Il taglio delle tasse, ultima speranza
L’idea di diminuire il prelievo fiscale è scriteriata. Lo sa anche Berlusconi. Eppure persevera...
E’ stato solo un campione, ma così soppesato, selezionato, territorialmente distribuito secondo una dosatura talmente sapiente che pareva concepito da una mente razionalmente avveduta. Come se fosse stato un sondaggio programmato con rigore scientifico. Ed invece era una vera e propria consultazione elettorale provocata da una serie di casi fortuiti, per la precisione da sette avvenimenti indipendenti uno dell’altro, non collegati fra loro da alcun nesso causale. Si trattava di sostituire un deputato deceduto e sei che, per loro singolari scelte, avevano optato per il Parlamento Europeo. Due nel nord (Lombardia e Liguria), tre al centro (Emilia e Toscana), due al sud (Campania e Puglia). In tutti ha vinto il centro sinistra, anche nei tre collegi prima detenuti dal centro destra. Dopo le europee e le amministrative è dunque venuto dagli elettori un’altro segno eloquente che il governo Berlusconi non ha più la maggioranza nel paese.
Ciò rende ancora più intollerante l’arroganza con cui la maggioranza che occupa il Parlamento si ostina a voler riformare la Costituzione e l’Ordinamento giudiziario. Per molto meno l’on. D’Alema si dimise da presidente del Consiglio dei Ministri aprendo la crisi del suo governo. Questi, al contrario, si affrettano a sfruttare le vacillante posizione acquisita, abusando del voto di fiducia scardinano le procedure parlamentari, puntano a realizzare il loro progetto di vero e proprio golpe istituzionale che potrà essere fermato soltanto quando torneremo alle urne, per le elezioni politiche o per il referendum. La situazione è così compromessa che l’alternativa immediata è quella di evitare il peggio.
Non è questo l’unico caso in cui ci troviamo alle strette. Pensate che siamo obbligati a tifare per Kerry, che pure aveva approvato la guerra preventiva in Irak, ma abbiamo motivo di sperare che se batterà Bush il 2 novembre le cose nel mondo forse non peggioreranno. Siamo anche costretti a parteggiare per Sharon, il che è tutto dire, ma i suoi oppositori di oggi sono anche peggiori di lui. Verrà poi il momento, estremamente difficile, della pars construens, dello sforzo propositivo per rimediare ai guasti prodotti e prefigurare un orizzonte migliore. Per adesso urge arrestare la tendenza verso la catastrofe, nel mondo ma anche da noi.
Berlusconi si aggrappa all’ultimo galleggiante che gli è rimasto: il taglio delle tasse. Fu la sua carta vincente nel 2001. Nessuno paga volentieri le tasse , specialmente in Italia. Sono pesanti, non sempre eque. Si diceva un tempo che l’unico rimedio della monarchia assoluta era il regicidio, e l’unico rimedio del matrimonio indissolubile era l’uxoricidio, appunto il divorzio all’italiana. Così ancora oggi si afferma che l’unico rimedio di un sistema fiscale vessatorio è l’evasione. Lo abbiamo sentito dire alla televisione dallo stesso Presidente del consiglio. Ed infatti l’evasione fiscale ed il lavoro nero pare che siano le uniche cose organizzate in Italia.
Ebbene, è su questa perversa inclinazione che Berlusconi ha puntato le sue fortune. Prima in proprio, come imprenditore, se dobbiamo credere alla sentenza che ha condannato i suoi collaboratori per corruzione di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza. Poi come leader politico. Ha chiesto voti, e continua a sperare di ottenerli, promettendo di ridurre le tasse. Ma siamo già oltre i tre quinti della legislatura senza che il carico fiscale sia diminuito. E ciò perché il suo progetto di riduzione del numero delle aliquote dell’IRPEF favorisce soltanto i percettori di reddito medio-alto, e persino i suoi alleati un po’ se ne vergognano e quindi recalcitrano. Ma soprattutto perché la riduzione delle entrate fiscali dello Stato è una misura impossibile. Se attuata, produrrebbe conseguenze disastrose.
Già l’Europa è un guardiano esigente dell’equilibrio fra deficit pubblico e PIL. Ma soprattutto l’economia ed i servizi affidati allo Stato ed agli altri enti pubblici sarebbero gravemente danneggiati da una riduzione delle entrate erariali. Anzi, ciò che occorre è esattamente il contrario. Lo strumento fiscale è una leva essenziale per promuovere lo sviluppo economico e ridistribuire il reddito. I paesi scandinavi, i più civili e prosperi d’Europa, sono quelli con il più alto coefficiente di prelievo fiscale. Non oso sperare tanto, ma l’idea di diminuirlo in Italia è la più scriteriata che si possa immaginare.
Lo sa anche lui. E tuttavia continua a sventolare la bandierina. Promettere l’impossibile per ricevere voti è un po’ corrompere ed un po’ truffare.
Ricordate Totò che offriva ad ignari turisti stranieri di comperare il Colosseo? Ma almeno il geniale comico napoletano ci faceva ridere.