L’Unità che resiste: 8 pagine in fotocopia
Dal Giornale di Massa, mensile di Massa Lombarda (Ravenna).
Massa Lombarda, domenica d’agosto, ultima domenica di grandi ferie, immense assenze, serrande serrate con mille e un cartello appiccicato, qualcuno con disegni (pesciolini, palme, tramonti tropicali), altri con scritte a caratteri stampati o anche a mano libera e un messaggio in coro: "Si riapre lunedì 21 agosto". È domenica 20 agosto. Sulla porta della nuova sede dei DS massesi c’è un cartello stampato col computer: "L’Unità vive ancora".
Oltre la porta, aperta, si lavora di fotocopie e puntatrice. A cavallo dell’entrata ci si incrocia con un uomo in partenza: con una mano regge una vecchia borsa nera, gonfia di fogli, inforca la bicicletta e va, come sempre la domenica, a fare diffusione. Fino a poche settimane fa in quella borsa trasportava le copie de l’Unità "vera", giornali in carta da giornale, con tante pagine. Oggi trasporta le riproduzioni de l’Unità "virtuale", otto pagine trasmesse via Internet, poi "tirate giù" da chi sa fare ed ha gli strumenti, quindi fotocopiate, assemblate e puntate assieme, quindi vendute a 1.700 lire l’una. Non è la stessa cosa e si vede.
"È’ qualcosa" - dicono in sostanza quei tre o quattro instancabili che nella nuova sede della rivendita de l’Unità (ma sarà ancora il nome giusto?) si danno da fare con il solito impegno. Lo dicono più con i gesti che con le parole.
Le copie preparate sono circa 80. "Abbiamo iniziato con questo numero - raccontano - e per ora lo manteniamo. Domenica scorsa ne abbiamo vendute di più. Comunque, con la fotocopiatrice, se serve, ne prepariamo altre al momento".
Non è un numero da buttare via, ma è sensibile il calo nel passaggio dal reale al virtuale. "Nell’ultimo periodo le copie de l’Unità diffuse da noi alla domenica, fra abbonamenti e vendite, erano circa 360".
E il "noi" si riferisce ad una trentina di diffusori che nei giorni di festa smistavano da tre copie in su del giornale. Poi ci sono da aggiungere le cinque cassette per la diffusione sistemate in zone dove "non ce la facevamo più a passare casa per casa".
E’ una dinamica di vendita, tutta di volontariato, fatta di "attivisti" come si diceva, e molto locale, cioè emiliana o romagnola, o ancor più paesana. "A Lugo la diffusione della domenica non la fanno più da tanto e quando alla direzione del giornale chiedevamo qualche cosa di specifico per questa vendita particolare, loro non capivano".
Probabilmente, attorno al tavolo c’è un movimento che altrove, nelle città grandi e piccole, si è spento.
Ma com’è stata la prima domenica senza l’Unità? "Come sempre in tutte le cose, c’è a chi va bene e a chi va male".
C’è chi si è stupito: "Fati rob!" (Che robe!); chi ha reagito con rabbia, e chi, più informato, se l’aspettava.
Loro, i diffusori, hanno reagito come sempre, con energia: "Abbiamo subito pensato di chiedere la riproduzione da Internet, ma non c’è stato bisogno perché c’era già chi l’aveva fatto e così abbiamo continuato a vendere queste pagine".
Qualcuno si è lamentato per il metodo, scontento di dover acquistare un "surrogato" di giornale a 1.700 lire quando già aveva fatto l’abbonamento ad un giornale "vero". Per ora, però, non si vedono alternative. "Può darsi che l’Unità ritorni in edicola, ma certo cambierà: come prima cosa, si parla di ridurre ad un terzo il numero dei lavoratori, da 200 a 70".
L’impressione è che, comunque, la frittata risalga a qualche tempo fa: "Le vendite sono calate da un po’, da quando hanno chiuso Mattina, l’inserto di cronaca locale, perché la gente cerca quella".
"Ma poi - sono le parole di uno di questi "vecchi" de l’Unità - come si fa? Sono crollati i partiti, è crollata l’Unione Sovietica, sono crollate le ideologie. Sono crollati i nostri punti di riferimento. Se crolla l’albero, come si può pensare che le foglie rimangano su?".