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QT n. 11, 3 giugno 2006 Monitor

Orchestra Haydn: una splendida chiusura

La Haydn chiude il ciclo delle sinfonie di Beethoven (e la stagione) con l'opera più classica: la mitica Nona. Diretta da Gustav Kuhn in maniera entusiasmante.

Massimo Bonetti

Con l’esecuzione della nona di Beethoven si è chiusa venerdì 10 maggio la stagione 2006 dell’Orchestra Haydn ed il ciclo delle sinfonie beethoveniane voluto dal maestro Kuhn, quale linfa dell’albero che rappresenta la serie dei concerti proposti al pubblico regionale.

Gustav Kuhn

Un’esecuzione splendida, coinvolgente e intensa, che ha dato modo all’orchestra Haydn di dimostrare l’altissimo livello di precisione e di musicalità raggiunto grazie alla frequentazione di un grande maestro e direttore come Kuhn. Gustav Kuhn è infatti il vero artefice della rinascita di questa orchestra regionale, con la quale ha instaurato un rapporto entusiastico; un entusiasmo contagioso, che si trasmette ai musicisti, che moltiplicano il loro impegno non solo intellettuale, ma anche fisico, per poi riversarlo sul pubblico con quella gioia e felicità creativa di cui la musica sa essere uno straordinario conduttore.

Il pubblico ha colto, anzi ha raccolto tutto questo decretando il successo dell’Orchestra con un tributo di applausi ed espressioni di giubilo come da anni non accadeva, nel corso dell’intera stagione concertistica ed in particolare per le sinfonie di Beethoven.

Una particolare nota di merito va agli archi che, grazie al lavoro svolto in questi anni, hanno saputo raggiungere un colore, una levità, una precisione, un calore particolari, un controllo della dinamica (i pianissimo, i crescendo, i fortissimo) che si traduce in un suono avvolgente e morbido.

Uno sviluppo cui abbiamo avuto la fortuna di assistere in questi ultimi anni, e che è divenuto una caratteristica specifica e distintiva della Haydn, ponendola ai livelli più alti tra le orchestre da camera italiane; e di cui i direttori che si sono succeduti nel corso della stagione (tra i quali è doveroso ricordare Ola Rudner), hanno potuto giovarsi per presentare un programma vario e mai banale; insomma, la stagione che si è appena conclusa non ha avuto momenti di noia o di routine e ciò è sempre stato visibile sui volti dei musicisti e del pubblico.

E così l’orchestra ed il suo direttore artistico sono usciti vincitori da più scommesse.

Una prima scommessa è stata quella di proporre l’intero ciclo delle sinfonie di Beethoven, l’opera più conosciuta e popolare del sinfonismo classico ottocentesco, oggetto di una divulgazione discografica massiccia, forse la più massiccia in assoluto. Ebbene, le sinfonie di Beethoven interpretate dalla Haydn diretta da Kuhn si sono rivelate ad un pubblico eterogeneo, composto da nuovi e vecchi abbonati, giovani e meno giovani, un tesoro di emozioni e pensiero, dimostrando ancora una volta come Beethoven continui a rappresentare un punto sempre attuale nella musica di tutti i tempi. Secondo Kuhn un Beethoven solare e ottimista, combattivo ma sereno e fiducioso nell’uomo e nelle sue potenzialità, in cui piace a chi scrive scorgere una metafora del percorso di crescita che stanno svolgendo l’orchestra ed il suo direttore artistico.

Ludwig van Beethoven

La seconda scommessa vinta è il rafforzamento del legame tra l’orchestra ed il pubblico della regione, misurato sì in termini di abbonamenti e biglietti venduti, ma anche di affetto, entusiasmo e reciproca soddisfazione.

Di qui la vincita nella terza scommessa: nei confronti delle istituzioni, la Regione e le due Province, i cui finanziamenti all’orchestra si sono rivelati ben indirizzati e fruttiferi, con risultati tangibili.

La domanda per il prossimo futuro non è più pertanto se ne valga la pena, ma, semmai, se ce lo possiamo permettere. Perché un’operazione culturale di tale portata comporta costi sostenuti; e a questo punto è auspicabile l’intervento anche di sponsor privati con un sostegno economico non simbolico, che possa favorire lo sviluppo dell’orchestra anche al di fuori dei confini regionali.

La prossima scommessa potrebbe essere proprio questa: far emergere un mecenatismo regionale (e soprattutto trentino) che investa in cultura. Attendiamo un segnale dai nostri imprenditori, sperando che sappiano capire che il legame tra l’orchestra ed il suo territorio è un’opportunità di promozione per tutti.

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