggio: 3,510
28. Giorgio Girelle, Banca Generali: 3,117
29. Carmine de Robbio, Capitalia: 2,860
30. Alberto Giordano, Capitalia: 2,699
31. Jurgen Dennert, Capitalia: 2,683
32. Olivier de Poulpique, Pirelli: 2,560
33. Fabio Gallia, Capitalia e Banca Roma: 2,537
34. Massimo Arrighetti, Banca Intesa: 2,362
35. Massimo Minolfi, Bpvn: 2,262
36. Piermario Motta, Banca Generali: 2,226
37. Stefano Saccaridi, Campari: 2,105
38. Paolo Marchesini, Campari: 2,037
39. Vincenzo Visone, Campari : 1,950
40. Giovanni Gorno Tampini, Banca Intesa: 1,805
41. Enrico Ascari, Bnl: 1,700
42. Domenico D’Arpizio, Erg: 1,676
43. Mario Aramini, UniCredit: 1,470
44. Andrea Simoncelli, Toro: 1,258
45. Maurizio Faroni, Bpvn: 1,199
46. Carlo Bianco, Pirelli: 1,180
47. Marco Bardelli, Esprinet: 1,180
48. Valerio Casari, Esprinet: 1,180
49. Giovanni Gilli, Banca Intesa: 1,177
50. Attilio Invernizzi, Toro: 1,129.