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QT n. 5, 7 marzo 1998 Servizi

Dalla terra al fuoco

Più di un trentino su dieci sceglie la cremazione anziché la sepoltura. E nel capoluogo è in arrivo un forno crematorio; con qualche contestazione...

L'anno scorso, nei 21 cimiteri del comune di Trento, sono state sepolte poco meno di mille persone: circa 800 tradizionalmente inumate, e ben 110 dopo essere state cremate; un servizio, quest'ultimo, avviato agli inizi degli anni '90 e rapidamente decollato. "Ci eravamo proposti l'obiettivo di arrivare entro il 2000 ad una percentuale del 10% - ci dice Lino Marchelli, funzionario dei Servizi Funerari e Cimiteriali del Comune - e l'obiettivo è stato raggiunto già un paio d'anni fa". E questo malgrado un ostacolo non da poco: in regione, com'è noto, non esiste un forno crematorio, sicché bisogna rivolgersi a strutture di altre città (attualmente, Mantova), con attese che col passare degli anni vanno allungandosi: 5 giorni se si è fortunati, altrimenti capita di dover aspettare fino a 10-15 giorni, in uno stato d'animo di lutto "sospeso" che a nessuno può far piacere.

E' dunque una buona cosa che finalmente l'amministrazione comunale di Trento abbia avviato l'iter per la costruzione, all'interno del cimitero di via Giusti, di un forno crematorio: una ventina di giorni fa il progetto è stato finanziato ed ora si trova in fase di appalto. Riservandoci di parlare più avanti delle proteste di chi abita nei pressi del cimitero, cerchiamo di vedere perché, al di là dei privati motivi che portano una persona a preferire, per il proprio futuro, l'interramento o la cremazione, quest'ultima appare fuor di dubbio la soluzione preferibile, e quindi da agevolare. Tanto che diversi comuni trentini (a cominciare da Trento e Rovereto) pagano il trasporto fino al crematorio di Mantova (cosa a cui la legge non li obbliga) e sempre più, dalle amministrazioni comunali di valle, arrivano alla So.Crem. (Associazione Tridentina per la Cremazione) richieste di informazioni.

Dovendo addentrarci in particolari decisamente macabri, partiamo con una battuta: in altri tempi e in altri luoghi, l'attuale situazione dei cimiteri avrebbe fatto pensare ad un'epidemia di vampirismo. Ci spieghiamo: le salme, per le quali un tempo i dieci anni previsti di permanenza sottoterra erano sufficienti per la decomposizione, ora si conservano molto meglio, il che costringe ad allungare i tempi fino a 14-15 anni ed oltre. E neppure questo, a volte, basta. Il che rallenta il turn-over e finisce per provocare problemi di spazio e la conseguente necessità di allargare i cimiteri.

Intendiamoci, non è un problema specificamente trentino: è quanto accade ovunque, per una serie di ragioni che Lino Marchelli ci elenca: "L'uso di diserbanti che ha distrutto la flora batterica nei terreni; l'impiego di casse con vernici resistenti; l'uso prolungato, da parte del defunto, di/armaci e terapie particolari; gli abiti in tessuto sintetico; il fatto stesso che in certi terreni si seppellisce da troppo tempo."

Maria Luisa Manunta, presidente della So.Crem. trentina, aggiunge un altro elemento, per dimostrare come il fuoco sia preferibile alla terra; e cita una perizia geologica che parla di uno strato di limo che nell'area del cimitero di Trento scorre a due metri di profondità (altrove, anche più in alto), costituendo una barriera impermeabile: "Come conseguenza, se piove a lungo, i liquami tendono a fuoriuscire. In alcuni cimiteri, soprattutto di montagna, in certi periodi le casse nuotano letteralmente nell'acqua. Questo vorrei ricordare a quei cittadini che protestano contro la costruzione del forno crematorio in nome del rispetto dell'ambiente".

I cittadini che protestano sono alcuni residenti di via Taramelli, che contro il progetto hanno anche promosso una raccolta di firme; e se il loro disagio psicologico non può essere contestato, sembra però difficile appoggiarlo su dati concreti. Secondo quanto previsto, non si avranno emissioni di odori e non si vedrà neppure un filo di fumo. "L'inquinamento - assicura Maria Luisa Manunta - sarà lo stesso di una stufa a metano, infinitamente inferiore a quello prodotto dai seppellimenti. La struttura avrà la stessa altezza degli edifici del cimitero circostanti e non ci sarà neppure un vero e proprio camino, quanto una sorta di sfiatatoio alto pochi centimetri. Voglio poi ricordare che un forno crematorio esiste già a Trento, in via del Commercio, anche se al momento non è in funzione: è quello destinato a smaltire le carcasse degli ammali. Ebbene, malgrado fosse primitivo rispetto a quello progettato (per questo lo stanno ammodernando), nessuno ha mai avuto da protestare ".

Daltronde, la scelta appare obbligata: per legge un forno crematorio dev'essere installato all'interno delle mura di un cimitero, e la scelta di sistemarlo nel principale cimitero del capoluogo è ovvia.

In lista di attesa, intanto, giacciono in Parlamento diversi progetti di legge in materia: da quello che prescrive un forno crematorio per ogni città sopra i 100.000 abitanti a quello, più discutibile, che consentirebbe di tenersi a casa, o di disperdere, le ceneri dei propri cari.