Zambana vecchia: la chiesa invisibile
La chiesa di Zambana vecchia sorge all'imbocco della val Manara, che dalla valle dell'Adige porta all'altopiano di Fai attraverso una strada erta e difficoltosa e per questo l'edificio fu dedicato ai santi Filippo e Giacomo: il primo infatti , martirizzato precipitandolo dal pinnacolo del tempio di Gerusalemme, era diventato il protettore contro i pericoli delle strade. Ma se nel corso dei secoli l'apostolo ha esercitato la sua protezione verso i pastori dell'altipiano che a primavera scendevano col bestiame ai pascoli della valle dell'Adige, non l'ha esercitata verso la sua chiesa, che, a seguito della grande frana degli anni '50 che distrusse il paese di Zambana vecchia, giace ora negletta e abbandonata alle devastazioni dei ladri e dei tarli, occultata da un terrapieno posto a difesa di improbabili frane.
Eppure la chiesa ha un valore storico ed artistico indiscutibile: costruita nella prima metà del Cinquecento ancora secondo gli stilemi gotici, la chiesa presenta un alto campanile con bifore, un'abside scandita da lesene in pietra rossa, un corpo centrale illuminato da alte finestre a ogiva e una facciata barocca ora aperta sulla montagna, un tempo sul paese scomparso. L'interno ha tre navate coperte da volte a crociera sostenute da colonne poligonali in pietra rossa e un presbiterio ottagonale con la volta fittamente percorsa da nervature e coperta da vivaci affreschi. La chiesa, arricchita da altari lignei seicenteschi intagliati e dorati, da un fonte battesimale cinquecentesco e soprattutto dalla grande lastra tombale di Giorgio Spaur, raffigurato inginocchiato e orgogliosamente ricoperto dell'armatura, una delle poche lapidi di questo tipo esistenti in Trentino. Un epitaffio ricorda il trapasso del signore nel 1573 . Per lui non valse la protezione di san Filippo: affrontato da briganti di strada, fu ucciso a colpi di pietra.
San Filippo non protesse nemmeno il paese di Zambana: nel 1955 un'immane frana caduta dal monte sovrastante distrusse in pratica tutto il villaggio, compresa la stazione di partenza della funivia per Fai, un evento che ebbe vasta eco sulla stampa nazionale. Il paese fu fatto sgomberare e ricostruito più a valle: è l'attuale Zambana nuova, sorta secondo un piacevole piano urbanistico, a parte l'enorme condominio eretto in seguito, vero e proprio insulto al paesaggio della valle dell'Adige. Le case superstiti di Zambana vecchia furono rase al suolo.
Di tanta rovina rimase in piedi solo la chiesa, che, praticamente abbandonata (vi si teneva fino a qualche tempo fa la cerimonia per la ricorrenza dei defunti), decadde sempre più, fino ad arrivare al presente, misero stato. La decadenza attuale stringe il cuore e non vale ad arrestarla l'opera di tamponamento del sacrestano, né l'azione generosa del parroco, che da anni cerca di riportare la chiesa non solo al culto ma a uno stato dignitoso. I banchi intagliati sono divorati dai tarli, la navata e la bella sacrestia, ornata da un lavabo in pietra a forma di urna, sono ridotte a deposito, le finestre hanno i vetri infranti, gli altari lignei, privi delle pale (opportunamente ricoverate in luogo sicuro) mostrano le ferite inferte da ladri vandalici, che hanno strappato statue e decorazioni, e questo fino a pochissimo tempo fa (ladri erano, altro che messe nere!), gli affreschi attendono di essere liberati dallo scialbo: sarebbe allora recuperato un ciclo affrescato assai vasto, interessante testimonianza del gusto tardogotico, di impronta nordica, nella valle dell'Adige, alle porte di Trento, che proprio in quell'epoca invece si inseriva vigorosamente nel contesto rinascimentale italiano.
Pochi gli interventi: nel 1941, la Sovrintendenza eseguì degli assaggi e trovò varie tracce, fra cui l'affresco sormontante la lapide funeraria di Giorgio Spaur, eseguito da un ottimo pittore alla fine del '500; una decina di anni or sono la Provincia ha rifatto il tetto, quello del campanile in scandole, arrestando le continue infiltrazioni; il Comune sta ultimando l'impianto di illuminazione esterna che ridarà al monumento una parvenza di vita e, soprattutto, ostacolerà le incursioni dei ladri, che costituiscono la minaccia maggiore all'integrità della chiesa; non perché ormai vi siano cose da asportare, dato che tutto l'arredo è stato trasportato altrove in attesa di tempi migliori, ma per le devastazioni compiute nei tentativi di scasso (vetri infranti, inferriate divelle, porte forzate continuamente), al punto che la porta laterale, "la porta dei omeni" (l'entrata principale era quella riservata alle donne), bei lavoro di intaglio, ha dovuto essere sostituita da una porta in ferro.
Vandalismi e furti potrebbero essere agevolmente evitati con un impianto di allarme, la cui installazione è nelle intenzioni del comune. Ma l'ostacolo più grave per la riapertura della chiesa rimane quello dell'agibilità. La Provincia ha eseguito imponenti lavori di consolidamento del costone da cui si staccò la frana e dovrebbe quindi sciogliere definitivamente le riserve sull'agibilità della zona, dato che anche il collaudo statico è risultato positivo. Ripetutamente sollecitata dal Comune e soprattutto dal parroco (che lamenta le sue lettere rimaste senza risposta), le autorità provinciali tacciono, palleggiandosi la responsabilità di dichiarare l'agibilità dell'area. Nel frattempo la creazione del vallo protettivo, un brutto terrapieno, forse neppure necessario, che gli abitanti hanno battezzato "la banana", ha finito per isolare ancora di più la chiesa, che scompare dietro il terrapieno ed è raggiungibile solo attraverso un tunnel angoscioso.
Con un briciolo di sensibilità storica e artistica i tecnici dell'assessorato ai lavori pubblici potevano far passare il vallo più a monte, come potevano spostare altrove, seguendo il suggerimento del Comune, le prese d'acqua per l'acquedotto che sono state invece realizzate di fianco alla chiesa, obbligando l'amministrazione a costruire un recinto protettivo che costituisce un ostacolo alla creazione di una zona di rispetto attorno al sacro edificio.
La volontà di recuperare la chiesa c'è, parrocchia e Comune sono sensibili alla volontà degli abitanti di Zambana, soprattutto i più anziani, che non hanno mai cessato di trovare nella chiesa un forte elemento di identificazione di una comunità sconvolta dalla catastrofe del 1955.
Di recente è stato edito un libro che ripercorre la storia della chiesa e della comunità di Zambana, è stato effettuato un rilievo dettagliato del sacro edificio e sono stati affidati a studi di architettura dei progetti di restauro.
Tutto rimane sospeso tuttavia se la Provincia non si decide a sciogliere le riserve sull'agibilità di Zambana vecchia, che da 43 anni attende la rinascita.