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Il mondo di Giacomo Casanova

L'arte della seduzione nell'Europa del 700 in mostra a Venezia. A Ca' Rezzonico fino al 10 gennaio.

Per meglio ricordare la figura di Giacomo Casanova nel bicentenario della sua morte lasciamo perdere per un momento la lettura delle sue Memorie, come ci suggerisce di fare Bernard Noèl nel suo "Diario dello sguardo ", e abbandoniamoci alla visione, alla contemplazione di un'epoca, il Settecento europeo, attraversata da grandi intellettuali, avventurieri, gaglioffi e cagliostri, attori di teatro, musicisti e pittori... "Un quadro... non è soltanto ciò che mostra, ma l'impulso contenuto di un 'energia ".

Nelle sale di Ca' Rezzonico "Il mondo di Casanova, un veneziano in Europa (17251798)" trova magistrale regia ad opera dell'architetto Daniela Ferretti, immerso com'è in una luce d'alcova o di salotto, dove, appena smesso di ciacolare sull'ultima novità letteraria o musicale, ci si appresti a tirar fuori le carte da gioco.

Un'istanza d'ordine prevale: le città, le capitali e le sue corti, i luoghi d'incontro e di piacere. Napoli "tempio della mia fortuna", Roma, Parigi "dove tutto è apparenza", Dresda dove risiede "la più brillante corte d'Europa " senza la galanteria che vi necessita (i Sassoni non ne sono capaci). San Pietroburgo dall'aria tersa, mirabilmente dipinta dal Canaletto, Vienna dei teatri e dei caffè, Madrid famosa per la passionalità e libertà dimostrata dalle sue donne e per i pregiudizi maschili..., tappe privilegiate e d'obbligo nell'Europa delle feste e dei cortei reali, ma anche di quella stracciona ai crocicchi di strade o dei mercati rionali. Il grande assente ci segue come un'ombra sulle carrozze dell'epoca, eterno sradicato in cerca di fortuna, una vita messa continuamente alla prova. Il secolo si dibatte tra l'interesse scientifico e l'impostura. La critica alla metafisica e la conseguente riabilitazione del mondo apre strade impensabili, ma questo mondo che va sempre più illuminandosi ad opera della ragione è ancora pieno di alchimisti, indovini e chiromanti. L'arte dell'inganno aiuta gli audaci.

E' preferibile allora godere del presente senza preoccuparsi di quel che succederà. "Si da il caso che il piacere, quello sessuale o altri, non lo si possa provare se non ci si da un po' dattorno "(Pierantoni). E' il secolo della maschera, della galanteria mondana e del raggiro; si litiga continuamente con la fortuna.

Provvisto di un fisico possente come di robusti appetiti, il piacere dei sensi è stato per Casanova, la principale preoccupazione. "Sentendomi nato per l'altro sesso, l'ho sempre amato e mi san fatto amare... Che cos'è l'amore se non un modo di essere curioso? " Non si guarda al censo delle vittime d'amore: la gran dama o la monaca valgono una delle venti operaie della sua fabbrica di tessuti, che a turno pagheranno il loro dazio. Ma un Eros vorace ha bisogno di denaro come motore primo delle sue conquiste. Casanova riesce "perché subito regala... seduce ricattando e offrendo " (Cajumi), ma qualche volta viene lui stesso truffato da giocatori o puttane più abili. Associate al denaro, le "incantevoli cose " diventano strumenti di persuasione, di corruzione: orologi, tabacchiere, anelli e orecchini, servizi da toeletta, taffetas e broccati di seta, lustrini d'oro. Tutto è pronto e ci conduce verso "i trionfi di Venere": gli stessi toni madreperlacei che Boucher ha dato ai corpi, le figure riprese di schiena nell'abbandono di teste e braccia, "i culi vermigli e paffuti " che tanto facevano infuriare Diderot o i colori caldi di un Fragonard non sono che un omaggio alla città lagunare..

A differenza di Lazarillo di Tormes o dei tanti personaggi di romanzi settecenteschi, prima poveri e vagabondi poi amati e inseriti nella vita sociale, Casanova si ritrova povero. "Rimane il ricordo dei piaceri avuti, me li rinnovo - ci saluta così il veneziano - e rido delle pene sofferte che non sento più.

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