Discorevolver e Baustelle
Due band giovani all'Auditorium di Trento: a parte gli irritanti ritardi (ma chi si credono mai di essere?) buona musica sui disagi adolescenziali.
Negli ultimi dieci anni, (quasi) mai visti tanti ragazzi e ragazze all’Auditorium di Trento: dopo le nove è difficile persino trovare posto. Vuoi perché i Baustelle non sono dei perfetti sconosciuti, almeno fra i giovani; vuoi perché il concerto è gratuito e provare "non costa nulla". Tutto esaurito… si fa per dire, dato che si entra senza biglietto. E nel guardarci attorno abbiamo la conferma che pressoché nessuno supera i quarant’anni.
Arrivati per tempo, ci tocca aspettare un bel po’ prima che il gruppo-spalla attacchi a suonare con mezzora di ritardo. Però ne vale la pena: i trentini Discorevolver (anello evolutosi dagli Amphetamines on barbecue) presentano l’ultimo gradevole CD, "Un giorno uguale al tuo". Il cantante Rox ha Morrissey come faro, il che rende automatico associare la band al folk-rock degli Smiths. In realtà ha più anime e guarda altrove: C.S.I. e Modena City Ramblers, Dinosaur Jr., Sonic Youth. Qualcuno fa anche il nome dei Bauhaus ma, pur conoscendone a memoria la discografia, non ce ne accorgiamo. Sarà che Rox interpreta stili e generi in modo a volte "personale". Un pezzo annunciato come "decisamente rock & roll", ad esempio, è puro e semplice rock senza accenni di rhythm and blues. Il leader, comunque, ha una certa presenza scenica (non da front-man), mentre sound e testi della band sono interessanti per quanto, alla lunga, si somiglino un po’ troppo.
Finita l’esibizione, un’altra mezzora di attesa: i Baustelle si fanno proprio desiderare. Ogni tanto, applausi d’incoraggiamento per costringerli ad uscire; qualcuno grida "Fuori!", qualcun altro non resiste e decide di proseguire in modo diverso la serata. A un quarto dalle undici, eccoli.
La band di Montepulciano (il cui nome tedesco significa "cantiere", "lavori in corso") pesca nella scaletta dai tre album finora prodotti. In ogni brano traspare quello che il cantante Francesco Bianconi definisce il "Romanticismo cinico" del gruppo: un tipico mix di disagio adolescenziale, tra amore, problemi esistenziali e tanta voglia di trasgredire le regole. Alla fine di "Un romantico a Milano", per capirci, il pubblico canta in coro "L’erba ti fa male / se la fumi senza stile" e Francesco commenta: "Bravi, ve lo ricordate!". A lasciare il segno sono invece "A vita bassa", "Per una bambola" (cover rock di Patty Pravo, dalla intro travolgente) e "La canzone del parco", tutt’uno con la voce sincopata della tastierista Rachele Bastreghi, giustamente acclamata. Bravi anche gli altri quattro elementi, specie la chitarra di Claudio Brasini che rende più sanguigni "Sergio", "La moda del lento", "Il Corvo Joe", "Love affair" e "La canzone del riformatorio".
Usciamo soddisfatti e assorti a mezzanotte, canticchiando: "A che cosa pensano questi umani fragili?"