Incredibile: torna prima al lavoro e l’INPS lo sanziona
La storia che vi raccontiamo ha dell’incredibile e merita di essere conosciuta; non solo per la sua intrinseca assurdità, ma soprattutto per dimostrare – se mai fosse ancora necessario – quanto il mondo del lavoro sia cambiato, in negativo, nell’era di Berlusconi.
Alcuni mesi fa, un conducente di autoarticolati d’una nota impresa trentina di autotrasporto, già in malattia per una patologia invalidante, decide - sentito anche il parere di un medico - di interrompere prima del normale decorso la sua assenza, regolarmente attestata da certificazione sanitaria e denunciata a norma di legge. Tale decisione viene assunta a seguito della sua accelerata guarigione e così si presenta in servizio con due giorni di anticipo rispetto alla data prestabilita.
L’impresa per cui egli lavora accetta la sua prestazione e gli affida un servizio di trasporto merci che il conducente svolge regolarmente. Nel contempo, all’insaputa del malcapitato operaio, la direzione della società richiede all’Ufficio Visite Fiscali dell’Azienda provinciale sanitaria un accertamento medico fiscale al domicilio del suo dipendente. A posteriori, interpellata dal sindacato, la dirigenza ha tentato di giustificare questa "porcheria" (qualcuno ha un’altra definizione più consona?) affermando che l’ufficio del personale era all’oscuro di tutto ciò, noto solo all’ufficio movimentazione veicoli. Una scusante senza capo né coda, visto che non si è in presenza di una pubblica amministrazione di macroscopiche dimensioni ma d’una impresa il cui comando è nelle mani del suo titolare ed i cui uffici si trovano nello stesso edificio d’una piccola palazzina.
Riprendiamo la narrazione perché il bello deve ancora venire. Il sanitario preposto, ignaro di quanto accaduto, si presenta alla residenza del guarito autista due giorni dopo il suo rientro al lavoro e, com’è ovvio, non lo trova perché, appunto, in servizio. Il medico fiscale convoca quindi il lavoratore a visita ambulatoriale il giorno successivo ma questi non si presenta perché è in viaggio e nulla sa dell’accertamento chiesto dalla sua ditta. Qualche giorno dopo, a mezzo lettera inviatagli dall’Azienda sanitaria incaricata del controllo, il conducente viene a sapere della visita fiscale ed investe del problema il sindacato a cui è iscritto perché invii una protesta agli organi preposti e denunci la cosa. La FILT/CGIL del Trentino invia delle note di reclamo a tutti gli organi pubblici coinvolti (l’Azienda sanitaria e l’INPS) ed all’azienda da cui questi dipende. La stessa coniuge dell’autista perde due mattine per informare del fattaccio gli uffici nominati, invocando l’innocenza e la buona fede del marito. Tutto sembrava rientrato. Meno male - è stato il pensiero di noi tutti - che esistono gli enti pubblici a garanzia dei diritti e dell’onorabilità dei lavoratori.
Macché. Sabato scorso l’INPS scrive all’autista ed alla sua ditta che egli non ha diritto ad alcuna indennità di malattia, in quanto "non è stata ritenuta giustificabile l’assenza a visita di controllo... Questo comporta che le giornate di malattia non potranno essere indennizzate... L’azienda è invitata…, se l’indennità è stata già erogata, al recupero dell’importo relativo".
Siamo al delirio. Un lavoratore rientrato in anticipo dalla malattia (il che per l’INPS significa risparmiare soldi in termini di mancata erogazione dell’indennità di malattia ed introitarne altri per effetto della retribuzione dovuta alle prestazioni lavorative del dipendente) viene penalizzato due volte: lasciato senza indennità e lasciato alla mercè del potere disciplinare dell’impresa la quale, per norma, potrebbe adottare nei suoi confronti provvedimenti punitivi.
Se questa assurda storia non l’avessimo vista e sentita di persona, avremmo pensato a una boutade. Invece è tutto vero: tutto diviene possibile nell’era di Berlusconi. Non sono sufficienti la flessibilità esponenziale, il precariato estremo, i licenziamenti facili, il mobbing voluto dal padronato più retrivo a sottrarre anche quella minima dignità cui ogni individuo avrebbe diritto. Ora ci si mettono anche gli Enti pubblici a sfregiare la rispettabilità e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Ma non finisce qui!
Meditate nell’urna, meditate…
Fulvio Flamini, FILT/CGIL del Trentino