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Cecenia dimenticata

Piera Graffer

Il 29 aprile 20002 è morto Shamyl Basaev, capo della resistenza cecena. I media italiani e mondiali hanno praticamente ignorato la notizia.

Shamyl Basaev.

Shamyl Basaev era l’ultimo di una lunga lista di combattenti per la libertà della propria terra, il Caucaso.

Secondo Zbignew Brzezinski, ex National Security Adviser del governo americano, il Caucaso è la zona più importante del pianeta.

Lì è in atto la più lunga guerra della storia dell’umanità. Essa dura da quattro secoli, cioè da quando lo zar russo Pietro il Grande, nel XVII secolo, tentò di impossessarsi del Caucaso. Dopo di lui tutti gli zar hanno combattuto per soggiogarlo.

E come avrebbero potuto resistere al suo fascino? Dalla Bibbia alle molto più antiche tavolette della biblioteca di Nabucodonosor a Babilonia, a tutte le carte geografiche europee fino all’anno mille dopo Cristo, il Caucaso viene indicato come sede del paradiso terrestre. Sotto un disegnino di Adamo ed Eva sta scritto: Caucasus, e dai loro piedi si dipartono i due fiumi sacri della Mesopotamia: il Tigri e l’Eufrate.

Quella fu la culla dell’umanità. Sulle falde di quei monti furono coltivati per la prima volta i tre cibi sacri dell’uomo: il pane, l’olio, il vino. Di lì cominciò il lungo viaggio verso la Terra Santa di Abramo, il padre delle tre grandi religioni monoteistiche: l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam.

Durante il diluvio universale Dio spaccò in due il monte più alto d’Europa, l’Elbruz, per lasciar passare l’arca, che andò ad arenarsi sul monte Ararat, nel Piccolo Caucaso. Quando cessò di piovere, Noè mandò un corvo per vedere come era la situazione, ma il corvo non tornò indietro perché, avendo fatto una scorpacciata delle carogne sparse ovunque dopo il ritiro delle acque, si era troppo appesantito per riuscire ancora a volare. Allora Noè mandò una colomba, che tornò indietro con un ramo d’ulivo nel becco. L’ulivo cresceva sulle falde del Caucaso al di sopra del livello delle acque. Un altro ramo di quegli ulivi fu trapiantato in Terra Santa e divenne il legno della croce di Cristo.

Secondo la mitologia greca, i Titani si rivoltarono contro Giove sui monti del Caucaso, riprendendo la leggenda biblica degli angeli ribelli.

Sulla nave Argo Giasone andò alla ricerca del vello d’oro in Colchide, ai piedi del Caucaso.

In Caucaso Hassan i-Sabbah, il primo Grande Vecchio della storia, terrorizzò il mondo dei crociati inviando i suoi seguaci ad uccidere i potenti che gli erano sgraditi. Prima faceva loro bere una bevanda a base di hashish, e per questo furono chiamanti hashishin, cioè assassini. Hassan i-Sabbah fu il precursore di Usama bin Laden.

I discendenti degli ittiti, degli assiri, dei mongoli di Gengis Khan, dei crociati, dei kipta (gli ebrei fuggiti dalla schiavitù in Babilonia nel VII secolo prima di Cristo), dei khazari (l’unico popolo della storia ad essersi convertito in massa all’ebraismo), dei primi cristiani e di tutte le razze della terra vivevano in Caucaso fino agli inizi del Novecento. Lì venivano adorati tutti gli dei.

In Caucaso nacque la prima religione monoteistica, lo zoroastrismo.

A metà del XIX secolo i russi riuscirono finalmente ad assoggettare le città del Caucaso, ma non i popoli delle montagne.

Negli anni ‘30 il caucasiano Stalin, primo zar rosso, deportò dal Caucaso 8 milioni di persone, che morirono nei vari gulag russi. Questo crimine, che sorpassa di due milioni quello di Hitler, è stato praticamente ignorato.

In Caucaso ci sono immensi giacimenti di petrolio. Agli inizi del ‘900 Baku, una città sul mar Caspio, ne era la prima produttrice mondiale. La prima battaglia per il petrolio fu combattuta a Stalingrado fra Hitler e Stalin. Solo dalla parte russa morirono 3 milioni e mezzo di persone. Altre guerre sono state combattute, o sono in atto, a causa del petrolio. Ieri il Desert Storm di Bush padre contro l’Iraq, oggi la guerra al terrorismo di Bush figlio contro l’Afghanistan. I Bush ne capiscono l’importanza, perché sono petrolieri.

Oggi il petrolio è vitale al funzionamento, cioè alla sopravvivenza dell’Occidente. Per questa ragione la Russia dal 1994 sta combattendo contro la Cecenia.

Agli inizi di questa guerra gli abitanti della Cecenia erano un milione e mezzo, oggi sono rimasti in dieci o ventimila. In due soli bombardamenti di Grozny, la capitale della Cecenia, i russi hanno ammazzato 400.000 (quattrocentomila) persone. Per i tremila morti delle Twin Towers il mondo è sceso in guerra contro l’Afghanistan, mentre i 400.000 morti ceceni non sono stati ritenuti degni nemmeno di menzione.

Con buona pace di chi sostiene che i morti sono uguali.

L’ultimo combattente per la libertà del Caucaso era Shamyl Basaiev.

Ora la Russia forse ha finalmente vinto la sua guerra di 400 anni per impadronirsi del Caucaso. Ieri della sua bellezza e dei suoi misteri; oggi del suo petrolio.

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