Molti nomi nuovi, poco rinnovamento
Il nuovo Consiglio della Magnifica Comunità di Fiemme.
Il voto per il rinnovo del Consiglio di Regola della Magnifica Comunità di Fiemme ha confermato quanto già si percepiva nella valle: la sfiducia ormai diffusa tra i Vicini, la necessità di provare comunque a cambiare volti. Il nuovo statuto, uno strumento modificato solo sei mesi prima del voto e teso a ridurre gli spazi di confronto politico, ha dimostrato la sua efficacia e la forza dei meccanismi perversi che ha introdotto. Vediamo come.
In una sola Regola, Castello-Molina di Fiemme, il candidato uscente ha vinto in modo chiaro con un confronto fra più liste. Si tratta del Vicescario uscente, Claudio Demarchi, la persona che ha saputo indirizzare ogni passaggio della Comunità, un uomo divenuto forte grazie alla debolezza dei colleghi.
Nelle Regole dove c’è stata conferma degli uscenti (solo in altre 3 su 11) le vittorie sono dovute alla assenza di concorrenza. Ma anche dove la concorrenza c’è stata (pensiamo a Predazzo con la presenza di ben quattro liste), i cuori non battevano di passione. Complessivamente si è recato al voto solo il 51% degli elettori e in ben quattro Regole non si è raggiunta la maggioranza dei votanti. Sono numeri che marcano con forza il progressivo distacco dell’ente dal comune sentire dei Vicini.
La volontà di cambiare la ritroviamo espressa nel voto delle tre Regole più importanti: Cavalese, Tesero e Predazzo.
A Cavalese si scontravano solo due liste: una espressione della maggioranza del governo locale, guidata dal Presidente del Consiglio comunale Carmelo Zini e l’altra che rappresentava un insieme eterogeneo di vecchi personaggi legati alla DC e alla destra del paese. Hanno vinto questi ultimi, non certo in forza di un programma credibile (“I valori fondanti della nostra Società di derivazione Cristiano Giudaica che l’hanno forgiata, sono messi in discussione…”), ma approfittando della debolezza amministrativa della maggioranza di Cavalese, di un distacco sempre più marcato fra amministratori e cittadini. Si è trattato di un voto politico rivolto contro l’attuale amministrazione comunale, oltre cento i voti di distacco, una disfatta.
A Tesero un’altra sorpresa dentro un confronto fra tre contendenti: il Regolano uscente è stato sconfitto da una lista snella, guidata dal custode forestale locale.
A Predazzo a contendersi il posto di Regolano c’erano quattro candidati. I favoriti, l’ex Sindaco Renato Tonet o l’arch. Luigi Morandini, hanno subito una pesantissima sconfitta ad opera di due guardaboschi; quello della Regola feudale e quello comunale. Questo è forse il risultato più sorprendente, quello che meglio fa intendere quanto fosse diffusa la volontà di cambiare logica, volti, metodo di governo.
Ma al di là delle importanti sorprese, se si va a fondo e si leggono i programmi sostenuti dalle diverse liste, si rimane delusi. Non si trova innovazione, non si trovano percorsi di collaborazione fra enti ed istituzioni, non c’è traccia di un progetto di valle. Tutti i programmi sono un insieme di retorica sui valori tradizionali dell’ente, sulla necessità di una rinascita, un’invocazione a ritrovare la democrazia perduta senza saper indicare nuovi sentieri o alleanze. Al di là dei nomi dei futuri Regolani, è uscito chiaro un solo vincitore: il dettato del nuovo Statuto.
Infatti, in molte Regole alcune liste che partivano sfavorite (pensiamo a quelle progressiste) nemmeno si sono presentate, sapendo che ai perdenti non andava alcun seggio. Alla lista del Regolano venivano assegnati anche tutti i consiglieri di Regola, le minoranze sono state fatte sparire. In ben quattro Regole, tra cui una importante come Moena, si è presentata una sola lista e non si è raggiunto il 50% dei votanti. I candidati, un po’ ovunque se si esclude Cavalese, erano per lo più persone che non avevano ottenuto un posto al sole nelle elezioni comunali dello scorso anno, quindi candidati di seconda fila.
Questo insieme di circostanze non permette di vedere una prospettiva nel rilancio dell’ente, di ritrovare la Magnifica Comunità protagonista nel reggere i suoi valori fondanti: solidarietà, sostegno alle fasce sociali più deboli, qualità nella gestione delle foreste, trasparenza amministrativa, democrazia partecipata. Infatti nessuna lista ha parlato della necessità di rivedere lo statuto appena approvato da un Consiglio di Regola privo del consenso popolare e che ha terminato il mandato in apnea (22 consiglieri de Regola si erano dimessi da quasi due anni). Ora la partita diviene tutta interna al Consiglio degli 11 nuovi Regolani. Da chi uscirà eletto Scario si comprenderà se la volontà di cambiamento espressa troverà conferma, o se ci si dovrà rassegnare ad un quadriennio destinato solo a pagare in tempi più rapidi possibili le cambiali aperte (900.000 euro l’anno) per pagare i debiti della segheria e della ristrutturazione del palazzo.