Si fa presto a dire ostruzionismo
Consiglio Provinciale: colpe e alibi incrociati di centro-destra e centro-sinistra.
In altro articolo (Privatizzazione rinviata: una sconfitta ) parliamo del paradosso di un centro-destra che si batte con il coltello fra i denti contro la privatizzazione di Informatica Trentina. E del resto su L’Adige Enrico Franco ha già portato un’ampia raccolta di interventi di anni addietro dei leader della Casa della libertà: tutti per la privatizzazione (come dovrebbe essere logico) allora, quando il progetto non aveva padrini; oggi tutti contro, quando la Giunta di centro-sinistra lo ha assunto. Forse perché secondo loro in questo, nel sostenere l’esatto contrario, consiste l’opposizione al governo.
Qui però trattiamo un altro aspetto: non tanto i contenuti, ma le modalità dell’opposizione. Che su Informatica, come su tanti altri provvedimenti, viene esercitata attraverso l’ostruzionismo.
Ora è noto come la pratica dell’ostruzionismo abbia origini nobili. Si è spesso trattato, nella storia delle democrazie parlamentari, dell’ultima spiaggia, cui le opposizioni ricorrevano quando riscontravano in singoli provvedimenti del governo un attentato alla libertà di tutti; e dietro alle maratone oratorie in Parlamento si organizzavano nel paese dibattiti e manifestazioni, perché tutti i cittadini fossero resi consapevoli della gravità del momento.
Qui invece non c’è niente del genere. L’ostruzionismo è la modalità normale di fare opposizione; e l’opposizione è intesa come impedire alla maggioranza di governare. Insomma, disprezzo degli esiti elettorali, indifferenza totale verso le istituzioni.
Si giunge al punto dal dichiarare (lo hanno fatto praticamente tutti gli esponenti del centro-destra): "Dellai dovrà fissare con noi i punti sui quali si potrà legiferare." Il governo, la maggioranza quindi non esistono, il consiglio Provinciale può prendere decisioni solo sugli argomenti su cui ci sia un consenso generale (e come abbiamo visto con Informatica Trentina, questo consenso è mutevolissimo).
Ora questa posizione, sgangherata comunque, dopo la vittoria della Casa delle Libertà nelle elezioni nazionali, diventa assolutamente contradditoria. Cosa direbbe Forza Italia se a Roma fosse impedito alla maggioranza di legiferare? Se Rutelli o D’Alema dicessero a Berlusconi: "Potrai portare in aula solo i provvedimenti su cui siamo d’accordo?"
Non è evidentemente sostenibile a Trento un comportamento istituzionale che a Roma sarebbe presentato – non immotivatamente – come un attentato alla sovranità popolare.
Abbiamo già visto in tanti casi come il centro-destra trentino ami farsi del male da solo. Sarebbe auspicabile che i suoi leader ripensassero a quello che stanno facendo, per poi non dover sciogliere l’eterno lamento sull’opinione pubblica contraria, perché aizzata dai perfidi giornali filosinistrorsi.
Detto questo, la realtà presenta anche un’altra faccia. Ed è quella di come l’opposizione è stata intesa in questo decennio post-democristiano. Di fatto, grazie a un regolamento obsoleto, approvato quando la Dc dominava l’aula con la maggioranza assoluta, l’ostruzionismo è stato pratica costante nelle ultime legislature; l’attuale vicepresidente della Giunta, Roberto Pinter, ne è stato uno dei più convinti esecutori.
Il tutto ha sempre avuto un andamento rituale/contrattuale. L’oppositore presentava migliaia di emendamenti, la maggioranza dava il via a sedute ad oltranza; dopo un certo numero di ore di seduta interrotta, quando la stanchezza ammorbidiva i contrasti si arrivava a un accordo: in cambio di qualche provvedimento che stava a cuore dell’opposizione, la maggioranza aveva il via libera. Uno strano miscuglio di prova di forza e di consociativismo: poco edificante, ma in qualche maniera funzionale.
In questa legislatura nulla di tutto questo: non c’è stata un’ora di seduta notturna, è la stessa maggioranza che continua a chiedere sospensioni dei lavori, con le motivazioni e pretesti più vari (dal passaggio del Giro d’Italia alla campagna elettorale, quando invece il Parlamento – che era poi lui a essere in scadenza – continuava a lavorare a pieno ritmo!)
E’ comprensibile a questo punto lo stupore di Guglielmo Valduga, consigliere d’opposizione del Centro, quando gli abbiamo posto i rilievi di cui all’inizio dell’articolo: "Ma veramente, noi non abbiamo fatto tutto questo ostruzionismo." In effetti l’ostruzionismo non ha dovuto essere neanche praticato in sedute-fiume: è bastato minacciarlo, e la maggioranza subito si squagliava e rinviava la seduta.
E il motivo è profondamente politico. Questa ormai è una non-maggioranza, che non crede in se stessa. Una parte, la preponderante ala affaristica-clientelare della Margherita, è interessata solo dagli affari e dai favori, e frequenta poco e con fastidio l’aula. L’altra, la sinistra che si voleva riformista, umiliata e costretta a sostenere che il governo Dellai è il migliore del mondo, è di fatto allo sbando.
Ed ecco allora una non-maggioranza praticare una non-lotta all’ostruzionismo. Che anche, a questo punto, fa comodo: alibi per coprire le proprie contraddizioni e inadempienze; acuminato argomento di polemica contro gli avversari.
Insomma, è la solita storia di quest’ultimo scorcio di vita politica trentina: i vizi dei due poli sono reciprocamente funzionali.