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Ripartire dal cielo

Il respiro della poesia nelle opere di Riccardo Guarneri.

Ogni tanto fa bene allo spirito la conoscenza diretta dei protagonisti dell’arte contemporanea, soprattutto quando si fanno carico di un percorso di coerenza e di semplicità (apparente semplicità!). E’ il caso di Riccardo Guarneri, pittore fiorentino, classe ’33, che da quasi cinquant’anni prova senza squilli di trombe, in forma poetica originalissima, a rivelarci l’intima mescolanza, la fragilità della linea e del colore, in breve, dell’esistente. E lo fa anche nel caso della sua ultima mostra nella chiesa dei SS. Ambrogio e Bellino di Vicenza, nei suoi quadri, tutti di grande qualità, in presenza degli amici di sempre, fino al 14 aprile.

Riccardo Guarneri.

Sono passati più di dieci anni dalla mostra presso la mitica galleria bolzanina "Meta" di Antonio Rizzo e tanta acqua è passata sotto i ponti fiorentini e dell’arte tutta, ma la ricerca alchemica intorno al colore e della alétheia come ricerca di verità continua imperterrita.

Tra gli artisti c’è chi ha provato a riscrivere l’ordine terreno, a raccontarlo nella sua molteplicità di espressioni, nella contrapposizione di stati d’animo, dal dolore alla gioia fino all’esperienza ultima della morte, e chi invece trova come unica forma possibile di approccio al reale di ripartire dal cielo. E vedendo il pittore tra i suoi lavori mi è venuto da pensare ad altre storie, coincidenze strane, sempre di ambito fiorentino o toscano, in cui artisti di grande calibro hanno puntato gli occhi direttamente al cielo: Taddeo Gaddi volle guardare il sole - c’era l’eclisse! - fino a sentirne dolore e a perdere quasi la vista ("nuvoli" vedeva dinanzi agli occhi); il Vasari, parlando di Piero di Cosimo, rivelava le sue fonti d’ispirazione nei "nuvoli dell’aria", le macchie di Leonardo, e così via...

Riccardo Guarneri, “Triangolo di fumo colorato” (acquerello e matita su tela), 1990.

Non è in gioco la contrapposizione di vita attiva-vita contemplativa cristiano-platonica, la terra sembra ormai bruciata, il cinismo imperante: di quale altra denuncia può farsi carico un artista dopo il secolo appena trascorso? Resta solo la lentezza, la stasi anacoretica di un San Girolamo, tra lo studio e lo stupore lacerante del creato, il percorso intimo di un asceta alla continua ricerca di un equilibrio tra ordine e caos, tra la visione e la tentazione.

Con la pittura di Guarneri il cielo si fa più vicino, le sue linee, le sue geometrie di doraziana memoria sono però mosse da un soffio di creazione, dalla parola rivelata e trascritta con la matita sulla tela. Il bianco regna sovrano, impalpabili sono i suoi colori ad acqua, inafferrabile la sua chimica di base: tanti anni di pittura sono sempre troppo pochi per determinare altre possibili geometrie o addirittura il formarsi di una goccia di rugiada.

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