Predazzo: il centro-sinistra umilia la vecchia Dc
Dal 19% del primo turno alla vittoria nel ballottaggio: l’incredibile rimonta di Renato Tonet.
Chi l’avrebbe mai detto? Chi avrebbe scommesso su una riconferma di Renato Tonet a sindaco di Predazzo sabato 29 maggio? Nessuno. Al primo turno il sindaco uscente aveva raccolto solo il 19% dei consensi, mentre il suo avversario, Gianfranco Redolf, sostenuto da ben tre liste omogenee nei contenuti, era balzato al 44%.
La partita sembrava chiusa. Tonet era stato costretto a ritrovare gli alleati che lo avevano sfiduciato nella precedente legislatura, che lo avevano criticato con asprezza durante la campagna elettorale; era l’uomo che in quattro anni non aveva dato un progetto a Predazzo.
Ma eccolo ora vagare per quindici giorni dalla lista di sinistra Predazzo Domani a quella di centro di Dino Degaudenz, per ricostruire un minimo di progettualità, per concordare eventuali assessorati, per valutare se vi era convinzione o se prevaleva la rassegnazione nella ormai scontata vittoria di Redolf; eccolo passare di casa in casa con quel suo triste sorriso.
Quindici giorni difficili, ma di grande impegno.
Sull’altro versante invece, si accarezzava già il velluto delle poltrone ritrovate, di quegli importanti posti di potere che la vecchia Democrazia Cristiana di Predazzo aveva sempre tenuto saldamente suoi grazie alle spavalde alleanze mantenute con gli artefici della speculazione edilizia, grazie all’apporto di personaggi discutibili, ma che nel paese avevano grande ascendente, o che per lo meno incutevano anche timore e quindi portavano voti, quella Dc fermamente alleata ai circoli cattolici più oltranzisti o cullati da Pino Morandini.
Dopo lo sbandamento delle elezioni del 1995 questa Dc, mascherata in tre liste civiche, si era ritrovata. Certo, soffriva di scontri personali tra candidati forti: in una era presente un quasi eterno vicesindaco, nell’altra l’ex presidente del Comprensorio di Fiemme, in un’altra ancora un ex sindaco. E poi tanti imprenditori, albergatori e gente legata al mondo dell’edilizia e del commercio. Sembrava una corazzata.
Lunedì 31 maggio lo spoglio, ed ecco la sorpresa incredibile. Tonet raccoglieva oltre 1.300 voti, Redolf, nel confronto rispetto a quindici giorni prima, perdeva addirittura qualche voto, si fermava a 1.100, nonostante l’afflusso dei votanti fosse risultato alto, oltre il 70%.
La popolazione di Predazzo sembra abbia avuto timore di trovarsi guidata per sei anni dalla vecchia guardia del potere del paese e ha preferito dirottare i suoi consensi sulle compagini, certo litigiose, certo molto diverse culturalmente e idealmente tra loro, ma probabilmente più genuine, che hanno lasciato tracce di simpatia durante la campagna elettorale.
Ha così vinto gran parte della compagnia amministrativa uscente, che da oggi si troverà la responsabilità di offrire a Predazzo un disegno di sviluppo sociale ben più incisivo e concreto di quello appena lasciato. Non c’è più la scusante di dover applicare un bilancio deciso da altri, di dover portare a termine progetti, come la piazza centrale, superficiali e aggressivi, comunque avviati e appaltati, non si ereditano altre pesanti scelte in materia urbanistica. La prossima volta l’elettore valuterà le reali potenzialità di questi amministratori e quindi la loro reale credibilità.
Anche la sinistra si trova rinnovata e potenziata: guidata dall’assessore alla cultura uscente Marco Felicetti e appoggiata in Provincia da un governo amico, potrà trovare quegli spazi di dialogo e di proposta che le erano stati interdetti nella passata legislatura, potrà trovare anche nuovi entusiasmi e maggiore serenità nel costruire non solo lo sviluppo di Predazzo, ma nel pensare in termini più ampi a questioni basilari per la valle, quali la sanità, la formazione scolastica, un turismo ambientalmente compatibile.
Il centro-destra ha reagito male all’inattesa sconfitta: Redolf ha fatto la fine di Eccher a Trento, accusando qualcuno dei suoi alleati di essersi disinteressato del turno di ballottaggio.
Gianni Colpi, l’ex vicesindaco autonomista, sempre forte nelle espressioni, non avendo ancora digerito il risultato, paragona impropriamente il risultato a quello della Margherita di Trento, parla di regime e di un Comune in mano alla sinistra.
Questa è la massima elaborazione politica che abbiamo potuto leggere nell’altro fronte.
E’ certo solo un passo: le liste della coalizione vincente hanno portato passione nel paese, hanno saputo compiere una incredibile, sofferta rimonta, hanno mostrato di avere un’anima.
La lista del potere economico, probabilmente non più abituata a graffiare, priva di idealità, aveva già raggiunto il massimo dei consensi nel primo turno e al ballottaggio, chi aveva votato Lega Nord o Alleanza Nazionale o altre liste civiche rimaste escluse, piuttosto di veder ritornare alla guida del paese i vecchi notabili, ha preferito la scelta fra l’astensionismo e il voto a Tonet.
Il centro destra, come accaduto a Trento, a Riva, a Tione, non ritrova una sua identità e quindi una convincente maturità.