l’irriducibile
Tretter innocente? Chissà... Santo? Non esageriamo...
Il furto degli orologi di Rovereto, le minacce ai danni del gioielliere, le spese personali effettuate con soldi del partito, i fondi regionali elargiti a un circolo autonomista presieduto da lui stesso, il caso delle officine Rizzi di Caldes...
Le ipotesi di reato e le vicende per le quali Franco Tretter sta subendo una gragnuola di processi sono così tante che se volessimo ricordarle anche solo sinteticamente a mo’ di introduzione, già riempiremmo questa pagina. Il lettore comunque ne ha una qualche idea; e forse converrà con noi che, così stando le cose, Tretter farebbe bene a esporsi il meno possibile aspettando che la tempesta passi e che la gente magari dimentichi.
Macché. All’ex leader del Patt non basta proclamare - com’è legittimo che faccia - la propria innocenza in tutte quelle storie; il suo intento è molto più ambizioso, ai limiti dell’incoscienza e oltre: proseguire quella campagna di auto-beatificazione da lui condotta negli ultimi 4/5 anni, azzardata e poco credibile anche prima delle sue disgrazie giudiziarie. Figurarsi ora.
Anche in questo caso non abbiamo lo spazio per rievocare i mille episodi: ci limiteremo al "Tretter day" organizzato da lui stesso nel ’97 per farsi celebrare in occasione di un abbandono della politica che non avvenne, e alle parole con cui suo figlio lo tratteggiava in una lettera aperta comparsa sulla stampa in quei giorni: "Un uomo che ha sempre cercato il bene della sua gente, che ha sacrificato anche la sua famiglia, che ha pagato troppo spesso prezzi altissimi pur di non venir meno a quei valori e a quei principi".
Tornando all’oggi: in una situazione in cui chiunque frenerebbe, Tretter invece preme sull’acceleratore. Già per lui sarebbe dura convincere l’opinione pubblica (se non i giudici) di essere un perseguitato, ma lui pretende addirittura di passare per un santo. E’ l’autoritratto che emerge dalla lunga intervista che gli fa Pier Francesco Fedrizzi sull’Alto Adige del 16 febbraio.
Nonostante l’"accanimento giudiziario" - esordisce Tretter - la gente lo ama ("Per Natale ho ricevuto almeno mille biglietti d’auguri"); ma purtroppo proprio coloro a cui ha fatto del bene si sono dimostrati ingrati. E’ una constatazione che riguarda sia il caso Rizzi ("Mi ha offeso... assistere alla costituzione di parte civile nel processo di Trento di persone che ho aiutato, evitando loro le conseguenze di un fallimento"), sia il caso Leonardi ("Più volte in passato gli avevo dato dei consigli e avvertimenti su come conduceva la sua attività di gioielliere. Leonardi, con la denuncia e la trappola degli orologi ha voluto distruggere tutto"), sia anche la vita di partito ("Mi hanno pugnalato alle spalle e non me l’aspettavo").
Eppure lui è stato un leader coraggioso, tollerante, fin troppo buono: "Ho fondato il Patt e ho cercato di dare al partito un indirizzo capace di affrancarsi dalla politica nazionale e dai suoi schieramenti... A volte mi rimprovero di aver tollerato certe posizioni di minoranza che io consideravo un arricchimento... Ho sempre dato spazio a tutte le voci, anche a quelle contrarie. Forse dovevo agire con maggiore determinazione".
Ma non ha proprio nulla da rimproverarsi? "Quando si ragiona con il cuore è facile commettere errori. Ma non ho fatto del partito uno strumento a mio uso e consumo".
Eppure tutto quel suo trafficare di compravendite, quella commistione di politica e affari... "Ho agito perché sollecitato da amici che mi chiedevano di intervenire in aiuto a persone in difficoltà economiche... A Predazzo c’erano 35 famiglie di falegnami che rischiavano il posto di lavoro. Ho favorito l’intervento della Tecnofin. Ho le lettere di ringraziamento della Cassa Rurale... Non mi aspettavo di ritrovarmi contro due dei tre fratelli quando l’intera famiglia mi aveva ringraziato".
A questo punto l’intervistatore gli chiede, ironicamente:"Ma chi glielo ha fatto fare di elargire tanta beneficenza?"
Tretter però finge di non cogliere la sfumatura: "Forse mi sono esposto in maniera eccessiva, ma questa è la mia natura".
Tretter, in conclusione, esclude la prospettiva di dimissioni ("Tradirei la fiducia degli elettori") e rilancia la propria immagine di benefattore in continuo movimento: "Continuo a mantenere i contatti con la gente e a operare nel sociale... In questi mesi ho continuato ad incontrare la gente, a muovermi nel mondo associazionistico. Giro molto più di prima".
E per finire, un allarmante messaggio politico ("Vedo con preoccupazione che sta morendo una coscienza autonomista") che non turberà le nostre notti.