Così finanziamo la tv di Haider
Due miliardi per 15 minuti di notiziario fuori da ogni regola. E altre circostanze che fanno temere per il futuro dell’ informazione in Sudtirolo.
"Un miliardo e 700 milioni per la TV di Haider: com’è possibile che il governo di centrosinistra in Italia non dica niente?" - chiede sussurrando alle mie spalle, un giornalista austriaco seduto nel corso di un convegno.
Già, dopo aver sostenuto la posizione europea di boicottaggio all’Austria per l’ascesa al governo dei pericolosi Freiheitlichen, il governo italiano non ha ritenuto di fermare l’articolo inserito nella finanziaria del 2000, che rendeva possibile il finanziamento di emittenti estere "amiche". La giunta provinciale di Bolzano ha dunque stanziato lunedì scorso l’enorme cifra di quasi due miliardi, che va a premiare un’emittente pubblica di un altro Stato, per la produzione di 15 minuti (non 15 ore!!) di notiziario in collaborazione con la giunta provinciale, senza limiti di par condicio in occasione di campagne elettorali, senza regole di corretta concorrenza nei riguardi delle emittenti private.
Il proprietario di TV3, un’emittente privata che da qualche tempo produce informazione e approfondimenti di buona qualità e con un notevole ascolto, ha nei giorni scorsi dichiarato che per quella cifra e per la capacità di un decimo della RAS (società pubblica di distribuzione) potrebbe trasmettere in Trentino-Alto Adige e in Tirolo 24 ore di programmi di buona qualità.
Lo spreco di denaro pubblico per sostenere concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori televisivi locali ma indipendenti e l’avidità di controllo dell’informazione del partito di maggioranza etnico non ha confronti nel mondo democratico.
Le basi stesse della democrazia, che si fonda sul potere del popolo informato, vengono sempre meno in Sudtirolo. Da un lato vige il monopolio quasi assoluto dell’informazione scritta, per cui il Dolomiten, unico quotidiano in lingua tedesca, a parte il vispo ma piccolo Tageszeitung, riporta nelle questioni scottanti solo e sempre una posizione politica o addirittura personale, o addirittura ignora spudoratamente persone e avvenimenti scomodi. Dall’altro lato, la SVP controlla e manovra il denaro pubblico in modo da rendere la vita difficile a qualsiasi pubblicazione o emittente che dia segni di indipendenza.
Lo dimostra la vita difficile della Usc, unico giornale ladino, cui vengono sempre più fatti sospirare i finanziamenti con l’accusa di essere troppo vicina ai Ladins; lo dimostrano i mancati (o ritardati, dopo la scoperta del fattaccio?) inviti per Tageszeitung, FF e Usc ad un convegno dove dovrebbe essere approvato il progetto di Rete europea dei giornali delle minoranze, organizzato dall’Accademia Europea (il cui direttore è il candidato ladino della SVP non eletto nelle elezioni regionali) insieme al Dolomiten.
In questo panorama, le voci, che circolano sempre più insistenti, di acquisto da parte dell’Athesia del giornale Alto Adige, prospettano un futuro preoccupante.
In via Brennero si decide già chi sia il caporedattore del TG della RAI di lingua tedesca, e si è arrivati - lo ricordate di certo - a convocare al partito il direttore della RAI e a sgridarlo per la mancanza di rispetto e la faziosità dell’informazione in lingua ladina!
Si dovrebbe organizzare una pubblica "convocazione" dove raccontare la faziosità delle emittenti controllate dalla SVP.
Esempio. Rai, Sender Bozen, inizio aprile. Presentazione della lista dei Verdi di Bolzano. "Cinque anni fa non ce l’hanno fatta. Oggi si ripresentano".
Non una parola sul fatto che si tratta di una lista interetnica, né che la metà sono candidate. E c’è un falso. Cinque anni fa infatti i Verdi non si presentarono per lasciare il posto alla lista civica "Cittadini-Bürger" capeggiata da Alexander Langer, non dichiarato al censimento etnico, e quindi escluso con conseguente esclusione della lista. Sarebbe stata una notizia, per un giornalismo libero, e in ogni caso non era necessario camuffarla con una falsità.
Alla lettera in cui si chiedeva una correzione, il caporedattore ha risposto: "Grazie per la segnalazione. Correggeremo alla prima occasione". Gli si è fatto notare che l’etica giornalistica richiederebbe una correzione prima delle elezioni. Non si è più fatto vivo. Conservo gli e-mail per la storia insieme agli stranamente ampi articoli del Dolomiten sulla crisi della Regione, successivi al rinvio a giudizio dell’assessore Atz per tentata truffa e contestuali alla caduta del governo D’Alema.