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Il carcere di Bolzano scoppia. Che fare?

A Bolzano il carcere, o meglio, la casa circondariale, ha ottanta posti a disposizione. Quasi sempre vi sono ospitati il doppio di detenuti, le celle sono strapiene, e le condizioni di vita e lavoro per detenuti e guardie, piuttosto primitive.

Il dibattito pubblico si infiamma di tanto in tanto, soprattutto in occasione di proposte da parte del Ministero della Giustizia di trovare una sede più decorosa, per i detenuti e per chi ci lavora. L’ultima proposta ha indicato una possibile collocazione ad Appiano, in una caserma in disuso ai margini del centro turistico dell’Oltradige. Le autorità locali si sono subito mobilitate contro questa collocazione, considerando la presenza di un carcere un rischio per il turismo e il Consiglio comunale ha respinto all’unanimità tale ipotesi. Il presidente della giunta provinciale, Durnwalder ha dichiarato sui giornali che la proposta è "un’offesa per i cittadini di Appiano".

Molti si sono chiesti perché gli abitanti di Appiano devono sentirsi offesi per la presenza di un carcere nel territorio del loro comune, al contrario di quelli di Bolzano, dove il carcere c’è e nessuno si sente offeso.

In realtà queste esternazioni mettono in luce una realtà poco onorevole e cioè che le autorità pubbliche locali non si sentono in alcun modo responsabili per questa istituzione. Tutti fanno a gara per occuparsi di scuole, fiere, commerci e musei, ma questo aspetto dell’organizzazione della giustizia, non importa a nessuno. Sfugge a chi detiene il potere politico che in una società il livello di civiltà si basa su pochi criteri e che uno di questi è certamente la capacità di garantire la giustizia, cioè la punizione del delitto, ma senza torturare i colpevoli e avendo come scopo anche il recupero del colpevole.

A Bolzano la situazione negli anni, soprattutto per merito delle persone che ci lavorano, è assai migliorata sul piano della gestione e della manutenzione dell’edificio, tuttavia la costruzione è fatiscente e non in grado di soddisfare le esigenze di una giustizia giusta e non torturatrice. In estate il calore è terribile; le celle sono dotate di servizi igienici che danno direttamente sulle brandine, in uno spazio adatto a tre persone ce ne sono quindici; non esistono spazi per il moto e sono scarsissimi quelli a disposizione per le attività. Non esiste, e questo è un problema di tutti i carceri italiani, il lavoro, e i carcerati, in gran parte giovanissimi, passano il loro tempo a non fare niente, una vera a propria punizione per chi è pieno di energie.

Il carcere di Bolzano ha tuttavia un vantaggio, ed è quello
di non essere isolato, ma posto nel centro della città, anche se non tutti i bolzanini lo sanno, poiché, contrariamente a quanto credono gli abitanti di Appiano, esso non comporta alcun problema.

Per i parenti in visita, e per coloro che, essendo in attesa di giudizio, devono avere contatti con gli avvocati o essere trasportati in tribunale per i processi, e anche per coloro che lavorano nel carcere, la collocazione non distante dalla stazione e dal centro città è un vantaggio non indifferente.

La difficoltà di trovare una nuova sede, che deve corrispondere ai criteri di sicurezza dettati dal Ministero e superare le ostilità delle popolazioni, non può far rimandare all’infinito la soluzione di un problema che è di elementare civiltà. E’ vergognoso che si lasci la situazione così com’è e questa è un’offesa al senso di civiltà di tutti.

E riemerge dalla memoria di alcuni un progetto dell’architetto Hermann Trebo, che anni fa propose di ristrutturare la sede attuale del carcere, lasciandolo dov’è. Questa proposta ha vantaggi indubbi, e interromperebbe la tendenza ad emarginare tutto ciò che non corrisponde al modello sudtirolese di società senza macchia, come già avvenuto con i lungodegenti confinati in piena campagna in isolamento o con i malati psichici, esportati in altre città. Ha anche il vantaggio di non lasciare libero uno spazio assai prezioso per le future speculazioni della Provincia, del Comune o dei privati.

Una sede leggermente più grande, ma non enorme, corrisponderebbe anche all’esigenza di una giustizia che non tiene per anni prigioniere persone in attesa di giudizio (come sono il 90% dei detenuti a Bolzano) e presupporrebbe tuttavia un freno alle conseguenze disastrose della legge Bossi-Fini, che ogni notte riempie la casa circondariale di Bolzano di arrestati che vengono rilasciati il giorno dopo, ma che sconvolgono la vita del carcere, costringono ad orari micidiali il personale scarsissimo, e induriscono ancora di più la vita dei detenuti.

Sono troppe le condizioni? Tuttavia chi scrive ritiene che da qualche parte si debba incominciare e che si potrebbe ad esempio rinunciare a costruire un carcere di dimensioni sovradimensionate rispetto ad una concezione della giustizia che sia severa, ma umana e ragionevole.

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