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Adolescente

Quando ho tolto gli orecchini d’oro a forma di fiorellino - mi avevano seviziato a nove mesi! - la mamma ha pianto tutto il pomeriggio. Quando poi ho sciolto i capelli, legati col fiocco sulla nuca come la Cinquetti, e fatto la riga in mezzo... giù altri pianti. Poco dopo è cominciato il divieto di uscire. “Perché non posso?” “Perché di no.” “Ma i miei fratelli possono!” “Loro sono maschi, tu devi stare in casa.” Dice che non si fida, che è pieno di pericoli e chiama “zinghene” quelle che si truccano, mettono la minigonna e vanno in giro con i ragazzi. Ma che male fanno? A me piacerebbe avere più libertà. Dovrebbe fidarsi di me, sono una ragazza seria.

Foto di Nereo Pederzolli

La mamma - sai che ridere! - chiama lavare i piatti “suonare il pianoforte” e mi ha insegnato fin da bambina. Inutile rilevare l’ingiustizia che sono solo io, femmina, a doverlo fare. “È un lavoro da donne!” Mi ripete. Così come mi sgrida quando si litiga tra fratelli. “È più grande di te, impara a cedere!” Poi con l’altro mi dice uguale. “E più piccolo, impara a cedere!” L’educazione femminile si tramanderà così? E siccome sono convinta che il mondo sia una grande ingiustizia ed essere donna solo uno svantaggio, sono diventata ribelle.

Nella casa dove vivo, mi manca molto l’intimità di una stanza tutta per me. Dopo la nascita del secondo fratello, la stanza è diventata per i maschi e a me è toccato il divano letto nel soggiorno. Si gira solo con le pattine ai piedi in quel soggiorno sacro e la mamma - sempre spiritosa! - dà la cera e poi mi dice di “pattinare” su e giù. Ogni sera per andare a dormire devo aspettare che la televisione venga spenta e poi brigare per prepararmi il letto. Di giorno non rimane traccia della mia presenza notturna. Non ho un posto mio, dove stare, una parete dove appendere il poster del mio cantante preferito. I miei vestiti nell’armadio con quelli dei fratelli. I miei libri di scuola rinchiusi in un’antina della credenza diventata comodino. Occupo lo stesso spazio del servizio buono da tè. Mi sento insignificante e nel posto sbagliato. Dentro e fuori.

La mamma ha il pollice verde e il soggiorno, col freddo, è pieno di piante fiorite o grasse. A scuola ho studiato la fotosintesi clorofilliana e so che le piante di notte consumano ossigeno ed emanano anidride carbonica. Sarà suggestione, ma mi sembra davvero di venir avvelenata nel sonno. Ma non mi ascoltano e viene tutto liquidato con il mio brutto carattere. Nessuna pianta è mai stata spostata, ogni anno crescono di dimensione e si moltiplicano per talea. Nulla contro di loro anzi, mi piacciono e ne metterò tante nella mia casa un giorno. In casa dicono che ho le manie.

Sul balcone del soggiorno molte di quelle piante trascorrono l’estate ed io respiro meglio. Ma viene messa anche la gabbia dei canarini. Come fa giorno, a poco più di un metro da me che dormo, iniziano a cantare svegliandomi puntualmente. Non hanno colpa anzi, è il loro lavoro. E poi siamo simili: indifesi e in gabbia. Basterebbe spostarli di balcone, ma forse chiedo troppo. Tanto tuonò che alla fine piovve. Stanca di non essere ascoltata e mai capita, ormai sveglia mi alzo prendo la gabbia e la porto nella stanza dei fratelli. Spesso grido facendolo e sbatto le porte. Poi per fortuna riprendo facilmente sonno, ma quando mi alzo sono intrattabile.

La mia libertà è chiudere la porta del soggiorno e divorare un libro dopo l’altro. Tutti quelli che mi prestano. In casa però dicono che a forza di leggere divento sempre più stupida. Ma loro cosa ne sanno? Mica mi entrano dentro! La mia libertà è cantare ad alta voce tutte le canzoni che voglio. Se non mi fanno tacere, vorrà dire che canto bene. Quindi magari nella vita qualcosa di buono la saprò fare anch’io.

O farò la fine di quel canarino che quando gli aprono la gabbia non vola via? Le sue ali sono atrofizzate. E - colmo dei colmi - è diventato vecchio, è senza voce e scrivere è il suo in/canto.

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Commenti (3)

Alessio croce

Se avessi avuto dei genitori come Nadia li avrei scaraventati dalla finestra:c'è più dignità stare in galera,che stare ingalera sensa dignità.

Kingsor

E' una storia amara. Ancora molto, troppo attuale. Così come leggere "Dalla parte delle bambine", scritto nel 1973, e guardandosi intorno scoprire che sembra sia stato scritto ieri.

Francesco Pisciotta

Un giorno tu, cara Nadia, mi hai paragonato ad un faro senza un'isola da illuminare...ora io paragono te, ad un'isola senza un faro che l'illumini. Le donne hanno gli stessi identici diritti che hanno gli uomini. Condivido il tuo pensiero.
Francesco Pisciotta
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