Con un (presunto) ladro si fa una maggioranza?
I politici e Tretter: la tattica e i sussulti morali
Il ceto politico, appreso dell’arresto in flagrante di Tretter per furto, si era prodigato nel fornirgli una ciambella di salvataggio ("è ammalato... non stava bene") sdegnosamente rifiutata dall’imputato. E adesso, dopo la condanna, dopo le farneticanti dichiarazioni ("il Trentino ha bisogno di me") dopo i coinvolgimenti a vari livelli (vedi anche scheda a pag. 16) delle istituzioni? Fermo restando che la legge non gli impone obblighi, è opportuno che sieda in Consiglio provinciale, e magari abbia incarichi istituzionali? Se non si dimettesse, con lui si può fare ancora politica come se niente fosse successo?
Chi ha le idee chiare è Enzo Boso della Lega, il partito che ai tempi di Tangentopoli agitava il cappio in Parlamento: "Sono problemi di Tretter, è lui che deve decidere; e tutt’al più sono problemi del Patt. Per noi è un consigliere come un altro: se sarà il caso può anche fare l’assessore" conclude l’ex-supergiustizialista, che sta affannosamente cercando di mettere insieme 18 voti purchessia per una giunta alternativa a Dellai.
"Il problema è il suo rapporto con il suo partito e i suoi elettori: sta a loro decidere - risponde Santini di Forza Italia - E’ vero, le istituzioni sono coinvolte, ma la gravità del coinvolgimento è la magistratura che la deve stabilire; solo i giudici possono eventualmente ravvisare gli estremi di un’interdizione."
Questa fiducia nei giudici non è usuale in Forza Italia; e difatti non è condivisa da Maurizio Perego, segretario dei berlusconiani trentini: "Il caso Tretter ci ha fatto vedere una giustizia che non è uguale per tutti. Lui, proprio perchè un politico, è stato trattato con durezza eccessiva; se si fosse trattato di un marocchino o di uno zingaro non gli si negava il permesso di parlare con l’avvocato." Rimaniamo strabiliati per questa originale valutazione sulla giustizia italiana, persecutoria con i potenti e lassista con i miserabili, e ribattiamo che la notte in carcere senza parlare con l’avvocato era resa necessaria dal poter eseguire la mattina delle perquisizioni (in casa, nell’ufficio) senza che nel frattempo qualcuno, opportunamente allertato, facesse sparire eventuali prove (poi effettivamente ritrovate). "Sicuramente l’operato del PM è legittimo; ma probabilmente c’è stato un accanimento dato dalla notorietà del personaggio. Tanto più che resto convinto, proprio perchè amico di Franco, che non può essere un ladro - replica Perego - Comunque preciso che a questo punto, ritengo opportuno che si dimetta da consigliere."
Radicalmente diversa è la posizione di Claudio Taverna, che segue la linea intransigente un tempo caratteristica di An, prima che fosse ribaltata dalla contiguità con Berlusconi e i suoi problemi: "Se fossi in Tretter mi dimetteri. E a maggior ragione non lo ritengo idoneo per alcuna carica. E neanche penso che con lui si possano fare delle trattative per formare la giunta. Ora con questo mi rendo conto di mandare a picco un’eventuale giunta di centro destra, che avrebbe bisogno di tutti i nostri 18 voti; ma mi dispiace, io la penso così."
Passiamo al fronte opposto, il centro-sinistra. "Le dimissioni da consigliere sono un suo problema - ci risponde Mauro Leveghi di Trentino Domani - Invece una carica istituzionale, da assessore, è un problema di tutti, e francamente non è una cosa proponibile. Se partecipasse alle trattative per la giunta? Beh, è un problema. Dovrebbe risolverlo il Patt..."
Più decisi invece i diessini, che danno concordemente un giudizio più secco. Riportiamo quello del segretario Stefano Albergoni: "Al di là degli obblighi di legge, le dimissioni sono un atto dovuto: ne va della legittimità e credibilità delle istituzioni. E se partecipasse alle trattative per la giunta? Per me in questo momento lui non rappresenta un interlocutore politico. Di certo non lo cercheremo per fare maggioranze."
Su tutt’altra sponda invece Lorenzo Dellai. Che ha rilasciato a L’Adige una dichiarazione - in politichese - ma di massima apertura: "Penso che dovremo rispettare qualsiasi decisione di Tretter, decisione che sarà sicuramente presa con il tatto e la sensibilità dovuta alle istituzioni, ma anche nell’esigenza che un cittadino possa contare su una civiltà giuridica nei diversi gradi di giudizio." Insomma, fino alla definizione in Cassazione (cioè alla prossima legislatura) Tretter è un consigliere a pieno titolo, e con lui si possono fare tutti gli accordi - ci dice Dellai, che proprio la sera prima del fattaccio in gioielleria, aveva stipulato con Tretter un patto d’acciaio, svanito per via delle vicende successive.
E che Dellai pensi ancora a quell’accordo, che più in generale anteponga a tutto la tattica politica, e che - dato anche il suo noto feeling per personaggi come lo speculatore Tosolini - non reputi la questione morale di primaria importanza, lo dimostra anche il fastidio da lui dimostrato a una recente riunione del centro-sinistra, quando le diessine Cogo e Chiodi hanno posto il problema Tretter.
Nell’Ulivo si spera tanto che il Patt riesca a risolversi da solo la grana Tretter.