Inceneritore? Parliamone
Cresce il disagio degli amministratori comunali per una decisione calata dall’alto.
Agosto 2006, Terzo Aggiornamento del Piano Provinciale dei Rifiuti: 65% di raccolta differenziata e 175 kg pro capite di rifiuto indifferenziato all’anno sono gli obiettivi fissati per il Trentino. Dicembre 2008, Valle di Fiemme, zona altamente turistica: raccolta differenziata all’84%, produzione annua di rifiuto indifferenziato pro capite a 70 kg. Dicembre 2008, Gardolo e Meano, frazioni di Trento, caratterizzate da forte presenza di industrie e di immigrati: 70% e 75% di differenziata, 80 e 120 kg di indifferenziato pro capite annuo, rispettivamente.
Come in Val di Fiemme, Gardolo e Meano, anche in molti altri posti del Trentino il Terzo Aggiornamento del Piano Provinciale dei Rifiuti, alla fine del 2008, è già superato, spesso ampiamente. Al punto che sarebbe ora, secondo qualcuno, di cominciare a parlare di un Quarto Aggiornamento del Piano. E di rimettere in discussione quello che del Terzo Aggiornamento era ed è ancora il perno: la costruzione ad Ischia Podetti dell’inceneritore da 103mila tonnellate.
Questo "qualcuno" sono anzitutto gli ambientalisti. Il 4 novembre scorso Italia Nostra e Nimby trentino annunciavano alla stampa l’intenzione di costituire un gruppo di studio provinciale, aperto ai contributi di cittadini e amministratori, finalizzato a produrre esso stesso un Quarto Aggiornamento del Piano Rifiuti che non preveda il ricorso all’incenerimento. "Questa decisione - hanno spiegato - si è resa improrogabile a causa delle chiusure sia della Giunta provinciale che del Comune di Trento verso il ripensamento della ‘filosofia’ e degli obiettivi del Piano Provinciale in vigore".
Ma oltre ai soliti ambientalisti, questa volta si muove anche qualcun altro: i Comuni. Una novità che, per il progetto di costruzione dell’inceneritore, potrebbe alla lunga rivelarsi destabilizzante. "Se si apre un varco con loro - ci dice Salvatore Ferrari di Italia Nostra - allora anche la Provincia, e la sua decisione di incenerire, possono vacillare".
Già, ma qualcuno potrebbe anche chiedersi cosa c’entrino i Comuni con l’inceneritore. Il punto è proprio questo: che dovrebbero c’entrare, addirittura per legge, e invece finora non hanno contato un bel niente. Entro il 31 dicembre 2008 doveva infatti essere stipulata una Convenzione tra i Comuni trentini, che fin dal 2004 il Testo Unico delle Leggi Provinciali in materia di tutela dell’ambiente vede come strumento necessario per provvedere alle fasi del servizio di gestione dei rifiuti urbani, "comprese la realizzazione e la gestione degli impianti necessari". Cioè l’inceneritore. Spettava alla Provincia coordinare i lavori di stesura e approvazione della stipula, che invece non c’è mai stata. Perché?
"Predisporre questo documento - osserva Ferrari - voleva dire riaprire il confronto con le amministrazioni comunali, anche con quelle dichiaratamente contrarie alla realizzazione dell’inceneritore, anche con quelle virtuose che hanno raggiunto quote straordinarie di raccolta differenziata, rischiando così di rimettere in discussione la stessa necessità di bruciare i rifiuti".
Ma ora la musica può cambiare. Ci sono amministrazioni comunali che si sono stufate del ruolo da comprimarie lasciato loro finora, e adesso annunciano un’importante iniziativa di risposta. "Ci stiamo incontrando in questi giorni con le amministrazioni di Mezzocorona e Mezzolombardo per valutare l’ipotesi di avviare un’azione e un piano di lavoro comuni, orientati a identificare e applicare le migliori modalità di gestione dei rifiuti urbani, e a dimostrare coi numeri che si può gestire i rifiuti senza inceneritore". A parlare è Lorenzo Lorenzoni, assessore all’Ambiente di Lavis (68% di differenziata e 170 kg pro capite di indifferenziato annuo, "con ampie prospettive di miglioramento nel 2009"). L’idea che sta alla base dell’iniziativa che ci annuncia è che, se in tanti anni non è servito provare a convincere che l’inceneritore non serve, forse è meglio provare a renderlo inutile direttamente nei fatti.
