Predazzo e Vigo: alle urne senza entusiasmo
Il voto amministrativo nelle valli dell'Avisio.
A Predazzo, il maggiore centro abitato della Val di Fiemme (oltre 4.000 residenti), a maggio si vota per il rinnovo del consiglio comunale. Siamo in un paese che ha visto l’amministrazione comunale sciogliersi a fuoco lento, arrivando all’asfissia, tenuta in piedi non certo da obiettivi amministrativi di alto profilo, ma solo dalla tenacia di un sindaco, il pattino Renato Tonet, che anche davanti all’evidenza non ha voluto cedere.
Sono stati quattro anni di sofferenza che hanno visto protagonista oltre alla minoritaria lista del sindaco, un’alleanza composta da leghisti, da civici, dalla componente della sinistra e degli ambientalisti. Mano a mano che la maggioranza perdeva pezzi anche significativi, si andava al recupero fra le file della minoranza. Si sono visti consiglieri passare dalla maggioranza in minoranza e poi ritornare su ambite poltrone in veste di assessori. Quattro anni confusi, privi di prospettive di sviluppo, vissuti giorno per giorno, hanno permesso di leggere nel piccolo ambito del paese quanto di peggio viene proposto a livello nazionale.
Un’unica attenzione diversa, significativa ed importante, va dedicata all’assessore alla cultura uscente Marco Felicetti, candidato nei Ds alle Provinciali: nonostante questa situazione, è riuscito a lasciare un’impronta forte nel suo settore: dalla riqualificazione e dal potenziamento della biblioteca alla proposta del museo e all’allestimento di mostre di alto spessore culturale e civico, di importanza nazionale, come quella dedicata alla tragedia del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale e nello specifico nella realtà veneziana dopo il varo delle leggi razziali fasciste.
Come si presentano oggi i candidati? Anzitutto sono tanti, ben 167; e tante sono le liste, ben nove; e tanti candidati sindaci, sette, il record trentino.
Abbonda la confusione. Se escludiamo il raggruppamento della sinistra, ben configurabile negli uomini e nel programma, un’altra lettura ci viene dal recupero impressionante dell’area ex Dc. Dobbiamo ricordare al lettore come nel passato Predazzo abbia sempre visto trionfare la Democrazia Cristiana, con percentuali nettamente superiori al 50%. Oggi quei personaggi si sono distribuiti un po’ in tutte le liste. Si può proprio dire che sia rinata una Dc trasversale, una Dc in maschera, in quanto si nasconde in tanti ambiti: fortissima nel candidato sindaco Gianfranco Redolf, ma diffusa ovunque. Chiara da leggere solo negli obiettivi: riprendere anche in quel di Predazzo il filo degli affari, ridare fiato alle grandi opere, alle grandi spese pubbliche, al consumo del territorio, alla difesa di chi già gode di privilegi.
Liste civiche di ispirazione familiare e di destra, come quelle guidate rispettivamente da Claudio Croce e dalla di lui sorella, la lista della Lega, o la civica autonomista del sindaco uscente, faranno solo da bavaglino alla ricomposizione di questo grande "spezzatino" (così definito dall’Alto Adige), che è lo scenario proposto dal centro-destra.
Quanto alla lista di sinistra "Predazzo Domani", si vedrà se il lavoro di qualità svolto dall’assessore alla cultura uscente produrrà voti: in passate esperienze di Fiemme questo non è accaduto. E anche qui si è assistito a defezioni importanti, a scomuniche di vecchia tradizione stalinista verso intelligenze e sensibilità che era utile evitare. Certo che a Predazzo chi voglia scansare i tentacoli della confusione imposti dalle tante liste del centro-destra non avrà che una sola scelta di trasparenza, la lista "Predazzo Domani".
Un accenno va senz’altro dedicato al comportamento dell’ex vicesindaco Guido Brigadoi, transfuga della sinistra, che stava costruendo una sua lista caratterizzata dalla presenza di giovani. Visto il labirinto di schieramenti, Brigadoi ha ritenuto opportuno evitare la ressa e si è impegnato nel corso della legislatura a mantenere attivo un "comitato di cittadini" che sappia dialogare con la futura amministrazione con progettualità e stimoli.
Una nota va segnalata in questo inizio di campagna elettorale. La lista di sinistra investe in presenze esterne, ad alto livello qualitativo. Su argomenti diversi ha organizzato una fitta serie di incontri invitando Renzo De Stefani, poi Walter Micheli.
Un’attenzione rivolta a cogliere tutte le sensibilità culturali della ricca sinistra trentina, all’interno della quale c’è però da registrare un curioso e incomprensibile rifiuto: quello donato alla lista dalla neo-assessora verde Iva Berasi. Alla richiesta della sua presenza, l’assessora ha voluto accertarsi se in lista fosse presente un candidato di chiaro marchio verde-trentino. Mancando il quale, ella non ha ritenuto di presentarsi al confronto dimenticando come nel vicino 1990 a Predazzo la lista dei Verdi ottenne il più forte successo trentino, oltre il 13% dei consensi. Se oggi tutti questi voti migrano in altre formazioni, la responsabilità probabilmente non è dei residenti ma andrebbe ricercata nella qualità e nella trasparenza della gestione politica dei verdi trentini.
L’assessore ha avuto l’opportunità di recuperare un minimo di attenzione, ha avuto l’occasione per dimostrare ai tanti ambientalisti della valle che avevano sbagliato a votare altre liste, ma si è sottratta al confronto.
Molto più semplice la lettura di quello che accadrà a Vigo di Fassa. Qui si vota perché il seggio di sindaco è stato lasciato vacante dall’elezione in Consiglio regionale del candidato ladino Gino Fontana nella lista della Margherita.
Il periodo amministrativo è stato caratterizzato da continuità e chiarezza di programma: si è bloccata la speculazione edilizia attraverso un severo piano regolatore e si è data attenzione a qualche bisogno sociale. La vittima dell’amministrazione, come accade in tutti i comuni di Fiemme e Fassa, è stata comunque il territorio. Si sono lasciati sviluppare gli impianti sciistici e i potenziamenti delle aree in modo indiscriminato, si propongono circonvallazioni del paese a grande impatto paesaggistico.
A contendersi l’eredità di Gino Fontana abbiamo solo due liste, con candidati a sindaco Maurizio Detomas e Celestino Lasagna.
Il primo eredita i programmi e parte dei consiglieri di Fontana ed è appoggiato dall’area ladina, mentre il secondo è personaggio di grandi ambizioni. Presidente dei cacciatori locali, presente nell’associazione albergatori e albergatore, ha costruito una lista che attinge da diversi settori del volontariato, e intende valorizzare le esigenze degli albergatori e del classico turismo d’assalto. Insomma, finora non abbiamo percepito in nessuna delle due liste grandi slanci di idealità e di prospettiva culturale.
Non ci sono quindi i presupposti per sperare in una campagna intensa e vivace. Con grande probabilità ci sarà una campagna elettorale che farà affidamento sulla simpatia, sulla capacità di tessere legami dentro il paese, fra le diverse famiglie.
Fra venti giorni potremo analizzare le risposte degli elettori. Auspichiamo vivamente di venire smentiti nell’analisi scritta sia durante le due campagne elettorali che con i risultati finali. Per ora non resta che attendere, confidando nella tenacia e nella tenuta dei candidati che hanno avuto il coraggio di dare attenzione ai temi sociali.
Un dato accomuna le due competizioni: nessuna lista si è preoccupata di costruire un progetto di ambito valligiano, in entrambe le località si ragiona sotto il campanile. Un limite che le valli dell’Avisio non riescono proprio a superare.