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Il contratto desaparecido

Il pasticcio del contratto della scuola (quasi) provincializzata.

A quasi un mese dal rifiuto del Ministero della Pubblica Istruzione di accogliere il testo del cosiddetto contratto-ponte della scuola trentina per il 1997, Guglielmo Valduga, assessore provinciale all'istruzione, attraverso le parole di un comunicato stampa sembra affidare la vicenda contrattuale dei 7.000 insegnanti trentini ai segni zodiacali piuttosto che a precise scelte in grado di sbloccare la situazione: "Speriamo che il ministero dell'istruzione firmi il contratto entro febbraio, altrimenti tutto torna in alto mare" - dice Valduga, aggiungendo poi che, comunque, il denaro stanziato potrà essere utilizzato solo in parte.

E' andare di molto fuori misura affermare che si è di fronte ad un vero e proprio imbroglio di cui sono tanti a portare la responsabilità ? Quando a fine dicembre Berlinguer ha respinto il testo del contratto-ponte provinciale, si è sentito un vero e proprio coro. All'unisono e in parecchi: da Carlo Andreotti, che sbraita contro il governo romano che ha solo "voglia di accentramento e di controllo sulla scuola ", alla preside Grazia Cattani, che parla di "pesante intromissione di Roma", dai leghisti a Renzo Gubert, senatore del Ccd, per i quali "il governo dell'Ulivo ha mostrato, finalmente, la sua faccia centralista". Insomma, se il contratto è saltato, la responsabilità è dei nemici dell'autonomia trentina. "Ma questa autonomia la difenderemo con le unghie e con i denti" - ci assicurano i nostri: la scuola e gli insegnanti della nostra provincia possono stare tranquilli.

A noi pare che di stare tranquilli non ci sia proprio motivo, per la semplice ragione che l'autonomia non c'entra un accidente. Anzi c'è solo di che preoccuparsi, visto che le argomentazioni usate per spiegare il rifiuto del contratto da parte del Ministero fanno solo da copertura alle ragioni vere che hanno impedito la chiusura del contratto di migliaia di insegnanti della nostra provincia. Vediamo perché, aggiungendo subito che non ci crea davvero alcun problema il riconoscere che, forse, Guglielmo Valduga è quello che porta le responsabiltà minori.

Nella primavera scorsa, dunque, Cgil, Cisl, Uil e Snals cominciano a trattare con l'Apran (Associazione provinciale per la rappresentanza negoziale) a cui, sulla base della legislazione vigente, la Giunta provinciale, presieduta da Andreotti e sostenuta dall'Ulivo, da le direttive generali per la trattativa. La disponibilità è di 42 miliardi per tutto il personale della Scuola passato dallo Stato alla Provincia. Fino al mese di luglio la trattativa si trascina con un nulla di fatto perché l'Anp, un sindacatino dei presidi che partecipa alla trattativa, chiede un contratto specifico per i "dirigenti scolastici " (Presidi e Direttori Didattici) richiamandosi alla legge Bassanini del '97 che prevede il dirigente scolastico, ma come figura tutta da definire e comunque legata alla ristrutturazione della rete scolastica, alla quantificazione degli istituti, alla definizione delle competenze, alla frequenza di corsi di riconversione e di formazione per chi è in servizio, alla frequenza di corsi di formazione prima dei concorsi per chi dovrà essere assunto.

Non solo: anche la posizione contrattuale di questi futuri dirigenti scolastici è indicata dalla legge Bassanini come interna alla contrattazione generale sulla scuola. Ma per l'Anp tutto ciò è acqua fresca: a prescindere da qualsivoglia fondamento di legge, pretende il contratto separato per i dirigenti. E a nulla servono le osservazioni dello stesso presidente dell'Apran che cerca di spiegare che non esiste legge nazionale o provinciale che possa legittimare una simile pretesa.

Che fare? A qualcuno viene in mente che si possa aggirare l'ostacolo facendo approvare un qualche articolo di legge provinciale che dia fondamento al contratto separato per i dirigenti scolastici. Ma come? Non si possono mica modificare le norme contrattuali a trattativa in corso! E poi: come potrebbe una legge provinciale entrare in così palese conflitto con la legislazione nazionale? Verrebbe immediatamente respinta.

E invece no. In luglio la maggioranza ( Patt e Ulivo) che sostiene la penultima giunta Andreotti, presidente del Consiglio Alessandrini, approva la legge di adattamento del bilancio, ma forse è meglio dire che molti dei consiglieri della maggioranza votano la legge di adattamento del bilancio senza sapere che cosa contiene l'articolo 21. C'è chi sostiene che l'emendamento, poi diventato articolo 21, sia stato infilato nella legge di bilancio dallo stesso presidente Alessandrini, ma quello che più conta è il contenuto, che sintetizziamo così: poiché in futuro troverà applicazione la legge 59 (Bassanini), che prevede la figura del dirigente scolastico, in provincia di Trento la contrattazione si svolgerà ipotizzando da subito la sua esistenza.

Dunque la legge provinciale ora c'è. Confligge con le norme nazionali sulla contrattazione e il Governo Nazionale quell'articolo 21 dovrebbe rispedirlo al mittente. Invece no. Roma approva la legge di bilancio provinciale e con essa quel fondamento giuridico cercato dall'Anp per legittimare la sua richiesta di contratto separato per i dirigenti. E la trattativa riprende in settembre a regole cambiate.

I contratti sono due. L'Anp esulta per il risultato raggiunto, mentre Cgil, Cisl e Snals accettano di arrivare fino alla firma finale. Nessuno denuncia la cosa, salvo la Uil-Scuola che parla apertamente di "porcheria clientelare", finendo poi per rifiutarsi di firmare un contratto che giudica fondato su presupposti assolutamente illegittimi.

Ma come si sa, il contratto deve passare dal Ministero della Pubblica Istruzione, che a fine dicembre lo respinge perché in palese contraddizione con le normative esistenti. Stavolta Roma vede quello che non ha visto in luglio, ma se non può mettere in discussione una legge provinciale a cui ha dato via libera, non può nemmeno permettere un contratto che viola le leggi nazionali. E' qui che tutto si impantana.

Ora il risultato più probabile è che il contratto si volatilizzi e con esso i 42 miliardi stanziati.

Chi ne porta la responsabilità? Più d'uno, pensiamo noi. In primo luogo chi ha introdotto arbitrariamente nella normativa provinciale la figura del dirigente scolastico attribuendogli una contrattazione separata. In secondo luogo il Governo centrale, che non ha subito messo in discussione la legittimità dell'articolo 21 quando ha esaminato la legge di bilancio di luglio. In terzo luogo i Sindacati, in particolare Cgil, Cisl e Snals che, sin da luglio, avrebbero forse fatto bene a rifiutare ogni trattativa non solo per la illegittimità della legge provinciale introdotta, ma anche perché non è davvero accettabile per un sindacato di vedersi modificare, a trattativa in corso, le stesse normative contrattuali.

In quarto luogo i consiglieri provinciali dell'Ulivo, ai quali non possiamo fare a meno di chiedere le ragioni di una sconcezza simile, anche perché, come si è visto nelle scorse settimane, questa vicenda ha dato il pretesto alle peggioii uscite demagogiche sull'autonomia, di cui proprio non si sente il bisogno.

Quando si sbaglia, non è forse buona cosa riconoscere l'errore ?

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