"Non siamo ambientalisti radicali, il nostro è un approccio laico" precisa Rodolfo Borga, consigliere provinciale d’opposizione, fino a pochi mesi fa sindaco di Mezzolombardo (76% e 117 kg). "Vogliamo semplicemente far notare che oggi la situazione è molto cambiata rispetto al 2006. Ci sono modalità di gestione, come il porta a porta e l’uso spinto dei Centri Raccolta Materiali, che si sono dimostrati capaci di portare in poco tempo la differenziata ben al di sopra del 70-75%. In più, si sono sviluppate nuove tecnologie per il trattamento del rifiuto residuo, come quelle usate nel Centro Riciclo di Vedelago (dove il rifiuto indifferenziato che entra viene lavorato senza combustione e trasformato in granulato misto, idoneo ad essere usato come materia prima per la creazione di manufatti o in edilizia, n.d.r.). Tutto questo rende evidente la necessità di ridiscutere, senza ideologismi, la scelta di incenerire".
"Da parte nostra c’è sempre stata la volontà di confrontarsi e di collaborare, ma la Provincia non ci ha mai coinvolto. Spero che l’aria sia cambiata, e che adesso a Piazza Dante, con la nuova Giunta e soprattutto il nuovo assessore, ci sia meno arroganza". Lo auspica Carlo Toniolli, assessore all’Ambiente di Mezzocorona (70% circa di differenziata), il cui Consiglio Comunale, già nel 2006, si era espresso all’unanimità contro l’inceneritore. "La nostra iniziativa - prosegue - non intende creare alcuna sterile contrapposizione con la Provincia. Personalmente, vorrei anzi che fosse proprio la Provincia a muoversi: l’aggiornamento del Piano Rifiuti dovrebbe avviarlo lei, non i Comuni".
Lorenzoni ci informa di aver già ricevuto l’adesione informale all’iniziativa da altre amministrazioni della Piana Rotaliana, e che l’invito formale sarà mandato a tutti i Comuni trentini già a gennaio. QT ha raccolto, in maniera non sistematica, i pareri in proposito di alcuni sindaci e assessori all’Ambiente trentini.
Tutti hanno manifestato interesse nei confronti dell’azione che vogliono attuare Lavis, Mezzocorona e Mezzolombardo. L’unica voce fuori dal coro che abbiamo ascoltato è quella del sindaco di Tesero Giovanni Delladio, che, nonostante una differenziata comunale all’84% e una produzione pro capite annua di rifiuto residuo pari ad appena 70 kg, disapprova l’iniziativa annunciata da Lorenzoni "poiché non è compito dei Comuni prendersi competenze che spettano alla Provincia". Diversamente, i sindaci di Aldeno, Centa San Nicolò e Tione e gli assessori all’Ambiente di Dro, Isera e Stenico sono tutti d’accordo sulla necessità di sedersi attorno a un tavolo con la Provincia per rimettere in discussione la gestione dei rifiuti in Trentino. Lo stesso Aldo Pompermaier, assessore all’Ambiente di quel Comune di Trento che ha già avviato l’iter per l’assegnazione dell’appalto di costruzione dell’inceneritore, ci dice che "ridiscutere la scelta, di fronte ai cambiamenti intervenuti in questi due anni, è una questione di buon senso, che il nuovo assessore provinciale all’Ambiente, Pacher, non potrà ignorare".
QT terrà aggiornati i propri lettori sugli sviluppi di questi propositi. Intanto vien da osservare che potrebbe essere proprio la questione inceneritore a far venire al pettine i nodi relativi al discutibile rapporto tra Provincia e Comuni trentini, troppo spesso improntato allo "stile-magnadora". Questa storia insegna che, se nella magnadora finiscono i veleni e le ceneri dell’inceneritore, il sapore non è più lo stesso, e le cose possono cambiare. Anche di molto.