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Un mese di dibattito politico in rima.

La campagna elettorale del '94 (quella che portò Berlusconi a palazzo Chigi), fu condotta da entrambe le parti con una tale asprezza da coinvolgere, oltre ai politici di mestiere, anche molti comuni cittadini, che nei loro interventi sui giornali cominciarono ad adottare, anche trattando piccole questioni, dei toni sarcastici e sprezzanti che raramente, in precedenza, si erano letti. Con risultati per lo più deludenti, giacché un uso efficace di quella cifra richiede una non comune padronanza del lessico e della sintassi e una certa finezza di gusto.

Cambiato il governo e placatesi alquanto le acque della polemica, in tempi di entusiasmi europei e di buonismo veltroniano, gli umori dell'opinione pubblica hanno cominciato a privilegiare una nuova forma espressiva, quella poetica, che, soprattutto nella sua versione dialettale, è per sua natura meno aggressiva. Meglio così, dunque, anche se i risultati non sono entusiasmanti: per i più, infatti, poesia vuoi dire esclusivamente rima: la stessa metrica è un optional.

Riferendo su quanto comparso sui giornali da un mese a questa parte, il primo contributo che troviamo è quello del sig. Baldessari di Pergine, che va in contro-tendenza con una breve lirica che in toni "alti" commemora il '68 ("Echi lontani/assopiti confusi/ demonizzati esaltati/ di quotidiano/uso strumentale" (...) "A quando/la nuova luce?")

Dalle stelle alle stalle: il 1° aprile è la volta del roveretano Luciano Modena, che così commenta, nella sua "Ode barbara" il taglio degli olmi effettuato in viale Vittoria per sistemare i marciapiedi: "Amici cani dai bisogni umani,/ come farete nei prossimi anni/senza olmi né vespasiani?/ (...) Spariti rami e foglie per la nidificazione,/ dell'uccellin la moglie lo fa sul cornicione "

Ma veniamo alla polemica più propriamente politica. Decoroso precursore dell'intervento pubblico in versi - occorre sapere - è il consigliere comunale roveretano di Solidarietà Alberto Sighele (del quale anche in questo numero ospitiamo un contributo nella rubrica delle lettere); ed è proprio per rispondere ad alcune sue annotazioni che il leghista Franco Ziglio (noni de piume: Frank Zigliof) così replica sui giornali: "La tua poesia/con molta fantasia/ci giudica dei rozzi/al par di quei mozzi/che solo sui velieri/si sentivan uomini veri./ La realtà, caro collega,/ è che noi, uomini della Lega,/ non crediamo la politica/una cosa così mitica,/ ma che in essa/ oltre al dovere/ vi sia anche il piacere ".

Ancora un leghista, ma di maggior calibro - Sergio Divina - ottiene, il 7 aprile, addirittura gli onori della prima pagina, con una filastrocca che deplora il troppo entusiasmo dei giornali trentini per la figura e l'opera del sindaco di Trento, quel "Dettai, droga moderna per i giornài ".

Si ritorna al costume, ma sempre in area di centro-destra, con la signora Olga Duca Natoli, che rimpiange la signorilità della Trento di un tempo, mentre "or che multietnica/ sei diventata/ perduta la patente/ di nobiltà,/ sei degradata quasi/come le altre città".

Ancora leghista e roveretano il nostro successivo poeta, Claudio Raggio; e della sua lirica più nota - "La memoria del vecchio alpino" - L'Alto Adige ci racconta anche la genesi:

"E' stata un'idea fulminante che ebbe un pomeriggio, in piazza Rosmini, mentre montava per la prima volta un gazebo leghista ".

"L'ode - prosegue il giornale - ha avuto presso i serenissimi un successo strepitoso, tanto che è stata declamata nel corso della 'Festa veneta ' che si è tenuta a S. Vendemiano, dalle parti di Conegliano ".

Qualche squarcio: "Dei Leoni di San Marco/hanno issato una bandiera/un vessillo millenario/di cui un popolo va fiero/ ma le grasse sanguisughe/aspettavan solo questo/un motivo, un pretesto". Ed ecco che "Sul pennone san piombati/condor neri incappucciati./A mo ' di straccio l'han strappato/ quel vessillo tanto amato./1 Leoni incaprettali/li hanno subito ingabbiati/processati e condannati ".

E' impossibile ricordare tutti: da chi commemora l'amica morta, a chi commenta in dialetto la tormentata introduzione della soglia elettorale, ammonendo che "zerto, anca la soglia la vai pòc/ se i culi de sass de zerte caréghe/ no i se scalpela via toc a toc./ Tocherà a voi, votanti: penséghe ".

Ad impreziosire queste note, vogliamo però citare, in conclusione, un inedito che ci è giunto in redazione a firma di certo "£/ Zega": una prova assai impegnativa consistente in una settantina di versi in terza rima (il metro della "Divina commedia"), dove le rime ci sono tutte, mentre gli endecasillabi vagano incerti fra le 13 e le 16 sillabe ("Nel vano allungar della dolente giunta PAT la vita/sfornò il provincial Consiglio una norma oscura/che il senso del minimo pudor era virtù smarrita".) Quanto al tema, s'indovina che il bersaglio dell'autore è l'assessore provinciale Murare, ma il senso preciso dell'intervento ci sfugge.

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